QUANDO LO SPORT NON E' PIU' ONESTA E GENUINA RIVALITA' DIVENTA POLITICA COMMERCIALE... ED ALTRO
Da
un po' di anni faccio fatica a seguire lo sport, non
perche' non mi piaccia avendolo praticato parecchio pure
io da giovane nel calcio, nel ciclismo, nel tennis ed
anche in montagna, ma semplicemente perche' esso ha
subi'to una tale metamorfosi identitaria che mi ha
allontanato da esso: sport oggi significa infatti solo
business, spesso legato anche alla morte per perseguire
risultati che nulla o poco hanno a che vedere con le
oneste e pulite competizioni di una volta. Anche qui,
qualcuno obiettera' a ragione, che sto riscoprendo
l'acqua calda, tuttavia mi pare quanto mai opportuno
ribadire ancora una volta che lo sport non deve emulare
lo scontro simile a quello a cui siamo tutti
dolorosamente costretti ad assistere in politica, ove
non si guarda in faccia piu' nessuno per arrivare
primi... con la sola differenza che i politici non si
fanno mai male, anzi... e mi fermo qui.
Purtroppo il progresso ci ha abituato ad andar oltre il
fisiologico, e cio' al punto da assuefarci alle morti in
montagna, nei circuiti, nelle corride, nel ciclismo, nel
calcio e quant'altro, dimenticando il concetto di
competizione sportiva al punto da equipararla a mera
operazione finanziaria per chi la gestisce. Il guaio e'
che coloro che oggi praticano lo sport non si rendono
conto, anche per ingenuita' dovuta ai 20-30 anni, che
tutto cio' sottende a forti interessi per le imprese ed
il loro indotto, finendo essi spesso negli ospedali se
non addirittura direttamente in obitori ove, almeno si
spera, che la competizione in termini di... frazioni di
secondo di corsa verso l'Aldila', avvenga in maniera
piu' veloce ed onesta, e senza dolore, salvo quello di
chi resta a piangere.
Ci rendiamo conto che ogni giorno ci sono morti in
motocicletta, in montagna, nelle varie competizioni,
realta' che confligge con gli stessi nostri parametri
fisiologici in quanto si vuol andar contro ad essi ? Si
provi a consultare "google" per vedere gli incidenti
mortali in un solo anno: per quanto riguarda la moto, ci
sono 120.000 incidenti con quasi 2000 morti, se ho letto
bene !!!
Neanche il Covid ci ha fatto capire che la vita e' altra
cosa sulla quale, anche le stesse multinazionali
farmaceutiche, non ci devono giocare speculativamente
come hanno fatto forse in maniera ... diversamente
sportiva, sia pur con altri strumenti ?
Una volta partivo da Venezia in Lambretta per vedere
Bartali o Coppi a Passo Rolle, Passo Pordoi ecc. facendo
centinaia di chilometri e, tanta era la genuina
sensazione di assister al loro passaggio in vetta in
quanto avvertivo l' aggancio genuino allo sport vero ove
il seguito, piu' che altro, era costituito da ambulanze,
macchine con bici di ricambio ed organizzatori, mentre
oggi, piu' che ai ciclisti, siamo costretti ad assistere
ad un carosello di macchine che invitano indirettamente
a comperare questo o quell'altro prodotto... alla
faccia dello sport !
Preambolo questo che andrebbe esaminato in chiave
sociologica anche allo scopo di riportare la moderna
societa' al buon senso ed alla passione sportiva: lo
sport infatti, come ce lo hanno insegnato anche a
scuola, e' vita e non morte riconducibile ad interessi
economico-finanziari, ma l' esecuzione di attivita'
fisica con finalita' amatoriali o professionali, anche
di svago, che permette di formare e educare i giovani
attraverso valori e principi che sono alla base di
questa forma di divertimento.
Nulla di tutto questo, oggi !!!
Arnaldo De Porti - Belluno-Feltre
ascolta in sottofondo "We are the champions" (Queen)