Notizie su Venturina

di Lucia Vivian
 

Un collega di Trieste ci ha inviato un articolo - tratto da una tesi di laurea sul carteggio amoroso tra Olga Brunner  e Gabriele D'Annunzio  a firma Lucia Vivian - che tratteggia la storia di Olga Brunner Levi, patrizia triestina nata a fine'800 e nota per il suo scandaloso legame sentimentale con il poeta-soldato, "sciupafemmine" di quel periodo che la chiamava affettuosamente "Venturina".
La storia circola gia' da tempo sul web. In questa sede ci rivolgiamo a coloro che non la conoscono con una precisazione: la famiglia del padre di Olga,
Leopoldo Brunner, era la proprietaria , insieme ai Cosulich, della Banca Commerciale Triestina, istituto di credito che alla fine degli anni venti risenti' della grave crisi finanziaria che aveva travolto Trieste. Nel 1930 venne rilevata dalla Banca Commerciale Italiana nella quale venne fusa due anni dopo insediandosi nell'edificio che ospitava la banca acquisita.
N.d.R.: Lucia Vivian si e' laureata nel 1999 a "Ca' Foscari" discutendo una tesi sul carteggio fra Gabriele d'Annunzio e Olga Brunner Levi. Lavora presso la Regione del Veneto.
piazzascala.it
Chi era Olga Brunner Levi? Per rispondere a questa domanda puo' essere d'aiuto un quadro a grandezza naturale nel quale Olga Brunner risplende in tutta la sua bellezza, lasciandoci un'immagine di lei - cosi come probabilmente ella la volle - studiata nella posa e in ogni minimo particolare. Sullo sfondo scuro si staglia l'immagine di una donna seduta, con le lunghe gambe accavallate, sopra un manto di pelliccia foderato, aperto e disteso su una poltrona in stile. Veste un abito lungo, scollato e senza maniche, che sembra fatto apposta per evidenziare il collo niveo e flessuoso, la spalla ed il braccio esile languidamente abbandonato lungo il bracciolo. e' un abito di taglio elegante, di una stoffa luminosa capace di creare giochi di luce ed ombra per descrivere, con falsa discrezione, le forme di un corpo slanciato e affusolato. Con la mano Olga regge una coda di volpe grigia che tiene sulla spalla destra vicino al viso, quasi ad accarezzarne la morbidezza. Sull'anulare della mano destra porta un anello che si abbina ad un bracciale con pietre preziose simili all'acquamarina.  Al polso del braccio sinistro tiene un
bracciale di perle a piu' giri, porta degli orecchini a vera e un lungo filo di perle che le scende fino al petto. L'acconciatura prevede gli scuri capelli, di cui e' facile intuire la lunghezza, raccolti ad incorniciare il volto allungato, mettendo in risalto l'attaccatura puntuta che tanto piacque a D'Annunzio, il quale nelle lettere rievoca spesso la "pizzutissima fronte" dell'amica. Sotto la bella fronte altera risaltano due occhi nocciola con delle grandi sopracciglia arcuate che contribuiscono a dare allo sguardo un'espressione sensuale e volutamente provocante, quasi volesse interrogare chiunque si accosti per guardare il quadro. Il naso e' lungo e stretto, la bocca rossa e' piccola ma ben disegnata, lievemente scomposta in un sorriso appena accennato. Basta un'occhiata sommaria per dedurre un'eleganza e una raffinatezza ricercate, proprie di una donna fuori dal comune.
Olga Brunner nacque a Trieste il 23 dicembre 1885 da Isabella Usiglio e da Leopoldo Brunner .
Molto probabilmente la casa natale di Olga fu quella a Trieste in via XXX Ottobre al numero 19, dove il padre continuo' ad abitare anche dopo la guerra e dove avvenne l'incontro tra l'anziano genitore e il poeta [Gabriele D'Annunzio], nel dicembre del 1918.
Leopoldo Brunner, "vecchio fedel suddito austriaco convertitosi all'italianita'" era un industriale ebreo titolare di una banca privata ereditata dalla sua
famiglia; iscritto alla Camera di commercio, s'interesso' alle attivita' delle industrie locali. Dal 1897 al 1908 fu presidente dell'Istituto per le assicurazioni degli infortuni sul lavoro e in seguito divenne presidente della sezione triestina della Federazione degli industriali dell'Austria.
Leopoldo e la moglie si separarono quando Olga aveva sette anni ed Isabella si risposo' il primo gennaio del 1894.
Per quanto riguarda l'infanzia di Olga Brunner, fondamentale e' l'apporto di Piero Nardi che parlo' di lei nei termini di "bella nemica di Gabriele d'Annunzio"  in quanto ella crebbe in un ambiente filoaustriaco. Nella sua famiglia, infatti, si parlava soltanto il tedesco ed il padre "portava i favoriti come Francesco Giuseppe". Dopo la separazione dei genitori, Olga venne affidata ad una governante tedesca e pote' contare sull'affetto della nonna patema, del padre e degli zii. Secondo le disposizioni del regime austriaco che prevedevano otto anni di istruzione per le donne, ella studio' privatamente, sostenendo soltanto gli esami alla scuola pubblica insieme ad un'amica greca.  Approfondi in seguito, nel settore artistico, lo studio del disegno, della pittura e soprattutto della musica. Divenne padrona di diverse lingue, tanto che D'Annunzio la chiamera' poi "la poliglotta", perche', oltre al tedesco e all'italiano, conobbe il francese e l'inglese discutendo con accompagnatrici straniere durante le lunghe passeggiate che il padre le imponeva per favorire lo sviluppo muliebre ritardatario. Per fare esercizio fisico, imparo' anche a giocare a tennis e ad andare a cavallo.
Olga Brunner e il futuro marito, entrambi di religione ebraica e benestanti, s'incontrarono a Venezia dove lei era giunta come turista e si sposarono l'8 dicembre del 1912, probabilmente a seguito di un matrimonio combinato dalle rispettive famiglie, com'era costume all'epoca. Ugo Levi, nato nella citta' lagunare il 10 ottobre del 1878, aveva ereditato dal padre l'attivita' bancaria ed il palazzo Giustinian-Lolin, costruito dall'architetto seicentesco Baldassarre Longhena, lo stesso a cui si deve la splendida chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia. Studente all'Universita' di Padova, aveva conseguito la laurea in lettere con una tesi sullo studio dei dialetti di Chioggia e di Lio Mazor.
Pianista di talento e appassionato musicologo contribui ad incrementare con l'acquisto di documenti, manoscritti e a stampa, la preziosa biblioteca musicale custodita  nel suo palazzo; fece parte del Consiglio di vigilanza del liceo di musica Benedetto Marcello durante la guerra e, successivamente, anche del Consiglio direttivo dal 1927 al 1930.
Negli anni del conflitto si arruolo' volontario e fu preposto alla difesa del ponte che collega Venezia alla terraferma.
Anch'egli conobbe e frequento' D'Annunzio che di lui apprezzava il patriottismo, la generosita' e l'amore per la musica. Il poeta lo considero' sempre un buon amico e gli scrisse circa una quarantina di lettere donate da Olga Brunner alla Fondazione "Il Vittoriale degli Italiani", nel 1939.
Dopo il matrimonio, Ugo e Olga continuarono ad abitare nello splendido palazzo in bugnato bianco, traforato da ampi archi che lo rendono simile ad un merletto di Burano adagiato sulle acque del Canal Grande. L'arredamento di palazzo Giustinian-Lolin, oggi sede della Fondazione "Ugo e Olga Levi", comprendeva all'epoca mobili in stile, suppellettili e oggetti preziosi, ma l'ingente patrimonio mobiliare fu in parte disperso dopo l'asta del 1974. Piero Nardi ne descrisse il salone "damascato di rosso, con l'armonium e i due pianoforti, e le vaste specchiere, e i ritratti a grandezza naturale e le mensole onuste di sopramobili".
Nelle altre stanze la tappezzeria e' di diversi colori, a tutt'oggi vivaci, dopo i recenti restauri; azzurro nella camera dove dormiva Ugo e nel piccolo studio, rosso nella stanza da letto di Olga e giallo nel salottino dove spesso la padrona di casa prendeva il te' con i suoi ospiti. C'e' inoltre un piccolo bagno con una vasca in marmo che comunica direttamente con la camera da letto di Olga e che chiamano "bagno D'Annunzio" per l'arredamento ricercato di gusto dannunziano, ma soprattutto perche' dicono il poeta lo usasse quand'era ospite a San Vidal. Questa diceria potrebbe trovare conferma in un taccuino del settembre del 1917, dove il poeta, sorvolando Venezia dopo un volo di ben dieci ore, scrive: "Venezia! Potessi calarmi nel bagno di Venturina!".
Ugo ed Olga poterono condurre, grazie alle buone condizioni finanziarie di cui entrambi godevano, una vita agiata. Tennero a San Vidal quattordici persone a servizio tra cuochi e camerieri, personali e non, e possedettero una gondola privata con quattro gondolieri. Essi intrattenevano rapporti commerciali anche con banche all'estero e, come risulta dai registri della contabilita' conservati nella biblioteca della Fondazione, avevano diversi affittuari nelle campagne della terraferma nei dintorni di Meolo e a Monastier. Presso le loro campagne entrambi si rifugiarono durante la seconda guerra mondiale per sfuggire alle persecuzioni razziali, uscendo di casa vestiti con abiti da contadini, come due villani qualsiasi.
Nei primi tempi del loro matrimonio essi viaggiarono spesso ed Olga in particolare, dopo la liberazione di Trieste, torno' piu' volte nella citta' natale dai parenti ed ospito' a sua volta il padre e i cugini a Venezia. La Brunner e il marito appartenevano all'e'lite culturale delle famiglie dell'alta societa' veneziana, che frequentavano in occasione di feste, ricevimenti, serate teatrali e concerti nelle sale del liceo musicale Benedetto Marcello oppure al teatro Rossini. o alla Fenice, dove avevano un palco fisso. Dalle numerose lettere di Olga a D'Annunzio, risulta che spesso ella impegnava il suo tempo ricevendo e ricambiando, a sua volta, visite di cortesia dalle dame veneziane e che era impegnata, assieme ad altre signore, in diverse attivita': era ad esempio patronessa di una societa' corale che si riuniva al Benedetto Marcello e del patronato delle giovani operaie.
Entrambi interessati alla musica, i Levi fecero della loro casa "un celebre punto d'incontro internazionale di musicisti, di letterati, di uomini di cultura" organizzando concerti "perche' artisti giovani e promettenti avessero modo di mettersi in vista>>148 Durante le serate dedicate alla musica spesso suonava il piano lo stesso Ugo e si esibiva anche Olga, "apprezzata esecutrice di brani musicali".
In diverse lettere D'Annunzio accenna all'abitudine di trascorrere del tempo ascoltando l'arnica cantare e suonare il piano. "Ella aveva una bella voce di soprano", racconto' Piero Nardi, "modesta di volume, ma vellutata e melodiosa".
Non avendo avuto figli, Olga e Ugo, com'era in uso presso le famiglie nobili veneziane di quel tempo, decisero di destinare il loro patrimonio ad un centro di cultura musicale. La Fondazione "Ugo e Olga Levi" venne istituita nel 1962, dopo la morte di Olga, ed ottenne il riconoscimento giuridico quando, nel 1964, il presidente della Repubblica offri al musicologo la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte.
Nonostante la mancanza di figli, il matrimonio di Olga Brunner e Ugo Levi fu, a sentire quanti li conobbero, un legame forte nutrito di affetto, tenerezza e rispetto reciproco.
Attilio Mazza, nell' Harem di D'Annunzio, all'epoca del primo incontro con Gabriele, scrisse che Olga era ancora illibata e decisa a chiedere l'annullamento del matrimonio dopo la guerra. Vi e' infatti un brano del diario della Mazoyer, la cameriera e governante che visse con D'Annunzio nella casa rossa, che racconta:
"[...] Il me dit apre's avoir connu chez Papini, une tre's jeune femme et belle qu'elle e'tait venne de'ja' plusieurs apre's-midi mais qu'elle ne voulait pas se donner a' lui e'tant vierge de son mariage elle voulait apre's la guerre pouvoir divorcer et se refaire une autre vie"
Nessuna ulteriore conferma vi e' all'ipotesi che Olga volesse porre fine ufficialmente al suo legame con Ugo, nemmeno da parte dell'avvocato Gianni Milner che raccolse le confidenze del padre Enzo e del dott. Gino Voltolina, collaboratori di fiducia dei coniugi Levi. Per quanto riguarda il fatto che il matrimonio non fosse stato consumato, invece, vi puo' essere un fondo di verita' se si considera che non vi fu mai prole e che la Brunner, ai tempi del legame con Gabriele d'Annunzio, fu ossessionata dal timore di una gravidanza indesiderata. Si puo' azzardare quindi l'ipotesi che i problemi, nell'intimita' della coppia, derivassero dal marito. In un'altra occasione, sempre la Mazoyer scrisse al poeta parlando di Olga: "Sa marotte ne change pas [.,.] elle de'sire toujours devenir votre femme le'gitime elle me fait bien rire"  ma nemmeno il presunto proposito da parte di Olga di sposare D'Annunzio, trova riscontro nel carteggio, se non nei toni scherzosi delle lettere in dialetto veneziano.
Nessuno puo' dire se Ugo venne mai a conoscenza della vera natura del rapporto della moglie col poeta; coloro che lo conobbero non se la sentono di affermarlo con sicurezza, anche se lo danno per probabile, dal momento che, malgrado le molte precauzioni per tenere celato ilrapporto amoroso, c'e' chi sostiene che a Venezia molti sapessero.
Dallo studio del carteggio, comunque, si direbbe che le cosiddette "lettere  ufficiali" avessero proprio la funzione di nascondere la natura del  legame tra i due al marito di Olga e ad entrambe le rispettive famiglie. Ad esempio, in una lettera non datata, il poeta invita la Brunner a pranzare alla casa rossa e si dice disposto, per prudenza, ad apparecchiare per tre nel caso che Ugo arrivasse all'improvviso e in un'altra occasione afferma di essere costretto a dissimulare la sua passione agli occhi degli altri:
"Tu stessa, l'altro giorno, mi ricordasti la mia delusione e il mio malcontento, quando giunsi col desiderio di beverti e non potei dirti se non le parole cerimoniose del visitatore!".  Ugo ad ogni modo fu sempre innamorato della moglie e le rimase accanto in particolar modo quando, a causa di un tumore intestinale, Olga comincio' un periodo di sofferenze che la portarono alla morte avvenuta il 7 agosto del 1961.
Molti furono i commenti degli studiosi dannunziani su Olga Brunner Levi; Piero Chiara la defini, sulla base di un autografo di D'Annunzio conservato nel fondo
dannunziano della Biblioteca nazionale di Roma, come una donna "Un po' ninfomane [...] che girava per le calli nuda sotto una pelliccia che apriva ad ogni buon incontro".  Tale autografo, parte del Diario triste, secondo Carla Riccardi doveva essere inserito nel Notturno, ma venne poi escluso a causa della scabrosita' del tema.
In queste carte, datate "martedi 4 gennaio 1916", Gabriele rievoco' un incontro veneziano con una spregiudicata Melitta, confusa erroneamente da Chiara con la Brunner Levi. La stessa Riccardi, infatti, dimostro' che "Melitta" non poteva essere Venturina,  per via dell'appellativo di solito impiegato dal poeta per le donne bionde, per via dell'itinerario descritto che porta alla casa della donna e, soprattutto, per la data dell'episodio
antecedente al primo incontro tra D'Annunzio ed Olga.
Piero Nardi poi ipotizzo' persino, sulla base di un appunto della Duse, che la Brunner potesse essere la donna indicata come "spia" messa accanto al poeta per potergli nuocere; e questo soltanto perche' era cresciuta in un ambiente filoaustriaco; ma non fu proprio ella a regalare a D'Annunzio l'ormai celebre tricolore?
Anche il giudizio di Andre' Germain, formulato probabilmente sulla base del primo gruppo di lettere, scrisse che Olga, ovvero "M.me L...", fu per Gabriele "l'une des ces rares amies platoniques auxquelles furent pardonne's leur platonisme et le crime de le'se-majeste' qu'elles avaient commis en re'sistant au de'sir" . Ebbene nemmeno questa descrizione puo' ritenersi veritiera e neppure quella di Nino D'Aroma che giudico' la Brunner "solo un'amabile pausa" nella vita del poeta, "uno schermire capriccioso [...]  che amo' ingaggiare come diceva suo figlio Gabriellino piu' "per non perdere l'abitudine" e la riconosciuta qualifica di dongiovanni europeo".  Egli azzardo' anche un parere sulle lettere di D'Annunzio ad Olga, ritenendole arbitrariamente disimpegnate e semplici rispetto alle tante scritte per altre donne.
Accanto alle varie opinioni, vale comunque la pena di citare le testimonianze delle ormai poche persone reperibili a Venezia che conobbero Olga Brunner, la cui figura si staglia ancora nitida nel ricordo. Gianni Milner la descrive come una signora molto affascinante, abile e piacevole nel ragionare, sempre interessata all'arte ed informata sui fatti di attualita'. Di cultura mitteleuropea e di idee molto moderne per quei tempi,  la definisce una donna emancipata, molto determinata, dal carattere forte e deciso. La signora Giovannina Reinisch, pronipote di Ugo Levi, ne ricorda la figura slanciata dal portamento regale e l'abbigliamento sempre curato nei dettagli.  Insiste sul forte legame di Olga con una zia e i rispettivi cugini di Trieste; parla della sua frequentazione assidua della nobilta' veneziana e della scarsa presenza alle cene ebraiche organizzate in famiglia in occasione della Pasqua. Negli ultimi anni di vita, la dipinge come una signora sola e triste, poco espansiva e quasi misteriosa. Entrambi rammentano l'amore di Olga Brunner per la lettura e raccontano della biblioteca personale ch'ella teneva, comprensiva dei principali classici della letteratura con edizioni in diverse lingue che talvolta scambiava con le amiche. Entrambi, anche se in modo diverso, conservano nella memoria la traccia del fascino di questa donna, dotata di qualita' che furono sempre e comunque elemento di distinzione dinnanzi alle altre.

ascolta in sottofondo L'alba separa dalla luce l'ombra (Francesco Paolo Tosti)

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