parliamo di musica
di Claudio Santoro
Gaber, l'anarchico
Nel 2019 avrebbe compiuto 80 anni e, come tutti gli alfieri della
milanesita', Giorgio Gaber non vantava discendenze meneghine, dato
che la sua famiglia era di origine triestina (Gaberscick il vero
cognome). Lo stesso puo' dirsi di Enzo Jannacci e Adriano Celentano,
entrambi di origini pugliesi. Ma questa non e' una grande novita' dato
lo spirito di accoglienza/integrazione che ha sempre caratterizzato
il capoluogo lombardo.
La sua carriera puo' essere divisa in tre parti.
La prima e' quella rock che, nella seconda meta' degli anni '50, vede
Gaber, insieme a Jannacci, Reverberi e Tenco al sax formare una band
di rock and roll che accompagna Adriano Celentano negli spettacoli
dal vivo, compreso il mitico concerto del 1959 tenutosi a Milano al
Palazzo del Ghiaccio, dove si esibirono anche gli allora esordienti
Mina e Little Tony.
Il successo da solista gli arride nel 1960 con il pezzo "Non
arrossire", che non aveva nulla di rock e che gli spalanca le porte
del successo e della televisione, inaugurando cosi' la sua seconda e
lunga fase di carriera che durera' dieci anni. Sono anni di grande
visibilita' e presenza, con diversi Festival di Sanremo, della
canzone napoletana e apparizioni televisive negli spettacoli del
sabato sera. Un periodo di grande popolarita' e di soddisfazioni
anche economiche, come un successo puo' portare con se'.
Ma Gaber e' un'anima inquieta e sente che questo ruolo, anche se ben
remunerato, gli sta stretto, che la televisione lo ingabbia e lo
costringe ad un ruolo che non gli piace e nel 1970 compie il balzo
verso il "teatro canzone" che lo accompagnera' per oltre vent'anni,
fino alla sua prematura scomparsa avvenuta nel 2003.
Un balzo molto rischioso e che lo spinge ad abbandonare una
posizione tranquilla e sicura come quella dei dischi e delle
apparizioni televisive, verso una sconosciuta e piu' faticosa come
quella delle esibizioni teatrali.
Lo accompagnera' nel suo percorso il fido paroliere Sandro Luporini
con una serie di spettacoli teatrali corredati di canzoni inedite e
diventate famose per la loro originalita' e, a volte, causticita',
anche nei confronti della sinistra italiana, fino a collocarlo nella
sua autentica cifra di intellettuale disorganico, anarchico e
libero.
Puo' sembrare una frase banale, ma come avremmo bisogno oggi di
Giorgio Gaber!
Claudio Santoro (Lecco)
ascolta in sottofondo
Giorgio Gaber - Non arrossire