parliamo di musica
di Claudio Santoro
Enzo Jannacci, il
medico artista
Come
parecchi esponenti della milanesita' (Teo Teocoli, Adriano
Celentano, Diego Abatantuono, Piero Mazzarella, Giorgio Gaber), Enzo
Jannacci non era un milanese doc, ma di importazione: padre di
origini pugliesi e madre comasca, a conferma che la forza di Milano
e' sempre derivata dal meticciato italiano e dal meltin' pot
del secondo dopoguerra.
La sua carriera artistica di attore, cantante, musicista e autore e'
sempre stata accompagnata in parallelo da quella di medico. Infatti
Jannacci e'
stato anche un apprezzato cardiochirurgo, con delle specializzazioni
importanti e da tutti giudicato come preparato e serio. Una cosa
indubbiamente bizzarra e non frequente in campo artistico.
I suoi esordi sono nella Milano dei primi anni '50, appena ventenne;
sfruttando le sue doti di musicista si segnala nelle band che
accompagnano Tony Dallara e Adriano Celentano (era il suo
chitarrista nel 1957 all'esordio del rock and roll italiano al
Palazzo del Ghiaccio di Milano), fino ad approdare alla
collaborazione con Giorgio Gaber e al duo "I due Corsari" , con
pezzi rock and roll dal tono ironico e umoristico che gli procurano
le prime apparizioni al Derby, tempio indiscusso del cabaret
milanese e italiano. Le sue apparizioni sono contraddistinte da un
umorismo lunare e surreale, sicuramente originale e che gli
procurano collaborazioni con il futuro Premio Nobel Dario Fo.
Il primo successo arriva nel 1964 con "El portava i scarp del tenis"
, tenera storia di un barbone, ma l'esplosione avviene tre anni dopo
con la famosa "Vengo anch'io. No tu no" scritta in
collaborazione con Fo. La grande popolarita' del pezzo gli
spalanca le porte della televisione, con collaborazioni della
"cricca" del Derby: Cochi e Renato, Felice Andreasi e, dietro
le quinte come autore, il grande Beppe Viola, sodale da sempre di
Jannacci (e' loro la riscrittura in chiave meneghina della
sceneggiatura del film "Romanzo popolare" di Mario Monicelli,
con Ugo Tognazzi, Ornella Muti), in un primo tempo ambientata a
Roma.
Gli anni Settanta segnano una sparizione dalle scene di Jannacci che
si concentra sulla sua attivita' di cardiochirurgo, con stages
negli Stati Uniti e Sudafrica.
Il ritorno sulle scene avviene nel 1979 con numerose apparizioni e
spettacoli televisivi, sempre all' insegna di un umorismo stralunato
e non compreso da tutti. Diverse anche le sue presenze al Festival
di Sanremo, con pezzi non banali e sempre originali.
Inizia anche la collaborazione con il figlio Paolo, anche lui
jazzista e musicista, che si puo' dire erede e custode del
patrimonio artistico di Enzo Jannacci. Un patrimonio di assoluta
originalita' , che nessuno si azzarda a copiare perche'
incopiabile nella sua unicita'.
Claudio Santoro (Lecco)
ascolta in sottofondo
Silvano di
Enzo Jannacci