Il mondo Comit in una citta'  fantastica
un libro di Umberto Di Donato

Milano chiama Caserta e primo giorno in Banca

Il 10 di agosto arrivo'  a Caserta un telegramma della banca che mi invitava a presentarmi all'ufficio del Personale il successivo giorno 19.
Entrai inconsciamente in completa fibrillazione.
Il mio pensiero era sempre a Milano e i giorni che mancavano erano interminabili.
L'ora era diventata di 6000 minuti e il minuto era di 6000 secondi; tutto si svolgeva con estrema lentezza di fronte alla frenesia che mi aveva preso. Ero anche nervoso perche'  consapevole che mi aspettavano nuove difficolta'  e nuove impegnative prove.
Cosi'  giunse il Ferragosto del 1958 e il giorno dopo partii con il direttissimo Napoli-Milano delle ore 20 e scesi alla stazione Centrale alle 7,30 del mattino successivo. Non mi fermai qui, ma proseguii per Novara, avendo da ritirare le mie povere cose, raccolte in una grande valigia e staccare tutti i legami con quella citta'. Ma non perche'  mi ero trovato male, anzi tutto il contrario. Avevo fatto tante belle esperienze e avevo conosciuto persone e luoghi fantastici, ma non mi bastava. I miei giovani anni volevano di piu'!
Il giorno 19 alle ore 8 come da convocazione, ero davanti alla porta che conoscevo benissimo dell'Ufficio del Personale, al primo piano del palazzo in Piazza della Scala.
Fui subito inviato per una definitiva visita medica, all'infermeria del terzo piano e quando ritornai con il certificato di idoneita' , l'addetto all'ufficio preparo'  la richiesta di "Nulla Osta" che dovevo andare personalmente a presentare all'Ufficio di Collocamento, ubicato in via Duccio da Boninsegna, zona Fiera.
Mi fu detto che quello era un ufficio molto affollato, perche'  unico al servizio di tutta la citta'  e che quindi era meglio andare il giorno dopo, di buon mattino.
Per agevolarmi mi venne consegnato una busta contenente la richiesta con indicato sopra un nome: "Colombo". Dovevo consegnare la busta a questo signore, dal tipico nome lombardo, allo sportello Nulla Osta, perche'  in tal modo avrei evitato la coda.
Il giorno 20 raggiunsi con il tram 24 corso Vercelli, scesi in Piazza Piemonte, percorsi via Buonarroti, attraversai Piazza Wagner e cercai in fretta l'ufficio Provinciale del Lavoro, situato alle spalle dell'antica chiesa di S. Pietro in Sala.
Dopo solo qualche minuto uscivo dall'ufficio con in mano la stessa busta della banca all'interno della quale il signor Colombo aveva collocato il sospirato documento di avviamento al lavoro.
Con questo tesoro, gelosamente custodito nella tasca della giacca, ritornai all'ufficio del Personale.
Il Dottor Antonio Carlini, a cui presentai il foglietto che mi abilitava a iniziare il lavoro, chiamo'  nel suo ufficio il Dottor Mora capo dell'
Esecutivo. C'era un rito da seguire perche'  dovevo essere presentato a tutti i miei capi, scendendo sino al posto di lavoro destinatomi. Era gia'  tutto stabilito ma a me non era stato detto niente ed io passavo di mano in mano, da un impiegato all'altro, tra una presentazione all'altra.
Il Dottor Mora chiamo'  nel suo ufficio del primo piano il signor Emilio Locatelli, capo dell'ufficio Posizioni e me lo presento' . Era un signore sui cinquant'anni, piccolino ma molto attivo e presente, dallo sguardo penetrante che ti fissava da sotto gli occhiali, guardando e notando ogni cosa. Con passo svelto attraversammo diversi corridoi, scendemmo insieme al piano seminterrato, mentre sul nostro capo correvano grossi tubi all'interno dei quali si sentivano scivolare oggetti. Raggiungemmo a passo svelto il suo ufficio, chiamato "Posizioni, lire e divisa", sezione quest'ultima affidata alle cure del signor Giuseppe Drigo che ci venne incontro. Non era ancora finita. All'interno del Posizione divisa c'era la sezione Repertorio diretta dal signor Osvaldo Morselli con il quale collaborava la non piu'  giovane capufficio signorina Anna Burresi, che seguiva gli impiegati addetti alla registrazione degli Interinali delle transazioni in valuta (divisa) di tutta Italia, su registri di repertorio preventivamente vidimati presso l'ufficio del Registro. A questo punto ebbi l'impressione che la girandola si fosse fermata. Tutto si svolgeva in velocita'  e con estrema disinvoltura; sembravo un foglio di carta che si passavano tra le mani e che non aveva ancora raggiunto il destinatario finale. Quelle presentazioni, sebbene fugaci e rapide, mi sembrarono interminabili e facevo fatica a orientarmi, non ricordando piu'  la strada che avevo percorso. Corridoi, porte una dietro l'altra, saloni pieni di scrivanie e macchine da scrivere su cui erano curvi impiegati intenti a svolgere il proprio lavoro e che non ti degnavano neanche di uno sguardo. Arrivato qui mi sembro'  di essere quasi alla fine e cercavo una sedia vuota che mi fosse indicata.
Avevo capito che l'Ufficio Posizioni era il cuore pulsante della banca perche'  ogni giorno doveva necessariamente sommare tutte le operazioni svolte il giorno precedente e chiudere la giornata con la quadratura del "dare e avere". Poi tutta la contabilita' , raccolta in tante buste distinte, doveva essere inviata con vagone postale direttamente al Centro Contabile di Parma che raccoglieva e archiviava giornalmente le contabili provenienti da tutte le filiali italiane.
Questo ufficio era composto da due grandi saloni, con oltre duecento scrivanie, tutte occupate da giovani impiegati, e infinite macchine da scrivere e calcolatrici che funzionavano costantemente, con un fragore assordante a cui non ero abituato.
Al centro dei settore "posizioni divisa"di uno dei saloni, vicino alla finestra che dava nel cortile, erano collocati i "quadri", armadi di legno a ripiani predisposti per il "dare" e  l"'avere" per ogni valuta estera e in fianco troneggiava un tavolone con sei sedie in corrispondenza delle quali erano appoggiati altrettanti registri di repertorio, imposti dal sistema fiscale allora vigente.
Intorno a questo tavolone solo un posto non era occupato. Mi allungo'  una mano in segno di saluto il signor Morselli mentre parlava al telefono, e sempre telefonando mi indico'  la signorina Anna che, recitata qualche parola di convenienza tendente a superare il primo impatto e instaurare un apparente rapporto amichevole, mi fece cenno di sedermi su quella sedia vuota e disse: "per incominciare". Finalmente quello era il mio posto di lavoro! Mi sistemai e notai che di fronte a me sul tavolo c'era un registro aperto con penna biro con la scritta "Banca Commerciale Italiana", e sulla sinistra del registro, un pacco di interinali (documento dell'ufficio Italiano dei Cambi che dava ufficialita'  alle transazioni in valuta estera) con i relativi fogli contabili e altri tenuti uniti da un fermaglio o uno spillo. La signorina Anna, che assisteva gli addetti a quel tavolo, mi spiego'  rapidamente quali erano gli elementi che dovevo riportare sul registro e mi invito'  a essere svelto, rimarcando che mi dovevo rivolgere a lei solo in caso di difficolta'.
Aveva inizio in questo modo, finalmente, il primo giorno del lavoro tanto desiderato.

Umberto Di Donato


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