UN GENIO MUSICALE: DOMENICO SCARLATTI

                                                           da Incontri Musicali di Giuseppe Bardone (Milano 1998)

 

Un'intervista alla Prof. Anna Pasquinelli -  Notiziario 118 - Giugno 1985
Il 1985 e' stato proclamato l'Anno Europeo della Musica per il tricentenario della nascita di tre celebri compositori, e precisamente J.S. Bach (1685-1750), G.F. Haendel (1685-1759) e Domenico Scarlatti (1685-1757). Alla dottoressa Anna Pasquinelli, che nel Salone del nostro Circolo per il personale ha tenuto in data 6 marzo una conferenza su " Domenico Scarlatti nel tricentenario della nascita", abbiamo rivolto alcune domande sulla vita e le opere del grande compositore italiano.
Laureata in lettere con una tesi in storia della musica all'Universita' di Milano, Anna Pasquinelli ha conseguito il diploma di arpa al Conservatorio "G. VerSi" di Milano; e' autrice inoltre di un saggio su Wagner pubblicato sulla "Nuova Rivista musicale italiana" ed ha collaborato ad alcune trasmissioni della RAI.
In qual modo Alessandro Scarlatti, uno dei piu' noti compositori del periodo barocco tra i massimi esponenti detta scuola napoletana, ha influito sulla educazione musicale del figlio Domenico ?
Non diversamente da Cari Philipp Emanuel Bach e da Wolfgang Amadeus Mozart; la prima educazione musicale a Domenico Scarlatti fu data dal padre, Alessandro; tuttavia, come nel caso degli altri due musicisti prima citati, il talento ed il destino dovevano portare il figlio molto lontano dalle mete indicate dal padre. Molto giustamente Keller ha scritto che solamente un talento eccezionale come Domenico pote' avventurarsi a lasciare lo stile classico del padre, ben costruito, per cercarne e trovarne uno tutto suo, acuto e stravagante. La diversa inclinazione di Domenico rispetto al padre Alessandro e' evidente anzitutto nella distribuzione dei diversi generi musicali all'interno della produzione globale. II genere vocale, come e' noto, predomina in Alessandro con oltre cento opere teatrali - di cui solo una trentina sono sopravvissute fino a noi - oltre seicento cantate profane, una trentina di oratorii ed una quindicina di Messe; il genere strumentale, come e' noto, predomina invece nella produzione del figlio Domenico: di fronte ad una quindicina di opere teatrali - due sole delle quali da noi conosciute - ed a qualche composizione vocale sacra o profana di occasione, nelle quali peraltro egli dimostra una perfetta padronanza delle tecniche compositive dell'epoca passata e contemporanea, sta la mole impressionante delle 555 sonate per clavicembalo, in virtu' delle quali il musicista e' entrato a pieno diritto tra i piu' grandi autori per questo strumento. Se e' vero che nelle sonate giovanili Domenico dimostra varie affinita' con le sonate e le toccate del padre, e' altrettanto vero che questi tratti comuni sono inquadrati fin dal principio da Domenico in una forma meno divagatoria e piu' rigorosa, meno dispersiva e piu' regolare e simmetrica, in consonanza con l' "esprit de geometrie" che si andava diffondendo in Europa nei primi anni del secolo XVIII, il secolo dei lumi. Occorre inoltre ricordare che a partire dal 1710 circa si sarebbe verificato un fenomeno straordinario, e cioe' l'influsso inverso di Domenico sul padre.
Le sonate di Domenico Scarlatti risentono dei nuovi orizzonti culturali europei; quali sono le particolari caratteristiche detta produzione del compositore napoletano sotto il profilo formale ed espressivo ?
Le sonate di Domenico Scarlatti sono l'espressione di un genio assolutamente peculiare tot comunque in sintonia con la nuova mentalita' filosofica ed il sentire espressivo che inizio' a farsi strada in quegli anni del primo settecento e che si puo' sintetizzare nella ricerca di un linguaggio essenzialmente spontaneo ma formalmente codificato. Per quanto riguarda il primo aspetto ora accennato, quello della forma, basti pensare che tutte le sonate di Domenico sono racchiuse entro lo schema della sonati monotematica e bipartita: viene enunciato un solo tema che e' pero' elaborato in due distinte parti all'interno delle quali si snoda il percorso armonico. Per quanto riguarda il secondo aspetto considerata quello della spontaneita' e della libera inventiva, Scarlatti e' rimasto certamente un artista impareggiabile: l'ascolto di qualche sonata puo' rivelare molto piu' efficacemente di qualunque spiegazione tecnica e teorica l'ingegnosita' e l'inesauribile e sorprendente fantasia di Scarlatti, nelle cui mani il piu' convenzionale elemento lessicale puo' trasformarsi all'improvviso in un caleidoscopico gioco sonoro o in irresistibile elemento dinamico. Per questo motivo, tra l'altro, le sonate di Scarlatti contribuiscono non poco allo svincolarsi della sonata dallo stile chiesastico dopo un secolo di forte dipendenza da esso, riportando sulla tastiera la spigliatezza che un tempo era stata di Giovanni Gabrieli e Gerolamo Frescobaldi.
Abbiamo modo di ricostruire la personalita' di Domenico Scarlatti e le teppe principali relative alia sua vita ed alla composizione delle sue opere ?
La conoscenza approfondita della personalita' di Domenico Scarlatti e' purtroppo ostacolata ancor oggi da due gravi lacune: la scarsita' di notizie biografiche (di lui non si conosce molto) e la mancanza di precisi riferimenti cronologici nella sua sterminata produzione per il clavicembalo, eccezion fatta per la raccolta dei "Trenta Essercizi' per Gravicembalo", pubblicata a Londra nel 1738. Questi larghi "buchi neri" della vita' e dell'opera di Scarlatti non impediscono comunque di apprezzare appieno la genialita' e la vastissima gamma espressiva delle sonate, alle quali peraltro l'americano Kirkpatrick ed il nostro Pestelli hanno attribuito una collocazione cronologica abbastanza precisa in base a molti elementi stilistici attentamente vagliati e messi a confronto.
E' doveroso ricordare la fondamentale monografia di Ralph Kirkpatrick "Domenico Scarlatti", pubblicata nel 1953 dalla Princeton University Press (New Jersey), recentemente pubblicata dalla ERI nella traduzione italiana e l'altrettanto basilare opera di Giorgio Pestelli "Le sonate di Domenico Scarlatti : proposta di un ordinamento cronologico" pubblicata nel 1967 dalla casa editrice torinese Giappichelli.
La conoscenza sia pure limitata della vita di Scarlatti aiuta a spiegare alcuni aspetti della sua arte: anzitutto vi fu l'attivita' di organista e compositore di musica presso la Cappella Reale di Napoli, ove il padre era Maestro di Cappella, poi vi fu l'importante periodo veneziano, tra il 1705 ed il 1709, e successivamente il decennio trascorso a Roma dal 1709 al 1719, prima del trasferimento nella penisola iberica, dapprima presso Giovanni V re di Portogallo, dove Scarlatti soggiorno' dal 1719 al 1729, e successivamente presso il re di Spagna. *
Dunque quasi cinque anni di permanenza a Venezia e dieci a Roma. Che ruolo svolsero queste citta' cosi' ricche di cultura anche musicale nella vita di Scarlatti ?
A Venezia Scarlatti si perfeziono' con Francesco Gasparini ed entro' in contatto con la grande scuola strumentale dell'Italia settentrionale, specialmente con quella di Antonio Vivaldi. A Venezia ebbe luogo la famosa esibizione di Scarlatti al clavicembalo, narrata da Bumey, alla presenza di molti patrizi e di Thomas Roseingrave, clavicembalista irlandese che sarebbe poi divenuto l'agente di Scarlatti in Inghilterra; sempre nella stessa citta' Scarlatti conobbe Haendel, con il quale avrebbe poi ingaggiato a Roma una gara di bravura al cembalo ed all'organo, che vide Scarlatti vincente al cembalo ed Haendel all'organo. Nelle sonate composte durante il periodo veneziano e' ben evidente il richiamo al concerto grosso ed a quello solistico per violino, allora in auge nella citta' lagunare, specie grazie a Vivaldi. Altrettanto importante fu il decennio trascorso a Roma dove Scarlatti riusci' ad inserirsi, anche per l'interessamento del padre, nei tre centri culturali della citta'. Per il teatro voluto dalla regina Maria Casimita di Polonia, Scarlatti scrisse sei opere, nell'Arcadia ebbe modo di conoscere Cornili e Pasquini, infine passo' al servizio dell'ambasciatore portoghese presso il Vaticano, il marchese di Fontes, e fu nominato Maestro di Cappella della Basilica Giulia.
Le sonate composte in questo periodo sono caratterizzate da una tecnica molto vicina a quella del violino, che stava avendo una diffusione enorme; tele somiglianza e' spiegabile anche alla luce della indeterminatezza timbrica risalente al primo barocco, un fenomeno di interscambiabilita' per cui uno stesso brano poteva essere indifferentemente essere eseguito da diversi strumenti: altre sonate di questo periodo sono ancora molto vicine al gusto della toccate e conservano quindi un sapore arcaico
risalente al primo barocco, con qualche particolare estroso (salti, incroci di mani, relazioni armoniche; dissonanze impreparate).
Quali sonate costituiscono l'affermazione di uno stile personale di Scariatti ?
Le sonate che fungono da spartiacque nella sterminata produzione scarlattiana sono le trenta contenute nella raccolta "Essercizi per Gravicembalo", l'unica pubblicata vivente l'Autore, nel 1738, in concomitanza - e quasi a ringraziamento - con la sua elezione a Cavaliere di san Giacomo da parte di Giovanni V re di Portogallo. Alcune di queste sonate presentano un secondo tema, fatto non del tutto sconosciuto allora, come recentemente ha dimostrato la critica, rispetto ad alcune precedenti sonate di Giovanni Batista Bassani e di Arcangelo Corelli. Occorre pero' guardarsi dal confondere il bitematismo di questi autori - Scarlatti compreso, nel quale la riconciliazione dei due temi contrastanti si ha subito per messo di un nuovo elemento equilibratore - col bitematismo del successivo periodo classico, da Haydn al romanticismo, in cui la riconciliazione ha luogo soltanto dopo un adeguato sviluppo dei due temi con la ripresentazione degli stessi in una nuova luce. Negli "Essercizi" e' notevole la ricerca di nuovi effetti sonori (note ribattute, echi, onomatopee).
Nelle sonate dell'ultimo periodo sono presenti ritmi e melodie spegnale; quali sono i motivi che hanno ispirato tati composizioni, vicino al nuovo stile galante che si andava affermando in Europa ?
Dal 1739 al 1757, durante il periodo passato al servizio di Maria Barbara e del consorte Ferdinando, re di Spagna dal 1746, nelle sonate di Scarlatti si accentuano sia la liberta' compositiva sia l'attenzione alla scrittura clavicembalistica francese, sia soprattutto il gusto per la musica popolate spagnola. Fu proprio quest'ultimo l'elemento piu' appariscente delle "grandi sonate", quelle degli anni '40 e '50; occorre pero' precisare che questa musica non puo' per questo definirsi spagnola "tout court " perche' nessuna sonata si fonda totalmente su elementi folkloristici spagnoli; tale elemento del testo si ando' attenuando fino a scomparire completamente nelle ultime sonate, in cui Scarlatti si riavvicino' alla antica canzone e toccata. La presenza di ritmi e melodie spagnole in molte sonate puo' essere ricollegata, oltre che all'interesse di Scarlatti per la nuova patria, anche al dilagante fenomeno della massoneria; con la sua diffusione dalla Francia in Spagna, in quegli anni si verifico' un in francesimento della inedia nobilta' spagnola; allora l'aristocrazia prese a rivalutare i gusti e le tradizioni delle classi sociali piu' umili per contrapporre un gusto schiettamente spagnolo alla dominante moda francese. Una quindicina di sonate del periodo spagnolo sono poi riconducibili al gusto galante, nato in Germania ed in Inghilterra negli anni '30; e' pero' da notare che tali sonate non costituiscono affatto il punto di arrivo della lunga parabola compositiva del Nostro. Nelle ultime sonate, al contrario, c'e' un chiaro e curioso ritorno a forme ed armonie del primo barocco con un discorrere libero ed armonicamente indefinito ben lontano dalla facile melodiosita' delle sonate galanti.
Quali sono stati i pionieri della riscoperta della musica di Scarlatti ?
Tra i pionieri della scoperta della musica di Scarlatti, conosciuto in vita solo nella ristretta cerchia delle corti reali e da alcuni musicisti inglesi, grazie appunto all'edizione del 1738, vi fu Carl Czemy, che pubblico' diverse sonate inedite di Scarlatti osservando pero' che erano da ammirare soltanto "per il grande giovamento che il loro studio puo' ancora attualmente arrecare ad ogni pianista". In questa visione tecnicistica e didattica si era ancora ben lontani dall'apprezzare il vastissimo mondo espressivo scarlattiano. Con Schumann si tocco' il vertice dell'incomprensione dell'opera scarlattiana, giudicata dal musicista romantico " frivola, superficiale, rapsodica". Fatta salva la tecnica, giudicata molto avanzata, Schumann non esito' a bollare la forma come "rozza", la melodia "incolta" ed il procedere armonico "tortuoso", condudendo con un giudizio che oggi d appare ridicolo. "Posto tra Sebastian e Carl Philipp Emanuel Bach, Scarlatti sembrerebbe un nano tra giganti" (tale rimane comunque interessante sotto il profilo storico perche' ci conferma che al tempo di Schumann era ormai in pieno svolgimento l'operazione della scoperta di J.S. Bach).
Nel nostro secolo la musica di Scarlatti e' stata ammirata da poeti quali Gabriele D'Annunzio ed esaltata dal morimeuto futurista; quali elementi della produzione scarlattiana sono stati evidenziati e come viene valutato oggi il compositore napoletano ?
E' stato il nostro secolo a ridare il pieno significato all'opera di Scarlatti nel fervore del rinato interesse per la musica strumentale, in particolare in India. Non poco giovo' alla fortuna di Scarlatti, la pagina della "leda senza cigno", in cui D'Annunzio indicava nella musica di Scarlatti una grande espressione di gioia, forza e solarita' mediterranea, anche se questa eccessiva esaltazione di taluni aspetti fini' con l'oscurare molti altri importanti lati della variegata scrittura di Scarlatti. Sulla stessa linea si pose la critica dei futuristi, che esaltarono il dinamismo ed il vitalismo dell'arte scarlattiana. Un aspetto delle sonate estremamente rivalutato ed apprezzato dalla critica di quegli anni e', non a caso, il geometrismo, a quell'epoca eretto ad emblema assoluto della musica del XVIII secolo che veniva contrapposta all'indefinitezza degli impressionisti e non dimentichiamo che in quegli anni nacquero opere classicheggianti come il "Pulcinella" di Stravinskij e la "Sinfonia classica" di Prokofiev). Diversi musicisti del nostro secolo si sono ispirati a Scarlatti; fra gli altri, i musicisti del "Groupe des Six" (fra di essi ricordiamo Darius Milhaud) ed Alfredo Casella, il quale intitolo' "Scarlattiana" l'opera 44 per pianoforte ed orchestra, utilizzando ben ottanta temi delle sonate di Scarlatti. L'elemento mediterraneo della musica di Scarlatti esaltato, come abbiamo visto, da D'Annunzio e dai futuristi, continuo' a tenere desto l'interesse per Scarlatti durante il fascismo; tuttavia, se e' vero che in Scarlatti molte pagine fanno rivivere e brillare i colori smaglianti dei popoli mediterranei, presso i quali Scarlatti visse, e' altrettanto vero che un'osservazione piu' attenta mette in evidenza le continue anomalie, le ironiche deformazioni del linguaggio barocco convenzionale nelle quali ammicca l'autentico spirito di Scarlatti. "molto acutamente Giorgio Pestelli ha individuato questo spinto mediterraneo non tanto nei ritmi e nei colori' brillanti, quanto piuttosto in un'ampia "vocazione teatrale", ovvero in un contesto generale in cui i temi assurgono a protagonisti di una vicenda sempre imprevedibile, pur nello scontato giro delle tonalita'. E' ancora merito del Pestelli l'aver individuato altri luoghi comuni della critica scarlattiana, secondo i quali l'arte di Scarlatti sarebbe miracolosamente nata dal nulla, essendo giudicata espressione spontanea dell'anima latina musicale per antonomasia, per arrivare addirittura alla visione di uno Scarlatti "ri'voluzionario" quando, come ho detto prima, la sua arte, pur nelle varie fasi stilistiche, e' fortemente legata alla tradizione barocca ed a Frescobaldi in particolare. Occorre quindi guardarci dalla tentazione di creare il mito di Scarlatti e da atteggiamenti come quello di Bontempelli, il quale sottolineo' addirittura la fortuna che Scarlatti avrebbe ottenuto nel "far quasi scomparire le tracce della sua vita quotidiana".  Tale atteggiamento, riconducibile ad un malinteso idealismo, e' ben lontano dal chiarirci il valore di Scarlatti e della sua personalissima arte, che solo in questi ultimi decenni e' stata oggetto della giusta considerazione e di un vero rinnovato apprezzamento.
Quali sono, a suo giudizio, i migliori interpreti delle sonate scarlattiane ?
Citerei anzitutto lo stesso autore della monografia sopra menzionata, Ralph Kirkpatri'ck; ha inciso 9 sonate per la Archiv, 12 per la Deutsche Grammophon e ben 60 per la Columbia. Inoltre ricordo le incisioni di Gustav Leonhardt, che forse pecca nell'interpretazione di eccessiva rigidezza; aggiungo le ottime esecuzioni di Emilia Fadini, che tra l'altro sta preparando una nuova catalogazione delle sonate per la Casa Ricordi, e di Luciano Sgozzi che ha inciso recentemente un album con 18 sonate per la Erato.

Giuseppe Bardone


 

ascolta in sottofondo
Domenico Scarlatti - Sonata per clavicembalo, K. 1 (Re minore)

 


 

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