parliamo di musica
di Claudio Santoro

The Who - Rock come potenza e ispirazione creativa

La piu' famosa band britannica (dopo Beatles e Rolling Stones)?
La risposta sorge spontanea: senza dubbio The Who.
Entrano in scena sul finire della prima meta' degli anni '60 e si caratterizzano subito per una presenza scenica pazzesca. Keith Moon alla batteria, folle e istrionesco, Pete Townshend, con le sue sbracciate alla chitarra, Roger Daltrey, frontman con i suoi funambolismi roteanti del microfono (piu' recentemente replicati da Manuel Agnelli degli Atferhours) e l'impassibile e impenetrabile John Entwistle al basso.
Talvolta le performances dal vivo si concludevano in un crescendo orgasmico che si concludeva con la distruzione degli strumenti, con Townshend e Moon impegnati a fracassare la chitarra e la batteria sul palco. In questa ondata di pathos, molto probabilmente, non era esente la presenza di alcool o di sostanze varie.
Chi scrive ebbe modo di assistere a un loro show a Parigi nel 1972 e serba il ricordo di una potenza scenica debordante e trascinante.
Purtroppo la band si contrassegnava per uno stile di vita a dir poco disordinato. Keith Moon brucio' la sua breve vita a 32 anni per overdose; Entwistle segui' medesima sorte nel 2001 a 58 anni e Townshend non ha mai fatto mistero della sua dipendenza dall'alcool.
Al netto di questi aspetti personali The Who appaiono sulla scena internazionale nel 1965 con il pezzo cult "My Generation", manifesto della swinging London e dei suoi eccessi di quegli anni. Simbolico il verso della canzone: "I hope I die before to get old" (Spero di morire prima di diventare vecchio).
Ma ben presto dimostrano di non essere solo una band che intende creare hits spettacolari e trasgressivi, ma produrre anche qualcosa di piu' organico e importante. Si arriva cosi' a "Tommy" (1969) e a " Quadrophenia" (1973), due vere e proprie opere rock, con una trama e personaggi che fanno da filo conduttore alla storia. La terza ("Lifehouse") non e' mai stata completata.
Nel frattempo non si fanno mancare niente e le loro apparizioni al Monterey Pop Festival (1967) e Woodstock (1969) sanciscono il loro status di band a livello mondiale.
Anche loro furono influenzati da discipline orientali, in particolare dal maestro indiano Meher Baba a cui e' dedicato uno dei loro pezzi piu' famosi ("Baba O'Riley). Una chicca: il riff di questo pezzo e' stato riportato da Vasco Rossi nella sua unpolitically correct "Colpa di Alfred" che oggi non so se si possa ancora cantare nel suo testo originale.
Ovviamente la formazione del gruppo venne influenzata dalla scomparsa di Keith Moon, sostituito prima da Kenney Jones e poi da Zac Starkey (il figlio di tale Ringo Starr).
Forse i piu' giovani oggi conoscono la band grazie al pezzo "Who are you", diventato la sigla della famosa serie televisiva "C.S.I. Scene dal crimine".

Per chi volesse approfondire vale la pena vedere il film irlandese del 1991 "The Commitments" dove vengono eseguiti diversi pezzi di Otis, fra i quali spicca una bellissima versione di "Try a Little Tenderness".


Claudio Santoro (Lecco)
 

ascolta in sottofondo
The Who - My Generation