Una passione per il cinema. I Toeplitz e la Banca Commerciale Italiana
terza puntata
Gia'
dal 1914 il banchiere era divenuto
oggetto di pesanti campagne denigratorie
da parte di Giovanni Preziosi
(32)
e dei nazionalisti
interventisti antitedeschi. Visto il
clima sfavorevole che si stava creando
per i vertici della Banca, Giuseppe
Toeplitz parti' per un rapido viaggio in
Germania e in Austria. Era stato
incaricato di esporre con chiarezza la
situazione ai consiglieri di quelle
comunita', che rappresentavano i
fondatori esteri della Commerciale, per
convincerli a cedere il loro pacco di
azioni e di dare le dimissioni
(33).
Nonostante queste iniziative volte a dissipare i dubbi sulla lealta' della Comit verso gli interessi romani, le pressioni governative in atto ottennero che Otto Joel e Federico Weil abbandonassero le loro cariche; Giuseppe Toeplitz assunse cosi' la guida del potente Istituto (34). L'uragano della guerra cesso', finalmente, nel novembre 2018, con la sconfitta dell'Alleanza. Cio' nonostante, altri anni durissimi attendevano il piu' dinamico e moderno Istituto del Paese, che pure aveva contribuito notevolmente, con i suoi finanziamenti, alla nascita e al potenziamento dell'industria bellica italiana. Intanto, per vicissitudini di carattere familiare, era stato abbandonato l'appartamento sontuoso di Piazza Castello: il banchiere si era installato con la seconda moglie Edvige a Varese, in una villa ancor oggi famosa, con attorno quattordici ettari di giardino. La nuova dimora divenne un cenacolo di illustri ospiti, mentre Giuseppe Toeplitz si adattava, quasi antesignano, alla vita quotidiana del pendolare. Forse anche a causa dei giornalieri trasferimenti in auto del suo Amministratore Delegato, la Banca Commerciale finanzio' con entusiasmo l'Ing. Puricelli nel suo avveniristico progetto per la costruzione dell'Autostrada dei Laghi (35). Pur essendo considerato un tecnico dallo straordinario valore e prestigio, Toeplitz continuava a non essere in odore di santita' negli ambienti della destra italiana. Gli abituali attacchi si replicarono, anche con maggiore virulenza, dopo il 1918, sempre da parte di Preziosi, cui si era accodato il ras di Cremona, Roberto Farinacci, istigati entrambi probabilmente dai Perrone, al culmine del loro tentativo di scalata alla Comit. I Perrone controllavano l'Ansaldo; la Comit era invece collegata all'ILVA, la maggior concorrente dell'industria genovese nel campo dell'acciaio (36). In piu' punti della sua monumentale opera su Mussolini, Renzo De Felice, trattando della scalata alla Comit, fa cenno ai rapporti che gia' nel 1918 intercorrevano tra il gruppo ligure e il futuro duce, sino ad adombrare un sotterraneo accordo tra quest'ultimo e i Perrone (37).
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