rubrica musicale
di
Claudio Santoro
JIMI
Nascere da un padre mezzo afro e mezzo indiano nativo (cherokee) e
da una madre afroamericana e' un buon punto di partenza. Aggiungici
che il padre aveva sei dita per mano.
E questo era accaduto a Jimi Hendrix nel 1942.
Qualche appassionato ricordera' la diatriba tra chi fosse meglio
alla chitarra: da una parte i fans dei britannici Eric Clapton,
Jimmy Page e Jeff Beck e dall'altra il mancino Hendrix che con la
sua Fender Stratocaster sul palco ne faceva di ogni: ci faceva
l'amore, la percuoteva, la suonava con i denti o dietro la schiena
fino a darle fuoco, come accadde al festival di Monterey del 1967.
Che il ragazzo non fosse del tutto a posto si ebbe modo di scoprirlo
gia' nel 1961, quando venne beccato alla guida di un'auto rubata e,
per scontare la pena, si dovette sciroppare alcuni mesi
nell'esercito. Se doveva servire per "raddrizzarlo"... diciamo pure
che l'esperimento non riusci'.
Dalla nativa Seattle inizia a spostarsi negli USA dove suona per
locali del circuito afroamericano e dove si fa notare, al punto di
diventare un "turnista", ovvero strumentista a disposizione di
artisti vari (per lo piu' di r&b) in sala di incisione.
Ma il balzo avvenne con lo sbarco di Hendrix in Gran Bretagna, alla
fine del 1966, con il successo ottenuto da "Hey Joe", una cover di
tale Billy Roberts, totalmente devastata dal suo folle genio.
Il 1967 e' l'anno del Festival di Monterey e della "Summer of Love"
e Jimi esplode con una performance live che lo lancia a livello
planetario; per chi ne avesse voglia esiste un film della durata di
85 minuti che riassume questo evento socio/musicale che e'
l'anticamera del 1969 e di Woodstock, e anche qui, Jimi rimane
scolpito nella memoria con la sua versione dell'inno nazionale
americano, suonato e distorto dalla sua Stratocaster bianca fra
sibili, tuoni e boati che vogliono ricordare quanto stava avvenendo
in quel periodo in Vietnam.
Nel frattempo continua la girandola di musicisti che,
nell'immancabile formazione di chitarra, basso e batteria, lo
accompagna sul palco e in sala d'incisione. Non e' facile convivere
con Jimi e la sua mania di perfezione, con i suoi sbalzi d'umore
dovuti in larga parte all'uso di sostanze stupefacenti.
Nell'agosto del 1970 non puo' mancare al mitico Festival dell'Isola
di Wight, ma la Signora con la falce, che in Marocco una cartomante
gli aveva preconizzato, lo attende.
Non arriva a 28 anni e qualche mese prima di compierli, nella stanza
di un hotel londinese, soffocato dal suo vomito, il folle
chitarrista mancino lascia questa Terra.
16 giorni dopo sara' la volta di Janis Joplin e nel luglio del 1971
tocchera' a Jim Morrison.
Claudio Santoro (Lecco)
ascolta in sottofondo
Jimi Hendrix
- Hey Joe