Parliamo del Santuario dei Santi Vittore e Corona, un gioiello spirituale (e non solo)  della Citta' di Feltre

Non tanto tempo fa, quando si voleva affermare di aver scritto molto in relazione ad un certo argomento, si soleva dire di aver consumato fiumi di inchiostro mentre ora, in un mondo informatizzato, questa modo di dire ha abdicato ad un certo modernismo tecnologico che, per quanto utile ed efficace, sembra aver pero' ossidato i valori dell'uomo: questo passaggio pero' non sembra aver minimamente sfiorato il Santuario dei Santi Vittore e Corona, istituzione abbarbicata sul Monte Miesna di Feltre che, malgrado i suoi 926 anni di vita, continua ad avere ed infondere, ad ogni livello sociale, lo stesso crisma spirituale di nove secoli fa come se, da allora, nulla fosse cambiato, facendo anzi recepire la sensazione di aver sedimentato e di voler seguire passo passo il cammino che, giorno dopo giorno, ci accompagna anche oggi, ivi compresa la necessita' di estraniarci per riflettere, almeno per un momento, dai problemi che investono noi stessi ed il mondo intero.
Dico subito di avere una qualche benevola remora nel ripetere quanto ho gia' scritto parecchie volte su detto Santuario, corredando peraltro il tutto da centinaia di foto sia degli interni che dell'esterno, tuttavia mi pare di avvertire sempre una sorta di "vis mistica" che spinge a ripetermi percependo anzi, ad ogni visita, nuove sensazioni interiori, anche al di la' dell'aspetto meramente cristiano: il luogo infatti si presta, ogni volta che lo si visita, a variegate riflessioni che ritemprano il fisico e la mente, realta' che, estesa potenzialmente in chiave collettiva, potrebbe sprigionare un potenziale apporto, in termini di concordia e di pace, verso la stessa nostra societa', e cio' sulla base delle risorse personali di ciascuno: questo e' Il Santuario dei Santi Martiri Vittore e Corona che, a mio modo di sentire, esprime "in primis" un obiettivo vicino alla catarsi.
Per mia fortuna, ho conosciuto e conferito con tutti i Rettori del Santuario succedutisi a partire da Mons. Giulio Gaio ma, senza mancare nei confronti degli altri, questa volta vorrei citare solo quest'ultimo, e cio' per una ragione molto singolare se non addirittura unica: una intervista da me fatta a detto Rettore all'eta' di 106 anni, forse l'ultima della storia, in quanto, purtroppo, di li' a pochi mesi, egli e' stato chiamato dal "Paron Grando", come don Giulio Gaio soleva chiamare il Padreterno.
(v. foto n. 2 con lo scrivente).
Un breve excursus storico sul Santuario che dista a poco piu' di due chilometri da Feltre, nella frazione di Anzu', va doverosamente ripetuto, anche se ormai a conoscenza di tutti: si tratta infatti di un complesso monastico fra i piu' belli d'Italia: una sorta di documento di identita' della Citta' di Feltre.
La chiesa, in stile romanico in bianco e nero, annessa al complesso, i cui lavori sono iniziati nel 1096, risale pertanto circa alla fine dell'undicesimo secolo, ed e' stata presumibilmente edificata su un preesistente edificio religioso; il suo interno e' stato affrescato dal XII al XV secolo in vari stili: il tutto e' ben conservato grazie anche a continue opere di mantenimento. Ultimamente da un famoso artista: l'arch. Vico Calabro', titolare di una scuola a livello internazionale in materia di affreschi.
(v. foto n. 1 con lo scrivente)
A quanto si legge, Il chiostro, dotato di capitelli spartani, e' stato invece aggiunto quasi cinquecento anni dopo.
I Santi Martiri, citati a titolo, sono i protettori della citta'' di Feltre ed il Santuario e' stato definito come un "Dado di pietra posizionata in bilico con il campanile sulla rupe a strapiombo".
Si dice che durante la persecuzione di Marco Aurelio (II secolo d.C.), il soldato e cittadino romano Vittore, militare in Siria, dichiaratosi apertamente cristiano, fosse stato bruciacchiato con pece e oli ardenti e infine decapitato; stessa sorte ebbe Stefania Corona, una bellissima ragazza locale quando professo' anch'essa la sua fede cristiana: venne legata per i piedi alla cima di due alberi piegati a forza, alberi che, drizzandosi violentemente, ne squarciarono miseramente il corpo.
Pare che, mentre il carro portava le spoglie dei predetti martiri verso Feltre, appena lasciata la valle del Piave per imboccare la stretta gola della Chiusa, anche i cavalli si arrestassero per protesta e, benche' frustati, non volessero piu' tirare il carro.
Sin dall'antichita' il santuario venne visitato quasi sempre per devozione da imperatori e principi che ne rispettarono lo status ecclesiale: nel 1354, durante la prima ricognizione delle reliquie dei due santi, l'Imperatore Carlo IV sosto' a Feltre donando al santuario il suo manto, ma portando a Praga il capo di San Vittore che, inserito in un busto d'argento, venne collocato nel tesoro della cattedrale di San Vito. Successivamente, nel 2011, la reliquia e' stata riportata per un anno nel santuario, come ho potuto vedere anch'io durante una cerimonia indimenticabile per presenze e spessore religioso.
(v. foto qui di seguito)
Durante l'ultima guerra i tedeschi violarono il Santuario. Ecco cosa ha scritto Mons. Giulio Gaio, Rettore per 60 anni del Santuario stesso, personalita' politico-religiosa fra le piu'' prestigiose del '900 feltrino, che venne arrestato il 19 giugno 1944, percosso a sangue e incarcerato, messo sotto accusa per aver nascosto un ebreo nel Santuario nonche' per avere contatti con i partigiani sovversivi:
"Che fossi sorvegliato speciale lo sapevo. Ero consapevole dei rischi che stavo correndo. Avevo ricevuto una lettera anonima che mi annunciava di essere in cima alla lista nera gia' dal marzo del 1944. Poi venne il peggio. L'alba del 19 giugno 1944 e' il mio ricordo piu' tragico. "No sta star qua, te sa che te se tallona' dalle SS" - mi dicevano.  Alle 3 del mattino ci fu un continuo scoppiare di bombe: i tedeschi avevano circondato il Seminario. Fuggire era inutile, mi avrebbero fucilato. Mi hanno chiesto chi fossi: "sono Don Giulio Gaio" dissi. Ed allora si alzi ! Fui ripetutamente percosso a sangue, con schiaffi al viso, con pugni e colpi di moschetto al ventre ed in varie parti del corpo. Infine, mi portarono in caserma a Feltre, mi venne chiesta la carta di identita'. Mi accorsi che nel portafoglio era rimasta solo la carta di identita'' di un certo Ermanno, un ebreo, a cui avevo dato rifugio nel convento di San Vittore ".
Mons. Lino Mottes, mio grande amico
(v. foto 3) autore di diversi libri sul Santuario ed esponente del Museo Diocesano di Feltre, racconta, a proposito delle "SS", che gli par di sentire ancor oggi i passi, con stivaloni, dei tedeschi che andavano alla ricerca di partigiani o persone nascoste: in un suo libro dedicato agli affreschi di Vico Calabro' fatti nel Santuario, scrive:
"E' sera tardi di lunedi'' 30 aprile 1945. Nella cappella della Madonna, locata subito dopo il portone d'ingresso, i seminaristi, alla luce di due sole candele, stanno recitando le ultime preghiere della sera, prima del necessario riposo. Le flebili luci delle due candele si spengono. Siamo immersi nella notte esteriormente e interiormente. Un prolungato silenzio angosciante e penoso. Cosa poteva succedere ? Improvvisamente, dal costone che si allunga dalla cappella dell'Angelo fino al Santuario, partono colpi di mitragliatrici e parabellum. Sono partigiani sconsiderati che sparano sui tedeschi in ritirata. Poteva succedere una tragedia"
Attualmente Rettore del Santuario e' Mons. Sergio Dalla Rosa,
(v. foto qui sotto) persona umile, colta e capace, sempre disponibile, che sa tenere alto il valore di questa istituzione, ormai conosciuta ed amata ovunque. Tra l'altro collega giornalista dal quale e' possibile apprendere notizie storiche su questa Istituzione che scuote l'animo anche delle persone prive di sensibilita'' e pensiero, col quale, proprio alcune settimane fa, ci siamo incontrati per una Santa Messa di ringraziamento in occasione di un congresso internazionale di Greenaccord, Direzione di Roma.
A conclusione, vorrei scusarmi con i lettori per il passaggio fin troppo... sportivo ed affrettato della narrazione, realta' che, stante la sua ecletticita' in termini storico-temporali, non puo' ovviamente essere compressa in poche righe, demandando alle foto il compito di integrarla.

Arnaldo De Porti


Mons. Sergio Dalla Rosa  sull'altare,  attuale Rettore del Santuario


ascolta in sottofondo Chopin - Nocturne op. 9 No. 2

 

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