REMINISCENZE SCOLASTICHE ANNI 40-50 SUL.... COME
ERAVAMO...
di Arnaldo De Porti
Non
sono passati secoli da quando, e lo ricordo come fosse ora, eravamo
costretti a festeggiare il sabato fascista in divisa da Figlio della
Lupa o Balilla, divisa che le nostre mamme ci preparavano meglio che
potevano anche allo scopo di non ricevere osservazioni da parte del
regime. Chi scrive, aveva allora 6-7 anni, ricorda cio'
perfettamente non solo perche' certe cose non si possono
dimenticare, ma perche', al di sotto della divisa obbligatoria,
c'erano tutte le condizioni, fra le tante altre, per constatare la
grande poverta' esistente in materia di vestiario scolastico:
calzoncini corti consumati, magliette ridotte al niente, calzini con
i buchi ecc. di cui oggi, attualizzando la situazione, non ci
penseremmo un attimo per buttare il tutto nei moderni contenitori
del secco. Ci sarebbe da aggiungere che, in campagna, al posto dello
zainetto o del trolley "rimediavamo" con una cartella fatta di "curame",
alias cuoio, cucita con lo spago da salami e con due pezzi di
cordino come maniglie...
Ricordo un fatto ilare. Mia madre, quando frequentavo le scuole
"alte", e cioe' in IV elementare, continuava a sistemarmi un vecchio
grembiule nero degli anni precedenti, obbligatorio per tutti allora,
grembiule che, per le tante stirature subite, era diventato di color
marrone nonche' talmente liso da bucarsi con una semplice pressione
di un dito, non solo, ma come non bastasse, la povera donna di mia
madre, per errore di cucitura, aveva invertito sulla manica la
dicitura in pezza bianca la classe IV con VI, suscitando l'ilarita'
dei miei compagni che dicevano che ero passato direttamente dalla
quarta alla.... sesta elementare, Ci sara' ancora qualcuno della mia
eta' veneranda che ricorda che sulle maniche del grembiule nero
veniva indicata in bianco anche la classe in numeri romani !
Ebbene, dico subito che lo spunto che ha dato vita a queste
reminiscenze, mi e' venuto da una telefonata che ho ricevuto da un
cugino di Marcon, localita' in provincia di Venezia. Egli infatti,
nel muovere qualche giusta critica nel confronti della scuola di
oggi, con particolare riferimento all'abbigliamento degli studenti,
sia maschi che femmine, alle tante comodita' rispetto ad una volta
non escludendo il comportamento dei genitori di fronte il corpo
insegnante che spesso viene ingiustamente attaccato, ha voluto fare
un excursus storico sulla condizione degli studenti degli anni
40-50, narrando la storia personale, peraltro condivisibile da
molti, compreso lo scrivente che l'ha vissuta.
Allora si andava a scuola a piedi, percorrendo anche qualche
chilometro in mezzo alla neve. L'abbigliamento era costituito, in
pieno inverno, da un paio di calzoni corti sdruciti con calzetti che
non avevano mai visto la lana, raramente con i guanti, dato che si
arriva in classe con le mani bluastre dal freddo, mentre per i piedi
si indossava un paio di zoccoletti con la suola di legno e qualche
borchia piantata per non scivolare sulla neve...
Come non bastasse, a ciascun studente veniva raccomandato di portare
in classe un pezzo di legno da mettere nella stufa di marca "Bechi"
(?) di allora allo scopo ovvio di temperare il clima: cosa strana,
nessuno mai aveva il raffreddore... chissa' perche' ?
Ora ci sono i pulmini di lusso, i ragazzi arrivano a scuola con
abiti griffati, cartelle di ultimo grido, con merendine reclamizzate
in tv e sembrano non avere alcun rispetto per gli insegnanti.
Succede paradossalmente che se un insegnante fa un'osservazione al
bambino, questi corre il rischio di venir ripreso dal genitore.
Oggettivamente si sta meglio ora rispetto ad allora, ma c'e' da
chiedersi perche', almeno per una volta, non si pensi a "come
eravamo" e se sia davvero giusto che coloro che si appressano per la
prima volta alla scuola elementare possano godere di un trattamento
tanto diverso rispetto a noi vecchi che, voglia o non voglia,
abbiamo costruito per i giovani.
Non sara' anche per questo che la gioventu' di oggi ha qualche
difficolta' ad ingranare a causa di tante cose che non hanno niente
a che vedere con l'educazione scolastica mettendola in sottordine
come se le classi debbano trasformarsi in..atelier di moda anziche'
luoghi di sobrieta' da cui incominciare la vita ? E cio', insegnando
ad essere diversi gli uni dagli altri fin da piccoli per poi acuire
maggiormente tale differenza sociale da grandi ?
ARNALDO DE PORTI
Belluno Feltre
ascolta in sottofondo Ennio
Moricone - Ricordi di infanzia