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1978
per non dimenticare


ITALIA: il presidente del consiglio (Andreotti) si dimette (16 gennaio) aprendo una lunga crisi di governo.
9 marzo: inizia (a Torino) il processo dei capi storici delle Brigate Rosse.
10 marzo: il maresciallo Bernardi Rosario e' assassinato da un commando terrorista.
11 marzo: e' costituito un governo monocolore democristiano appoggiato da PCI, DC, PSI, PSDI, PRI.
16 marzo: Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e' rapito dalle brigate rosse, la scorta e' assassinata.
Le BR comunicano che sara' processato in un "carcere del popolo".
Ogni trattativa con i terroristi e' respinta con fermezza dal governo che approva provvedimenti urgenti per aumentare i poteri della polizia.
14 aprile: un nuovo progetto per la depenalizzazione dell'aborto, e' approvato dal parlamento.
9 maggio: le brigate rosse uccidono il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Il suo corpo e' ritrovato nel centro di Roma nel bagagliaio di un'auto.

 

 

ALCUNI BRANI DI ALDO MORO dal link:

MoroAntologia08.pdf
 

1. Tempi nuovi si annunciano

Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Il vorticoso succedersi delle rivendicazioni, la sensazione che storture, ingiustizie, zone d'ombra, condizioni d'insufficiente dignita' e d'insufficiente potere non siano oltre tollerabili, l'ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze dell'intera umanita', la visione del diritto degli altri, anche dei piu' lontani, da tutelare non meno del proprio, il fatto che i giovani, sentendosi ad un punto nodale della storia, non si riconoscano nella societa' in cui sono e la mettano in crisi, sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanita'.

Vi sono certo dati sconcertanti di fronte ai quali chi abbia responsabilita' decisive non puo' restare indifferente: la violenza talvolta, una confusione ad un tempo inquietante e paralizzante, il semplicismo scarsamente efficace di certe impostazioni sono si' un dato reale e anche preoccupante. Ma sono, tuttavia, un fatto, benche' grave, di superficie. Nel profondo e' una nuova umanita' che vuole farsi, e' il moto irresistibile della storia. Di contro a sconcertanti e, forse, transitorie esperienze c'e' quello che solo vale ed al quale bisogna inchinarsi, un modo nuovo di essere nella condizione umana. e' l'affermazione di ogni persona, in ogni condizione sociale, dalla scuola al lavoro, in ogni luogo del nostro Paese, in ogni lontana e sconosciuta regione del mondo; e' l'emergere di una legge di solidarieta', di eguaglianza, di rispetto di gran lunga piu' seria e cogente che non sia mai apparsa nel corso della storia. E, insieme con tutto questo ed anzi proprio per questo, si affaccia sulla scena del mondo l'idea che, al di la' del cinismo opportunistico, ma, che dico, al di la' della stessa prudenza e dello stesso realismo, una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica, perche' essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva, ma intensamente umana.

Discorso al Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, 21 novembre 1968

 

2. Una nuova umanita' in cammino

Non si tratta solo di essere piu' efficienti, ma anche piu' profondamente capaci di comprensione, piu' veramente partecipi, piu' impegnati a far cogliere in noi non solo un'azione piu' pronta, ma un impegno di tutta la vita, un'anima nuova che sia all'unisono con l'anima del mondo che cambia, per essere migliore e piu' giusto.

Il nostro dovere e' oggi dunque estremamente complesso e difficile. Perche' siamo davvero ad una svolta della storia e sappiamo che le cose sono irreversibilmente cambiate, non saranno ormai piu' le stesse. Vuol dire questo che stiamo per essere travolti dagli avvenimenti? Vuol dire questo che non vi siano binari da apprestare, leggi giuste da offrire alla societa' italiana, istituzioni capaci di garantire il moto della storia, incanalandolo perche' non approdi all'anarchia, alla dispersione, alla delusione? Certamente no. Noi dobbiamo governare e cioe' scegliere, graduare, garantire, ordinare, commisurare l'azione ai rischi che sono tuttora nella vita interna ed internazionale, ma sapendo che il mondo cambia per collocarsi ad un piu' alto livello. Certo noi opereremo nei dati reali della situazione, difendendo, contro il disordine, la liberta', l'ordine e la pace. Ma dovremo farlo, e questo e' il fatto nuovo e difficile della nostra condizione, con l'animo di chi, consapevole delle strette politiche e delle ragioni del realismo e della prudenza, crede profondamente che una nuova umanita' e' in cammino, accetta questa prospettiva, la vuole intensamente, e' proteso a rendere possibile ed accelerare un nuovo ordine nel mondo.

Discorso al Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, 21 novembre 1968

 

3. Una visione positiva del mondo

(...) si puo' dire anche oggi, malgrado tutto, che la realta' sia tutta e solo quella che risulta dalla cronaca deprimente, e talvolta agghiacciante, di un giornale? Certo il bene non fa notizia. Quello che e' al suo posto, quello che e' vero, quello che favorisce l'armonia e' molto meno suscettibile di essere notato e rilevato che non siano quei dati, fuori della regola, i quali pongono problemi per l'uomo e per la societa'. Ma questa ragione, per cosi' dire, tecnica, questo costituire sorpresa, questo eccitare la curiosita' non escludono certo che, nella realta', (...) ci sia il bene, il bene piu' del male, l'armonia piu' della discordia, la norma piu' dell'eccezione. Penso all'immensa trama di amore che unisce il mondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglie ordinate, a slanci generosi di giovani, a forme di operosa solidarieta' con gli emarginati ed il Terzo Mondo, a comunita' sociali, al commovente attaccamento di operai al loro lavoro. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Basta guardare la' dove troppo spesso non si guarda e interessarsi di quello che troppo spesso non interessa. (...)

Il bene, anche restando come sbiadito nello sfondo, e' piu' consistente che non appaia, piu' consistente del male che lo contraddice. La vita si svolge in quanto il male risulta in effetti marginale e lascia intatta la straordinaria ricchezza dei valori di accettazione, di tolleranza, di senso del dovere, di dedizione, di simpatia, di solidarieta', di consenso che reggono il mondo, bilanciando vittoriosamente le spinte distruttive di ingiuste contestazioni. (...) E tuttavia si insinua cosi' il dubbio che non solo il male sia presente, ma che domini il mondo. Un dubbio che infiacchisce quelle energie morali e politiche che si indirizzano fiduciosamente, pur con una difficile base di partenza, alla redenzione dell'uomo. Una piu' equilibrata visione della realta', della realta' vera, e' non solo e non tanto rasserenante, ma anche stimolante all'adempimento di quei doveri di rinnovamento interiore e di adeguamento sociale che costituiscono il nostro compito nel mondo.

Articolo su "Il Giorno", 20 gennaio 1977

 

4. Il diminuito potere dello Stato

e' diminuito il potere dello Stato. (...) Ma piu' difficile, piu' problematico, per cosi' dire piu' sottile, e' l'assolvimento del compito dello Stato di unificazione e di guida della vita nazionale. Il sistema democratico nel suo insieme, venuti meno in qualche misura alcuni binari nei quali incanalare la vita sociale, manifesta qualche segno di debolezza. Il regime di liberta', per dispiegarsi in tutta la sua ricchezza e fecondita', ha bisogno di una autorita' democratica, di strumenti efficaci realizzatori di giustizia. e' giusto dunque temere per lo Stato democratico, dubitare che esso non riesca ad essere uno strumento aperto, flessibile, ma istituzionalmente capace di dare alla liberta' tutto il suo spazio. L'equilibrio tra le crescenti liberta' della societa' moderna ed il potere necessario all'ordine collettivo e' fra i piu' grandi, se non il piu' grande problema della nostra epoca. (...) Queste cose nuove certo emergono non senza contrasti, non senza difficolta', non senza eccessi, non senza momentanei squilibri. Ma e' questo il compito della nostra epoca. Il tema dei diritti e' centrale nella nostra dialettica politica. Di fronte a questa fioritura la politica deve essere conscia del proprio limite, pronta a piegarsi su questa nuova realta', che le toglie la rigidezza della ragione di Stato, per darle il respiro della ragione dell'uomo.

Discorso al XIII Congresso della Democrazia Cristiana, Roma, 20 marzo 1976

 

5. La crisi della forma partito

Ora il fermento sociale si e' approfondito ed allargato, e' diventato piu' acutamente critico e sfuggente, mette in qualche misura in crisi la funzione rappresentativa dei partiti e degli stessi sindacati e getta perfino un'ombra sull'autenticita' ed efficacia del sistema democratico e parlamentare. (...)

e' evidente che nell'attuale momento l'accento si sposta dalla societa' politica alla societa' civile, nella quale si esprimono in larga misura il dibattito, il confronto ed anche una avanzata preparazione delle decisioni sull'ordine e lo sviluppo della vita sociale. Cio' non puo' peraltro mettere in discussione il sistema democratico - parlamentare, pur soggetto ad un penetrante controllo sociale, e con esso le forze politiche chiamate ad operare una sintesi intelligente e responsabile nel tumulto degli interessi e degli ideali della vita sociale. Occorre armonizzare questi due dati.

La responsabilita' di chi esercita i pubblici poteri e' fortemente condizionata dall'iniziativa e dalla reazione di coloro che non possono piu' essere chiamati sudditi e, neppure, propriamente governati, ma in modo nuovo ed essenziale uomini liberi. Del resto una societa' sempre piu' presente a se' stessa travalica le strutture dei partiti ed e' sempre meno agevolmente riconducile, come prima invece avveniva, nell'ambito di una impostazione particolare, sotto lo scudo di una ideologia ben definita ed esclusiva.

Il fermento sociale insomma che prima alimentava e muoveva, attraverso distinti canali, i partiti, oggi si amplia, si approfondisce, diventa in una certa misura influente per se stesso e si sviluppa al di la' dei partiti, con una spinta non differenziata, piu' mirando all'unione che non alla divisione.

Discorso a un Convegno della Democrazia Cristiana, Milano, 3 giugno 1969

 

6. La democrazia come conquista quotidiana

Siamo dunque impegnati, sotto la pressione di una societa' trasformata nel profondo, in continua evoluzione ed estremamente esigente, ad una grande opera di liberazione dell'uomo e di giustizia. Un'opera difficile, perche' gli obiettivi vengono spostati piu' innanzi, rendendo qualche volta disagevole il moto di progresso che si va, mano a mano, realizzando. Ma il contenuto rinnovatore di questa politica, secondo un preciso ed indeclinabile intento, e' fuori discussione. Corrispondere alle esigenze della societa' con piu' giusti ordinamenti, dimostrare che le istituzioni sono capaci di ricevere ed incanalare le aspirazioni popolari, effettuare il raccordo, in termini di comune consapevolezza e di comune responsabilita', tra il vertice e la base del potere, stabilire costantemente un equilibrio politico non statico, ma dinamico, significa assicurare la stabilita' del regime democratico. (...)

Discorso a un Convegno della Democrazia Cristiana, Milano, 3 giugno 1969

 

7. Il compito del politico

Il politico non ha solo il compito di non guastare quel che la vita sociale, nel suo evolvere positivo, va di per se' costruendo. Tra la disponibilita' e la realta', tra la ricchezza di base e la composizione armonica nel contesto sociale vi e' uno spazio molto vasto (e ricco di problemi di ogni genere), il quale ha da essere occupato da una indispensabile e lungimirante iniziativa politica. Ad essa spetta fare una sintesi appropriata ed organizzare il consenso non intorno a dati particolari, benche' importanti, ma intorno ad un disegno complessivo e, nella sua complessita', compiuto e stabile.

Giungere all'unita' comporta una grande comprensione delle cose, una visione di insieme, la ricerca di giusti equilibri, un vero sforzo di organizzazione. e' un modo di procedere, del resto inevitabile, il quale rende la vita politica complicata, scarsamente decifrabile, qualche volta irritante. e' qui la base di quella diffidenza che contesta alla politica la sua funzione ed il suo merito. Eppure non si tratta, bisogna ribadirlo, di alchimie, di artifici, di cortine fumogene, ma di una seria ponderazione degli elementi in gioco, di una ricerca di compatibilita', di una

valorizzazione della unita' nella diversita'.

Articolo su "Il Giorno", 3 marzo 1978

 

8. Una societa' piu' mossa ed esigente

A fare da sfondo a queste prospettive politiche, c'e' la nuova societa' italiana: una societa' gia' grandemente mutata, ma ancora impegnata in un rapido processo di evoluzione. Essa ha risolto alcuni problemi essenziali, ma ne vede emergere ogni giorno di nuovi in relazione a piu' complesse esigenze; ha raggiunto importanti traguardi sociali e politici, ma registra ad un punto la rottura del vecchio equilibrio e l'emergere in modo acuto della necessita' che se ne stabilisca uno diverso ed a un piu' alto livello. Un tumulto di rivendicazioni e di aspirazioni insoddisfatte la scuote nel profondo. Questa e' dunque la nostra difficile condizione di oggi. Ci troviamo a fronteggiare una societa' piu' mossa ed esigente che non sia mai stata nel corso di questi anni. L'iniziativa politica deve tenerne conto. Piu' ristretto e' poi lo spazio nella quale essa si esplica; piu' difficile il suo svolgimento; piu' incerto il suo risultato; maggiore la carica di intelligenza e di distacco della quale essa deve essere fornita, per non fallire alla prova dei fatti.

Relazione all'XI Congresso della Democrazia Cristiana, Roma, 29 giugno 1969

 

9. Grandi processi di liberazione

Bisogna convincersi che per la politica e' estremamente importante tutto cio' che sta al di sotto del potere e dell'ordinamento politico. (...) Sono in gioco grandi processi di liberazione espressi nella forte spinta (...) verso l'espansione dell'area della dignita' degli uomini e dei popoli. Possono sfuggirci dettagli, ma non ci sfuggira' l'insieme, che del resto e' tanto chiaro, tanto evidente ai conservatori, che non mancano di apprestare rapidamente le loro robuste difese. Non si puo' negare che questo sia il tratto caratteristico dell'epoca in cui viviamo, che colpi formidabili siano gia' stati dati a molteplici cristallizzazioni del potere, ad insostenibili disuguaglianze sociali, a condizioni subordinate che erano prima accettate come una fatalita' e contro le quali si e' acceso ormai un incendio divoratore. E cosi' molte altre cose saranno cancellate con qualche turbamento e rischio, ma con ragioni di fondo che non sarebbe solo ingiustizia, ma anche follia non riconoscere e secondare. Un partito garante deve avere certo riguardo anche ai pericoli che accompagnano i difficili processi di liberazione dell'uomo e d'innovazione dell'ordine sociale. (...)

La liberazione in corso nella societa' moderna (ma la Chiesa, sia pure con propri moduli, non vi e' estranea) si esprime nella forte carica critica ed innovatrice, portata dai giovani, dalle donne, dai lavoratori, da un'eta' cioe' che e' essa stessa avvenire e speranza, dalla condizione della donna che reca nella societa' la forza dirompente della scoperta di se' medesima, dal mondo del lavoro con una problematica sempre piu' complessa e, per cosi' dire, civile. Non c'e' dubbio che noi saremo giudicati sulla base della nostra capacita' di interpretare questi fenomeni e di prendere su di essi una posizione appropriata. Non e' in gioco solo il giusto assetto della nostra societa', ma veramente la sua ricchezza e la qualita' della vita. Perche' la vita non e' la stessa, ma migliore, se i giovani possono essere giovani, le donne donne nella pienezza, non deformata e costretta, della loro natura e i lavoratori cittadini in assoluto, al piu' alto grado di dignita'.

Queste scoperte vengono avanti talvolta in modo contorto, disordinato e persino violento. Ma anche aberrazioni e tortuosita' sono i segni di quello che avviene, di quello che si annuncia. E la prudenza e la verita' ci impongono di andare al di la' dei segni. (...) Per quanto si sia turbati, bisogna guardare al nucleo essenziale di verita', al modo di essere della nostra societa', che preannuncia soprattutto una nuova persona piu' ricca di vita e piu' consapevole dei propri diritti. Governare significa fare tante singole cose importanti ed attese, ma nel profondo vuol dire promuovere una nuova condizione umana.

Relazione al XII Congresso della Democrazia Cristiana, Roma, 9 giugno 1973

 

10. Pluralismo sociale e democrazia

La prima espressione della nostra visione democratica (...) e' il pluralismo sociale come conseguenza dell'insufficienza dello Stato a riassumere ed esaurire nel proprio schema il complesso dei rapporti sociali. Relazioni e forme associate, sospinte dai piu' diversi interessi, mosse in vista dei piu' diversi fini, con le piu' diverse dimensioni, con i piu' vari significati, intrecciano tra loro in significativi rapporti tutte queste esperienze, sono sostanza di vita sociale, espressione della libera espansione della varia e ricca vocazione unitaria dell'uomo. Esse emergono limpidamente in una struttura sociale non unilaterale e chiusa, e contribuiscono potentemente ad esprimere il significato umano.

Discorso a Milano, 3 ottobre 1959

 

11. Innovatori attenti

Legati come siamo alle tradizioni, per quel che esse hanno di essenziale e di umano, noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell'avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni; e' degli innovatori attenti, seri, senza retorica. E quel domani nella civile societa' appartiene, anche per questo, largamente, alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato.

Discorso al Supercinema di Roma, 24 marzo 1963

 

12. Essere per le cose che nascono

Se noi vogliamo essere ancora presenti, ebbene dobbiamo essere per le cose che nascono, anche se hanno contorni incerti, e non per le cose che muoiono, anche se vistose e in apparenza utilissime.

Discorso all'XI Congresso della Democrazia Cristiana, Roma, 29 giugno 1969

 

13. Siamo qui per l'avvenire

Ebbene, siamo qui provenienti da una lunga ed utile esperienza democratica (...), siamo qui ancor oggi, non per fare delle piccole cose, non per puntellare condizioni logorate, non per provvedere all'amministrazione del passato, ma, nella salvaguardia dei valori permanenti ed essenziali della nostra tradizione e della nostra civilta', per lavorare con tutte le nostre forze per un nuovo, piu' giusto, piu' umano assetto della nostra societa'. Siamo qui insomma per l'avvenire.

Discorso al Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, 29 luglio 1963 

 

 
 

by Arturo

 

 

 

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