Caro nonno
Moriondo frazione di Trofarello (TO),
04/11....
Caro nonno, oggi mi sono svegliato presto ed
ho capito che doveva essere una giornata
particolare.
In casa la nonna, la mamma e tutte le zie
erano euforiche tranne la bisnonna e zia
Valentina, forse perche' la bisnonna ha perso
Stefano, caduto durante una battaglia e di
Giuseppe non si sa piu' nulla da mesi,
probabilmente dicono sia stato preso
prigioniero dopo la battaglia di Caporetto,
forse per questo che Zia Valentina ha il
volto triste.
Le campane di tutte le chiese di Trofarello
e paesi vicini suonano a festa, la frazione
del Moriondo e' in fermento qualche mio amico
sventola una bandiera tricolore e fischietta
la canzone del Piave, perche' quanto prima
torneranno i loro nonni.
La radio ha diramato un bollettino
denominato quello della Vittoria! L'ha letto
il Gen. Armando Diaz. Diceva che la guerra
e' vinta e che l'esercito di Cecco Beppe sta
risalendo le valli disordinatamente, le
stesse che aveva disceso con tanta superbia!
Bravo nonno hai partecipato all'Unita'
d'Italia, ora Trento e Trieste sono italiane!
Noi ragazzi siamo fieri dei nostri Fanti,
dei nostri Alpini, dei nostri Arditi dei
nostri Avieri e dei nostri Marinai che hanno
combattuto strenuamente per quattro anni
contro gli eserciti austroungarico e tedesco.
Spero Tu torni presto per raccontarmi un po' della vita militare
cosi' poi potro'
raccontarla a scuola alla maestra.
Ciao nonno a presto!
Viva l'Italia! Viva i nostri Fanti! Viva
Vittorio Emanuele III Re d'Italia!
....2018
Mio
nonno, classe 1892, torno' presto dal fronte
e riprese il lavoro lasciato quattro anni
prima. Nel 1968 fu nominato Cavaliere di
Vittorio Veneto, in quell'anno ritorno' a
raccontare a tutti noi i giorni passati al
fronte con una certa emozione e, mentre
parlava, qualche lacrima scendeva dai suoi
occhi.
Cosi' come Zio Mario e Zio Michele che
tornarono a lavorare i propri campi.
Mio Zio Giuseppe torno' molto tempo dopo la
fine della guerra, fu fatto prigioniero
dagli austriaci durante la ritirata di
Caporetto e pati' non poco il periodo di
prigionia. Quando arrivo' in paese la mia
bisnonna pianse di gioia, poi lo fece
spogliare di tutti gli "stracci" che aveva
addosso e lo "mise" nella grossa tinozza che
c'era nel cortile e gli tolse tutti i "pidocchi" che l'avevano accompagnato nel
viaggio di ritorno. Per mesi ebbe incubi
notturni svegliandosi di soprassalto e
chiedendo "acqua! acqua!". Ebbi modo di
conoscerlo poco purtroppo perche' mori' nel
1957.
Zio Giovanni invece non ritorno' mai, nemmeno
da morto. Di lui ricordo i racconti fatti da
mia nonna e dalle mie zie e per una grande
foto, oggi si chiamerebbe poster, che
campeggiava nella casa di mia zia Paola, la
stessa casa in cui nacque e visse sino alla
chiamata alle armi.
La foto aveva una frase inserita dal
fotografo: "morto per la grandezza della
Patria".
Dopo la guerra, mi raccontava mia nonna, la
bisnonna non volle piu' fare le feste che
abitualmente, al sabato sera, si svolgevano
nel cortile di casa tra un ballo e l'altro
al suono di una fisarmonica, una risata ed
un bicchier di vino.
Trofarello creo' un viale della rimembranza
con i nomi dei suoi caduti nella Grande
Guerra e cosi' fino a qualche anno fa si
poteva leggere la targhetta che riportava il
suo nome Giovanni Moriondo. Nessuno pote'
andarlo a cercare e solo grazie ad una
pagina di FaceBook ed ad uno dei suoi membri
sono riuscito a conoscere il luogo esatto
dov'e' sepolto ed il prossimo anno andro' a
portargli i saluti dei suoi genitori e di
tutti i suoi fratelli e sorelle.
Nella foto lo Zio che non fece piu' ritorno
dal fronte.
Alessio Trerotola - Torino
A complemento aggiungiamo
un trafiletto di Andrea Cosmi -
Capua La grande guerra. Commemoriamo la grande guerra. Fa quasi tenerezza questa cosa che sa di un' Italia che non c e' piu' . Ricordo, quando ero ragazzino che si parlava della guerra, delle battaglie della guerra, pensando a due eserciti, ben definiti, due nazioni ed eventuali alleati che si fronteggiavano su un campo di battaglia, si massacravano fino a che uno dei due contendenti alzava bandiera bianca e diceva : "ne ho avuto abbastanza". E c'era tutto il contorno e la retorica degli eroi che lanciavano stampelle contro il nemico, attaccavano bombe scalzi sotto le pance dei carri armati, uscivano dalle trincee e caricavano con le baionette contro i cannoni . Poi la guerra finiva e c'era la pace. E la ricostruzione . Questa era la guerra del sussidiario e delle commemorazioni . Oggi la guerra si combatte ogni giorno, non c e' pace, non c'e' ricostruzione. La guerra la esportiamo, quella vera classica con i missili e i fucili e le bombe, ma ne combattiamo un'altra terribile, strada per strada, casa per casa , nei nostri paesi cosiddetti civili . Caduti per violenze per strada, per fame, per freddo, per razzismo, per situazioni familiari nascoste agli occhi di chi benpensa e che sfociano in tragedie immani. E vite stroncate sul lavoro, o semplicemente andando al lavoro, o in vacanza, transitando su un ponte. Vite travolte dalla furia della natura in posti dove non dovrebbero esserci abitazioni, dove un soldato del genio giammai metterebbe su un accampamento. La grande guerra dei roghi della terra dei fuochi. I soldati di oggi siamo noi. Senza elmetto e baionetta. Ripeto, mi fa tristezza chi porta la corona al monumento dei caduti e intanto pensa di buttare giu' da un treno un pakistano. Gli italiani siamo noi e abbiamo vinto la grande guerra . Siamo forti. Eroi. Lanciamo le stampelle al nemico...... |