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Il Fondo Sanitario Integrativo Intesasanpaolo

  FACCIAMO UN PO' DI CHIAREZZA.....

Molti ricorderanno la vicenda della trasformazione della Cassa Sanitaria, che offriva una tutela paritetica a personale in quiescenza e in servizio,  nel nuovo Fondo Sanitario Integrativo Intesasanpaolo, che inizio'  a operare dall'1 gennaio 2011 con pesanti tagli alla solidarieta' intergenerazionale e, di conseguenza, con notevoli ripercussioni sui pensionati che si videro decurtare le prestazioni e aumentare il contributo annuale. In quell'occasione le riserve della Cassa vennero girate nel patrimonio del Fondo con una semplice delibera del C.d.A. della vecchia Cassa, in spregio allo statuto che prevedeva una delibera dell'Assembleare. Intravvedendo le "nubi" in arrivo sul mondo dei pensionati quattro colleghi, sostenuti da Anpecomit, Ass. Pens. Cariplo e UNPComit portarono in giudizio questo modo sprezzante di operare, vincendo in primo grado e in appello, con condanna del Fondo Sanitario a restituire 35/mln. alla vecchia Cassa: nonostante le due batoste Cassa Sanitaria e Fondo Sanitario hanno deciso di presentare ricorso in Cassazione , che quasi certamente confermera'  le precedenti sentenze.
Tenuto conto di inesattezze circolate fra gli iscritti al Fondo e di pressioni - anche da parte di pensionati, e questo stupisce - per convincere i quattro colleghi a "restituire" spontaneamente i 35/mln. al Fondo adducendo l'impedimento del Fondo a portare avanti le sue funzioni (!?), riteniamo di fare ancora una volta chiarezza, pubblicando una nota stilata da un'associazione di ex Comit: leggetela attentamente esprimendo, se lo desiderate, il vostro parere con il modulo allegato.
 


Le motivazioni del ricorso in giudizio
Fu immediatamente chiaro a tutti noi, una volta conosciute le caratteristiche del nuovo Fondo, che l'elemento dirimente sarebbe stata la separazione della gestione quiescenti da quella dei dipendenti in servizio. La decisione, oltre a rompere, dopo decenni, il vincolo di solidarieta'  fra Attivi e Pensionati, creava, in tutta evidenza, una gestione che per motivi naturali nasceva strutturalmente squilibrata. Infatti i primi tre esercizi videro chiudere i bilanci della Gestione Quiescenti in pesante disavanzo, con cancellazione della quota differita, diminuzione delle riserve e il ricorso ad ulteriore contribuzione degli iscritti. Paradossalmente, negli stessi esercizi, gli Attivi continuarono ad accumulare ingenti riserve. Il Fondo Sanitario, a livello consolidato, esprimeva, infatti, risultati ampiamente in avanzo, a riprova che la penalizzazione dei Pensionati era un preciso intento politico. Tale volonta'  si manifesto'  con due accordi sindacali, stipulati nel 2012 e nel 2013, che apportarono pesanti falcidie alle prestazioni dei Pensionati, divaricando in modo consistente la qualita'  della copertura sanitaria delle le due gestioni. Tale differenziazione si estese anche sul versante dei contributi, con incrementi alle aliquote dei familiari e solo in parte essa venne compensata da un aumento del contributo di solidarieta'.

I fatti
Il nuovo Fondo Sanitario venne costituito per accordo sindacale nel corso dell'anno 2010;  l'accordo stabiliva il transito degli iscritti e del patrimonio dalla Vecchia Cassa al Nuovo Fondo, il giorno 1 gennaio 2011.
A tale decisione doveva ovviamente corrispondere un'analoga determinazione da parte della Vecchia Cassa. Ai sensi dello Statuto della stessa, l'organo competente a prendere tale decisione era l'Assemblea degli iscritti.
Le sedicenti Fonti Istitutive (N.d.R: : non previste nello statuto del Fondo), che avevano disegnato il percorso del passaggio, decisero che sarebbe stata sufficiente una delibera del Consiglio d'Amministrazione della Vecchia Cassa, nel corso di una seduta che ebbe luogo il 18 ottobre 2010.
Il Consiglio approvo'  a maggioranza tale passaggio, con l'opposizione di diversi Consiglieri. Fra questi, quattro rappresentanti dei Pensionati, Vittorio Amici, Rinaldo Cobianchi, Agostino Amici e Sergio Marini, avuto ben presente la totale violazione dello Statuto dell'Associazione, nonche'  il danno incombente sulla categoria, impugnarono la delibera davanti al Tribunale di Milano, perche'  l'Organo deliberante non aveva titolo per prendere tale decisione, di esclusiva competenza dell'Assemblea degli iscritti.

La causa
Il 2 luglio 2014 il Tribunale di Milano annullo'  la suddetta delibera di Consiglio in quanto illegittima, disponendo che il patrimonio della Vecchia Cassa, passato in capo al nuovo Fondo Sanitario, venisse restituito. La sentenza venne eseguita dal Fondo e circa 35 milioni di Euro furono restituiti alla Vecchia Cassa, dove giacciono tuttora, insieme agli interessi nel frattempo maturati.
I soccombenti depositarono ricorso in appello, perdendo anche in tale sede con motivazioni del tutto simili a quelle esposte nel primo  grado di giudizio, con sentenza pubblicata il 29/6/2017.
Cassa e Fondo sono nuovamente ricorsi alla Cassazione, dove tuttora la causa giace in attesa di prima udienza.
Sin dalla prima sentenza, la parte vittoriosa deposito'  in tribunale una proposta conciliativa, tendente a migliorare le prestazioni della categoria dei quiescenti, con alcuni provvedimenti del tutto ovvi e riconducibili, nella sostanza, ad un piu'  equo trattamento della nostra categoria, quali la cancellazione della quota differita e una maggiore garanzia da parte della Gestione Attivi relativamente al ripianamento delle perdite della Gestione Quiescenti.

Tale proposta di transazione venne riproposta, con modifiche, in Corte d'Appello.
La controparte non ha mai preso in considerazione l'ipotesi conciliativa, come non e'  stata data alcuna risposta ad una piu'  articolata proposta di miglioramenti statutari, espressa con una lettera indirizzata al vertice della Banca e alle parti contraenti (Direzione del Personale e OO.SS.). Vi forniamo, per vostra conoscenza, copia dei suddetti documenti.

Ulteriori azioni
La giurisprudenza ci lascia tranquilli quanto all'esito del giudizio di Cassazione, dopo due sentenze conformi favorevoli ai nostri colleghi ricorrenti.
Riteniamo che, a quel punto, verra'  raggiunto l'obiettivo di istituire una tavola di conciliazione per definire un piu'  equo trattamento della nostra categoria; in mancanza si ritiene di poter procedere con azioni di responsabilita'  verso chi ha operato illegittimamente, causando, fra l'altro, l'indisponibilita'  del patrimonio giacente tuttora presso la Vecchia Cassa. Verra'  inoltre ribadito il principio della prevalenza degli Statuti vigenti nei confronti del potere incondizionato degli accordi sindacali.
 


Desidereremmo conoscere la vostra opinione: potete esprimerla  cliccando qui.

19 gennaio 2021 - N.d.R.: abbiamo ricevuto una trentina di commenti, tutti favorevoli all'azione intrapresa, da continuare al fine di ottenere un miglior trattamento per il personale in quiescenza.
Eccone alcuni:

  • La non accettazione di una conciliazione "amichevole" dimostra ancora una volta l'ottusita' del Fondo Sanitario. E' palese a TUTTI che quegli importi devono "ritornare" ai pensionati COMIT che aderivano alla Cassa Sanitaria .Le modalita' verranno poi decise dagli avvocati che tutelano gli ex lavoratori ricorrenti.
    Speriamo che almeno in questo caso sia fatta giustizia.
  • Desidererei che la questione arrivasse ad una fase di conciliazione, contrattando condizioni per i pensionati similari a quelle degli attivi all'interno della cassa sanitaria attuale.
  • Il mio pensiero e' di proseguire nella causa in Cassazione e di trovare poi un accordo conciliativo che strappi al Fondo qualche concessione in piu' a favore dei pensionati, attualmente troppo penalizzati.
  • Premetto che non ho aderito alla Cassa sanitaria al mio pensionamento in quanto non trovavo giustificata la riduzione delle prestazioni per i pensionati quando, per ovvi motivi, dovevano rimanere uguali se non maggiorate!
    Ciononostante ritengo corretto, anzi dovuto, quanto sin qui si e' fatto e si sta facendo: i soprusi ed i colpi di mano di una certa gestione della banca non possono e non debbono essere tollerati specie quando poi il soggetto e' il personale, attivo o in quiescenza, unico grande, vero patrimonio dell'istituto e non, come ora abitualmente viene considerato, una mera voce di costi da comprimere!
  • Non avevo finora seguito con attenzione la faccenda. Ringrazio per la chiarezza dell'esposizione e rimango basito per l'incredibile indisponibilita' di chi non vuole aderire alla proposta conciliativa dei 4 pensionati, cosa che otterrebbe due risultati: il recupero dei 35 milioni di euro a favore del Fondo ed un piu' equo e corretto trattamento di noi quiescenti (diminuzione della quota a nostro carico ed eliminazione degli importi differiti, che tra l'altro ci incasinano col 730). Spero che il verdetto della Cassazione confermi quelli precedenti.
  • E' senz'altro auspicabile che la Cassazione confermi le precedenti sentenze; vorrei pero' capire come, in tal caso, la vecchia Cassa Sanitaria impiegherebbe i 35 milioni oggetto del contendere
  • Sono completamente d'accordo con la istituzione di un tavolo negoziale che preveda la eliminazione della quota differita e l'ampliamento delle prestazioni che sono penalizzate da un SSN insufficiente e tardivo.
    Si potrebbe usare la somma accantonata per una convenzione assicurativa che tuteli almeno le quote differite.
    Se si vince anche in Cassazione bisognerebbe sostituire le "fonti istitutive" e ritornare ad una gestione degli iscritti al fondo .
  • io - Covid permettendolo - mi avvicinero' al novantesimo anno: spero quindi di vedere una definitiva conclusione di questa annosa e vergognosa vicenda che deriva da una miserabile decisione illegittima che ha rotto una consolidata bellissima tradizione si solidarieta' intergenerazionale che faceva onore alla Comit e non certo a Bancaintesa. Ringrazio ancora i colleghi che hanno promosso il ricorso alla magistratura. Speriamo bene........
  • Finalmente si parla di cause che hanno avuto un esito a noi favorevole e prospettive positive per la cassazione.
    Ancora mille volte grazie a tutti coloro che si sono impegnati con tenacia e competenza ammirevoli.
  • Sono del parere che sia il caso di trattenere la somma per ottenere una rinegoziazione dei costi e delle prestazioni dei pensionati. In caso di indisponibilita' della controparte procedere con eventuali azioni nei confronti delle persone coinvolte. Qualora non si torni ad un'unica gestione trattare comunque affinche' gli attivi si portino dietro lo "zainetto" al momento del pensionamento (anche in caso di non permanenza nel fondo).
  • Decisamente d'accordo per giungere ad una trattativa che permetta di recuperare i 35mln a favore della gestione pensionati migliorando le prestazioni o diminuendo la quota annuale che paghiamo. Vorrei pero' sapere dove sono depositati tutti questi milioni , come sono investiti e a beneficio di chi! 35 milioni non sono caramelle! Intollerabile che questa faccenda si trascini da tanti anni. Pensavo che automaticamente il patrimonio della vecchia cassa sanitaria fosse passato al nuovo fondo e invece cavilli giuridici, lungaggini tipicamente italiote e perche' no qualche amministratore furbetto che vuole mantenersi lo stipendio maneggiando la vecchia cassa sanitaria. Scandaloso e vergognoso che patrimoni della ex COMIT siano bistrattati in questo modo, come il fondo pensioni. Piu' vergognoso ancora perche' i pensionati sono sempre i piu' penalizzati , con quote differite e tutto il resto, mentre i fondi per far fronte alla gestione passiva esistono. Manca solo la buona volonta' di sistemare tutto!!!




     

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