la replica di
Antonio - 24
febbraio 2021
Oggetto: replica
alla lettera di
Alfio Filosomi
del 12/02/2021
in risposta alla
mia del
21/01/2021
Ricevo la
lettera datata
12/02/2021 a
firma di Alfio
Filosomi
Responsabile
della Direzione
Centrale Affari
Sindacali e
Politiche del
Lavoro.
Considerato il
tenore,
l'impostazione,
le
argomentazioni
trattate e
quelle non
trattate e'
impossibile da
parte mia non
replicare, cosa
scontata date le
risposte non
pertinenti e non
in linea con le
mie evidenze da
parte del dr.
Alfio Filosomi
che forse ha
pensato che
qualche generica
affermazione
potesse essere
ritenuta
soddisfacente a
chiudere la
questione. Un
errore di
valutazione
probabilmente
riconducibile
all'incapacita'
di percepire lo
spessore delle
questioni di
fondo sollevate
dalla mia
lettera
nonostante
fossero
rilevabili senza
alcuno sforzo
intellettuale.
Per questo
motivo la
risposta
aziendale lungi
dal portare
argomenti
oggettivi a
sostegno si
traduce in un
esercizio di
stile, una
faticosa "arrampicata
sugli specchi".
La credibilita'
e la stima si
ottengono con un
confronto
oggettivo sui
problemi senza
la pregiudiziale
di voler piegare
a forza la
realta' pur di
trovare
giustificazioni
e coperture al
proprio operato
altrimenti ne va
della propria
credibilita'.
La prima delle
discutibili
affermazioni
aziendali e'
quella relativa
alla questione
dell'abbandono
dei neo
pensionati che
viene posta in
modo
intenzionalmente
non corretto e
subdolo ponendo
l'accento sul
fatto che il 75%
dei pensionati
trova
conveniente
rimanere nel
fondo ma
ignorando
volutamente che
invece il 25% (una
percentuale di
certo non
trascurabile che
nel corso degli
anni e'
risultata spesso
ben piu' alta)
rinuncia
all'assistenza
integrativa nel
periodo della
propria vita con
maggiori
esigenze sotto
l'aspetto
sanitario e
oltretutto dopo
aver contribuito
alla formazione
del patrimonio
del Fondo nei
30/40 anni
precedenti
quando
teoricamente se
ne ha minore
bisogno. Solo
una mente
estremamente
acuta poteva
portare avanti
tale tesi,
sottacendo
peraltro che in
una valutazione
complessiva
della tanto
sbandierata
sostenibilita'
finanziaria ed
oculatezza della
gestione quel
25% che non
rinnova
l'iscrizione
all'atto del
pensionamento
non ha
evidentemente
patologie
importanti e
sarebbe un
contributore
netto utile a
bilanciare ai
fini
mutualistici
quanti
confermano
l'adesione
proprio perche'
hanno
problematiche
sanitarie gravi
che ovviamente
si traducono in
maggior costo
per il Fondo.
Argomentazioni
gia' inserite
nella mia
precedente
lettera e
completamente
ignorate dal dr.
Alfio Filosomi.
Che abbia
saltato il
paragrafo nella
lettura?
Tra le prime
affermazione
della lettera
aziendale, viene
precisato che il
FSI e' stato
istituito con la
volonta' di "fornire
una buona
copertura
sanitaria ai
suoi iscritti",
puntualizzando,
nel dubbio che
non fosse ben
compreso dal
lettore, "ai
dipendenti, ai
pensionati
compresi i loro
familiari, in
tutto l'arco
della loro
vita".
Quest'ultima
precisazione
viene poi
rapportata, in
termini
economici, ad
una polizza
evidenziando che
con tale opzione
avrebbe un costo
elevato. Ovvia
la precisazione
ma del tutto
incongruo il
paragone
con le imprese
assicuratrici
che pur offrendo
polizze
sanitarie hanno
scopo di lucro a
differenza del
Fondo Sanitario
Integrativo che
ha
statutariamente
fini
mutualistici e
solidaristici,
l'assistenza
sanitaria
fornita dai due
soggetti non
sono comparabili
dal punto di
vista economico
ancorche'
operino nello
stesso ambito.
L'aver
evidenziato
l'assenza di
limiti di eta' a
sostegno della
solidarieta'
come valore
imprescindibile
appare
fuorviante
quando non si
inserisce questo
aspetto,
innegabilmente
solidaristico,
in un contesto
complessivo che
vede purtroppo
altri limiti.
Forse dr. Alfio
Filosomi non e'
al corrente, ma
le prestazioni
per la categoria
pensionati sono
decisamente
penalizzate
rispetto a chi
e' in servizio.
L'anomalia delle
differenti
prestazioni
sanitarie
erogate (opportunamente
non citata da
Alfio Filosomi)
certificata da
due regolamenti
specifici, in
conseguenza
dell'impianto
deciso in fase
di costituzione,
ha diviso gli
iscritti in due
categorie, una
di serie A
privilegiata e
l'altra di serie
B penalizzata.
Merita
attenzione
l'ulteriore
affermazione
"non vi sono
clausole che
prevedono
esclusioni
specifiche in
presenza di
situazioni
pandemiche": di
fatto nemmeno in
occasione di un
evento
straordinario
come la pandemia
il FSI ha
ritenuto di
trattare tutti
gli iscritti
allo stesso modo
mantenendo la
differenziazione
nella
percentuale
riconosciuta per
i rimborsi.
Devo riconoscere
che la lettera
aziendale e' un
capolavoro di
virtuosismo
nell'evitare di
esaminare le
questioni che
sono alla base
della mie
evidenze. Un
monologo la cui
linea e' stata
opportunamente
deviata sul lato
economico: l'
equilibrio
finanziario,
considerato
pregiudiziale,
e' finalizzato
non solo e non
tanto alla
sostenibilita'
dell'assistenza
sanitaria
integrativa
degli attuali
iscritti ma
piuttosto alla
necessita'
prospettica di
fornire
copertura alle
nuove
generazioni di
futuri
dipendenti,
dimenticando a
questo proposito
il trend
innegabile che
vede il
mantenimento del
numero degli
iscritti in
servizio
sostanzialmente
sostenuto non da
nuove assunzioni
ma da ingressi
conseguenti ad
acquisizioni
bancarie e
l'aumento degli
iscritti in
quiescenza
legato ai
processi di
esodo e
successiva
fuoriuscita. Si
economizza sulle
attuali
prestazioni per
patrimonializzare
ancora e far
fronte a
possibili futuri
ingressi in
azienda. Cosi'
il dr. Alfio
Filosomi
considera
assodata e
corretta la
struttura del
fondo divisa in
due categorie,
punto centrale
della mia
lettera,
spostando il
focus
sull'equilibrio
finanziario e
precisando che i
regolamenti sono
volti a
salvaguardarlo
per le nuove
generazioni.
Arriva ad
affermare che se
l'operato non
fosse stato
orientato a tale
cautela
sarebbero potuto
emergere
situazioni di
disequilibrio
con conseguenti
inevitabili
proteste, ma
dimentica
volutamente che
dopo 10 anni
dalla sua
costituzione il
FSI ha una
patrimonializzazione
persino
imbarazzante per
un Ente di
questo tipo: ha
raddoppiato il
patrimonio fino
a raggiungere i
200 milioni
circa. Se ne
dovrebbe dedurre
che la finalita'
non e' quella di
erogare servizi
integrativi
sanitari ma
accumulare
risorse
finanziarie.
La mia lettera,
che ancora una
volta devo
richiamare,
aveva due
questioni di
fondo: la prima
e' la
classificazione
in due categorie
degli iscritti e
la seconda le
prestazioni
ridotte per una
delle due,
quella dei
pensionati. Era
stato richiesto
a quale
principio il FSI
avesse fatto
riferimento per
tale
impostazione
strutturale e il
dr. Alfio
Filosomi ha
opportunamente
evitato di
rispondere.
Peraltro
considerata la
linea
progressista
rilevabile nella
lettera
aziendale, con
un'attenzione
quasi
fondamentale
alle nuove
generazioni, una
risposta sarebbe
stata d'obbligo.
Il riferimento
quasi ossessivo
alle nuove
generazioni in
rapporto ai
regolamenti
improntati
all'equilibrio
finanziario
fornisce una
sorta di
giustificazione
all'aumento
delle
contribuzioni e
il sistematico
peggioramento
delle
prestazioni
della categoria
quiescenti. Il
tutto sembra
ispirato da un
Robin Hood
dissociato,
togliere agli
anziani che
hanno
contribuito per
decenni per dare
a coloro che
verranno assunti
nel futuro.
Scenario tutto
da verificare
nei prossimi
anni con
l'incognita
sempre presente
sugli sviluppi
occupazionali e
sull'evoluzione
dei processi
lavorativi
bancari. In
sintesi il FSI
provvede a
sottrarre oggi
alla categoria
piu' bisognosa
di assistenza e
alla gestione
fisiologicamente
in passivo per
dare un domani
alla categoria
meno bisognosa e
alla gestione
sempre in attivo
dalla
costituzione del
FSI. Sulla base
delle linee
guida degli
studi attuariali
commissionati e
della
conseguente
esasperata
politica
gestionale oggi
abbiamo
raggiunto una
accumulazione in
10 anni di ca.
200 milioni di
euro che denota
un livello
quantomeno
eccessivo per un
Ente
mutualistico con
l'obiettivo di
fornire
prestazioni
sanitarie. Si
potrebbe
affermare che le
risorse
contributive non
sono state
utilizzate tanto
per la sanita'
degli iscritti,
quanto
prioritariamente
per una
patrimonializzazione
estranea alle
finalita'
statutarie
arrivando a
economizzare
addirittura
sulla copertura
dei disavanzi
della categoria
pensionati, per
i quali si
invocano
periodicamente
tagli di
prestazioni.
Evidenziare
inoltre che la
natura
mutualistica
trova
corrispondenza
nelle aliquote
contributive
senza far
riferimento alle
prestazioni e
plafond,
conferma la
volonta' di
fuorviare la
realta'.
Poi in una
esposizione
schematica
vengono elencati
tutti gli
elementi che,
secondo il dr.
Alfio Filosomi,
sono a
salvaguardia
della
solidarieta'
intergenerazionale.
Le
puntualizzazioni
hanno come
presupposto,
ovviamente, la
divisione delle
due categorie
altrimenti
risulterebbero
superflue.
Il primo punto
e' una
spiegazione
inutile. E'
ovvio che se a
monte esiste una
divisione tra
chi e' in
servizio e chi
e' in pensione
la ripartizione
del patrimonio
delle casse
confluite doveva
seguire
necessariamente
tale divisione.
L'alternativa
sarebbe stata un
unica categoria
di iscritti ed
un unico
patrimonio. Nel
secondo punto il
dr. Alfio
Filosomi indica
come elemento di
solidarieta'
intergenerazionale
il riversamento,
nei primi anni
di attivita', di
una tantum dalla
gestione attivi
a quella dei
pensionati che
presentava un
disavanzo dovuto,
si precisa, ai
regolamenti
uguali per le
due categorie.
Forse sfugge ad
Alfio Filosomi
che il bilancio
complessivo del
FSI ha sempre
avuto un saldo
positivo e il
disavanzo della
categoria emerge
solo per la
creazione delle
due gestioni.
Portarlo a
giustificazione
della
solidarieta'
intergenerazionale
e' fuori luogo.
Terzo punto.
Partendo dalla
divisione attivi
e quiescenti e
creando due
gestioni di cui
una ha un
bilancio
positivo e
l'altro negativo
il Fondo ha
inserito un
correttivo che
corrisponde al
giro contabile
annuale del 4%
che dopo i primi
anni, ritenuto
insufficiente,
e' stato portato
al 6%. Pero', in
linea con il
tenore omissivo
della lettera,
non viene
menzionato che
il giro
contabile e'
condizionato al
risultato
positivo della
sezione attivi.
Se si vuole
classificare
come solidarieta'
pseudo
intergenerazionale,
il riversamento
non dovrebbe
avere alcun
condizionamento.
Con l'ultimo
punto viene
infine
evidenziato che
alla conferma
dell'iscrizione
al Fondo, il
patrimonio
individuale del
neo pensionato
viene girato
alla sezione
pensionati.
Il giro e'
effettuato solo
e unicamente se
il neo
pensionato
conferma
l'iscrizione
altrimenti
l'importo rimane
nel patrimonio
degli attivi.
Due
considerazioni.
Non effettuare
il giro di chi
non conferma
l'iscrizione non
appare corretto,
il trasferimento
andrebbe
effettuato a
prescindere
dall'iscrizione.
La seconda.
Quale e' la
ragione di
considerare il
trasferimento
del patrimonio
come solidarieta'
intergenerazionale?
Anche qui e'
solo un giro
contabile
innescato dalla
divisione degli
iscritti.
La solidarieta'
intergenerazionale
non e' nulla di
quanto elencato
dal Alfio
Filosomi, perche'
la vera
solidarieta'
sarebbe stata
quella di
fornire le
prestazioni
sanitarie uguali
per tutti gli
iscritti
indipendentemente
dall'eta' o
altro.
La generica e
fumosa chiusura
della lettera
aziendale "solo
un clima di
dialogo e di
pacata
riflessione puo'
consentire la
messa in campo
di soluzioni
innovative sia
sul piano degli
accessi alla
cure e
all'assistenza,
sia in ordine ad
una piu' ampia
esigenza di
rinnovata
solidarieta' per
le fasce piu'
deboli...."
stride con il
passato le cui
iniziative hanno
solo e
unicamente
penalizzato la
categorie dei
pensionati che
sono da
annoverare tra
le fasce piu'
deboli.
Conclusione.
Classificare gli
iscritti del FSI
in due categorie
con le note
differenziazioni
e' stata una
scelta errata e
non in linea con
i principi che
l'assistenza
integrativa
dovrebbe avere
in questo caso.
Il ruolo del FSI
in ambito
sociale,
argomento
completamente
ignorato dal dr.
Alfio Filosomi,
come gia'
evidenziato, non
e' nelle logiche
che la societa'
civile richiede.
Un principio
universale che
dovrebbe essere
seguito e' la
copertura
sanitaria uguale
per tutti gli
iscritti ma
risulta
completamente
disatteso dal
Fondo.
Peraltro nella
mia lettera il
lato economico
era stato
marginalmente
considerato
poiche' come
dimostrato, il
FSI riceve
sostanzialmente
gli stessi
contributi sia
dall'iscritto
con
l'integrazione
aziendale che
dal pensionato.
La divisione
quindi ha
ragioni piu'
abbiette che per
deduzione
dovrebbero
essere
ricondotte alla
considerazione
dei pensionati
come un corpo
estraneo al FSI
da eliminare. Il
solo fatto di
essere stati
sempre iscritti
al Fondo e
contribuito per
30/40 anni alla
formazione del
patrimonio,
senza scomodare
la
classificazione
di fascia piu'
debole, il
pensionato
dovrebbe
ricevere un
minimo di
rispetto ed
attenzione
(sarebbe un suo
diritto
avrebbero detto
una volta i
sindacati).
Mascherare
l'impianto
divisionale con
semplici
chiacchiere
sapendo di dirle
ed evitando di
esaminare il
problema di
fondo mi induce
a proseguire con
alcune
specifiche
iniziative nel
portare alla
luce le
discrepanze.
Infine, con
riferimento alla
precisazione di
"piena
trasparenza",
citata nella
lettera
aziendale
nell'ambito
della
pubblicazione
delle analisi
attuariali, che
lascia supporre
che il FSI non
ha nulla da
nascondere,
rammento, forse
il Dr Alfio
Filosomi non e'
al corrente, che
i verbali del
CdA sono
segretati. Con
delibera del
14/10/2014 il
Consiglio di
Amministrazione
ha infatti
deciso con voto
unanime (una
compattezza che
lascia perplessi
e che invita ad
alcune
riflessioni) di
confermare il
fatto che i
verbali non
possono essere
portati a
conoscenza degli
iscritti. Questa
e' la
trasparenza
effettiva del
FSI, un
atteggiamento
quello della
negazione agli
iscritti del
diritto di
accesso agli
atti che e'
assolutamente
ingiustificabile.
Quale e' la
ragione? E non
mi si venga a
parlare a
sproposito di
privacy.
Una ultima
considerazione:
fornire risposte
parziali e una
visione di
comodo a
sostegno del
proprio operato
e' una linea
seguita con la
consapevolezza
di essere la
parte forte e
con la
presunzione di
ritenere
l'interlocutore
un semplice
iscritto privo
di seguito.
Sostenere le
predette tesi
aziendali in un
confronto
pubblico con un
professionista
qualificato
ritengo che
sarebbe molto
piu'
problematico per
le ripercussioni
sull'immagine
sia del relatore
che dell'Azienda.
Distinti saluti
Antonio De Rosa
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