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Il Fondo Sanitario Integrativo Intesasanpaolo - Un recente volantino CUB-SALLCA IntesaSanpaolo
 NESSUN TAGLIO PER NESSUNO SBLOCCHIAMO LE RISERVE, SALGA IL CONTRIBUTO AZIENDALE

 

 

Grazie a un amico che ci ha inviato il documento riproduciamo di seguito un volantino del 20 ottobre del CUB-SALLCA IntesaSanpaolo, organizzazione sindacale che da sempre condivide le lotte del personale in quiescenza per ottenere un miglior trattamento da una banca (marginali sono le opinioni delle OO.SS. presenti nel direttivo dell'ente.da sempre in posizione subordinata a IntesaSanpaolo)
Le osservazioni sono a nostro giudizio pienamente condivisibili e comunque tali da fornire una traccia al Consigliere presente nel Direttivo in quota pensionati (Filippo Vasta).
piazzascala.it (A. Izeta)


Il volantino del 20 ottobre 2019

 

Dopo essersi visti tagliare del 50% la quota differita, i quiescenti iscritti al Fondo Sanitario del Gruppo Intesa Sanpaolo devono ora preoccuparsi di vedersi ulteriormente ridurre le prestazioni o di dover sborsare ancora di piu' di quanto gia' versano.

Come avevamo gia' ipotizzato nel nostro precedente volantino, la perdita rilevata sulla gestione finanziaria delle riserve, dovuta ai mercati finanziari a fine 2018, viene ora usata come giustificazione per un intervento sulle condizioni economiche e/o sulle prestazioni dei quiescenti.

Ricordiamo che, al netto della gestione finanziaria, il risultato previdenziale 2018, (dato dalla differenza tra contributi e prestazioni, - Euro 5.675.314} e' peggiorato rispetto al 2017 (- Euro 4.857.218) di circa soli Euro 800.000, la meta' del peggioramento rilevato nei precedenti anni. Anche la spesa pro-capite per iscritto in quiescenza sembra sotto controllo, essendo aumentata nel 2018 solo del 2,31%.

Se la gestione complessiva ha subito un significativo impatto nel 2018, bisogna anzitutto ricordare che negli anni precedenti la gestione finanziaria aveva contribuito alla creazione di un plusvalore che e' stato accantonato. Attualmente le riserve del comparto quiescenti ammontano a oltre Euro 35 milioni e solo negli ultimi due anni il surplus di bilancio ha consentito maggiori riserve per oltre Euro 4 milioni. Perche' non sono sfate utilizzate invece di penalizzare ali iscritti?

Purtroppo, le regole di bilancio previste dallo Statuto prevedono forti limitazioni all'uso delle riserve (ma tutti sanno bene che queste regole sono modificabili anche rapidamente quando si vuole...). In altre parole: quando i mercati finanziari vanno bene si accumula ma se vanno male non si utilizzano le riserve degli anni precedenti. Come dire: la quota differita e' legata alla volatilita' dei mercati finanziari!  Assurdo.

Ma allora perche' tutta questa concitazione nel voler rivedere le regole, ovviamente in senso peggiorativo?

Perche' l'azienda si e' preoccupata di produrre una serie di documenti che conducono inesorabilmente alla necessita' di intervenire, tagliando prestazioni o aumentando le quote di partecipazione?

Tanto fumo e poco arrosto che distolgono l'attenzione dall'unico dato incontrovertibile: il contributo aziendale e' sceso di quasi mezzo milione di euro ogni anno.

Alcune simulazioni evidenziano un eventuale problema di sostenibilita' non prima di 7/8 anni, ma certamente le dinamiche occupazionali porteranno sempre piu' verso una riduzione della quota degli attivi sul totale degli aderenti. e' quindi essenziale che venga richiesto che l'Azienda continui almeno a versare quello che ha sempre versato, anche se sarebbe da prevedere un progressivo aumento che tenga conto dell'oggeftivo incremento dei costi dell'assistenza sanitaria.

Che la gestione dei quiescenti sia strutturalmente deficitaria e' indubitabile e infatti I fondi sanitari si fondano sul principio di mutualita' intergenerazionale. Proprio in questo senso andrebbero poi cambiati i meccanismi di utilizzo delle riserve, che devono poter essere utilizzate in casi come quello dello scorso anno, dove l'evidente volatilita' dei mercati finanziari ha avuto un impatto fortemente negativo!

    Per quanto detto sopra, ci sembra evidente il tentativo aziendale di procedere con un
peggioramento dell'offerta
che viene “venduto" anche come risposta (sbagliata) alle proteste di alcuni quiescenti che hanno fatto notare come le contribuzioni siano troppo onerose.

A nostro avviso e' assolutamente prematuro agire in modo cosi' drastico. Quello che le Fonti Istitutive (per quanto questo termine non sia previsto sul piano normativo...) dovrebbero fare e' ben altro, ovvero:

-                   Ripensare l'uso delle riserve: l'attuale impostazione prevede un tetto massimo di trasferimento alla gestione in caso di deficit, ma occorre modificare gli attuali limiti.

-                   Creare un nuovo fondo rischi nel quale far confluire gli extra-rendimenti della gestione finanziaria per eliminare, o almeno contenere, volatilita' avverse che si possono realizzare negli anni futuri.

-                   Modificare le modalita' di imputazione del risultato di esercizio sia in caso di surplus (riserva e fondo rischi), che in caso di disavanzo, considerando separatamente la gestione previdenziale (differenza tra contributi e prestazioni) dalle altre (finanziaria in primis).

-                   Rivedere il meccanismo del contributo di solidarieta': il limite di trasferimento definito in base al surplus complessivo della gestione degli attivi andrebbe rivisto per consentire, con mercati negativi, l'utilizzo del neocostituito fondo rischi.

-                   Eliminare l'odiosa “quota differita”: se questo meccanismo aveva una sua ragione nel momento dell'integrazione di numerosi colleghi infragruppo, ora la situazione si e' stabilizzata, e' in buona misura prevedibile e opera entro margini sufficientemente ampi per consentire una liquidazione immediata dell'intero importo rimborsabile.

-                   Ridare poteri al CdA: in questo momento, statutariamente, svolge un ruolo troppo marginale, tenuto conto che e' l'unico organo eletto da tutti gli iscritti.

Infine, sempre le Fonti Istitutive dovrebbero forse riconsiderare la loro posizione di chiusura nei confronti dei ricorrenti nella causa che tiene sospesi 37 milioni di riserve dell'ex Cassa Intesa. Il ricorso in Cassazione molto difficilmente sconfessera' i due precedenti gradi di giudizio che hanno visto l'Azienda soccombere.  Peraltro, anche i ricorrenti, ex Consiglieri della Cassa, dovrebbero rivedere e attualizzare nell'attuale scenario una proposta transattiva che possa avere un effetto concreto sul comparto dei quiescenti. Inoltre, li invitiamo a porre massima attenzione al tentativo in atto di un intervento statutario in emergenza e peggiorare ulteriormente la gestione dei quiescenti, che vanificherebbe il loro tenace operato.

Come nota a latere, evidenziamo che le autoproclamate Fonti Istitutive si arrogano comunque il diritto di modificare i diritti di iscritti per i quali non hanno un mandato di rappresentanza... Per quanto possa sembrare a qualcuno noioso e ripetitivo, e' un altro, ennesimo effetto della cronica mancanza di democrazia e di rappresentativita' nel nostro settore.

In generale, in presenza di una progressiva tendenza allo smantellamento del welfare sanitario nazionale, invece di toccare sempre le regole, sarebbe opportuno procedere ad efficientare le prestazioni, eliminando palesi sprechi ed utilizzi ingiustificati al fine di ampliare, e non restringere, le coperture assistenziali!

E poi ricordiamo a tutti gli iscritti attivi che salvaguardare i diritti dei quiescenti vuol dire occuparsi del proprio futuro perche' speriamo tutti di arrivare a far parte della gestione dei quiescenti!


C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo