Dopo essersi
visti tagliare
del 50% la quota
differita, i
quiescenti
iscritti al
Fondo Sanitario
del Gruppo
Intesa Sanpaolo
devono ora
preoccuparsi di
vedersi
ulteriormente
ridurre le
prestazioni o di
dover sborsare
ancora di piu'
di quanto gia'
versano.
Come avevamo gia'
ipotizzato nel
nostro
precedente
volantino, la
perdita rilevata
sulla gestione
finanziaria
delle riserve,
dovuta ai
mercati
finanziari a
fine 2018, viene
ora usata come
giustificazione
per un
intervento sulle
condizioni
economiche e/o
sulle
prestazioni dei
quiescenti.
Ricordiamo che,
al netto della
gestione
finanziaria, il
risultato
previdenziale
2018, (dato
dalla differenza
tra contributi e
prestazioni, -
Euro 5.675.314}
e' peggiorato
rispetto al 2017
(- Euro
4.857.218) di
circa soli Euro
800.000,
la meta'
del
peggioramento
rilevato nei
precedenti anni.
Anche la spesa
pro-capite per
iscritto in
quiescenza
sembra sotto
controllo,
essendo
aumentata nel
2018 solo del
2,31%.
Se la gestione
complessiva ha
subito un
significativo
impatto nel
2018, bisogna
anzitutto
ricordare che
negli anni
precedenti la
gestione
finanziaria
aveva
contribuito alla
creazione di un
plusvalore che
e' stato
accantonato.
Attualmente le
riserve del
comparto
quiescenti
ammontano a
oltre Euro
35 milioni
e
solo negli
ultimi due anni
il surplus di
bilancio ha
consentito
maggiori riserve
per oltre Euro
4 milioni.
Perche' non sono
sfate utilizzate
invece di
penalizzare ali
iscritti?
Purtroppo, le
regole di
bilancio
previste dallo
Statuto
prevedono forti
limitazioni
all'uso delle
riserve (ma
tutti sanno bene
che queste
regole sono
modificabili
anche
rapidamente
quando si vuole...).
In altre parole:
quando i mercati
finanziari vanno
bene si accumula
ma se vanno male
non si
utilizzano le
riserve degli
anni precedenti.
Come dire:
la quota
differita e'
legata alla
volatilita' dei
mercati
finanziari!
Assurdo.
Ma allora perche'
tutta questa
concitazione nel
voler rivedere
le regole,
ovviamente in
senso
peggiorativo?
Perche'
l'azienda si e'
preoccupata di
produrre una
serie di
documenti che
conducono
inesorabilmente
alla necessita'
di intervenire,
tagliando
prestazioni o
aumentando le
quote di
partecipazione?
Tanto fumo e
poco arrosto che
distolgono
l'attenzione
dall'unico dato
incontrovertibile:
il contributo
aziendale e'
sceso di quasi
mezzo milione di
euro
ogni anno.
Alcune
simulazioni
evidenziano un
eventuale
problema di
sostenibilita'
non prima di 7/8
anni,
ma certamente le
dinamiche
occupazionali
porteranno
sempre piu'
verso una
riduzione della
quota degli
attivi sul
totale degli
aderenti. e'
quindi
essenziale che
venga richiesto
che
l'Azienda
continui almeno
a versare quello
che ha sempre
versato, anche
se sarebbe
da
prevedere un
progressivo
aumento che
tenga conto
dell'oggeftivo
incremento dei
costi
dell'assistenza
sanitaria.
Che la gestione
dei quiescenti
sia
strutturalmente
deficitaria e'
indubitabile e
infatti I fondi
sanitari si
fondano sul
principio di
mutualita'
intergenerazionale.
Proprio in
questo senso
andrebbero poi
cambiati i
meccanismi di
utilizzo delle
riserve, che
devono poter
essere
utilizzate in
casi come quello
dello scorso
anno, dove
l'evidente
volatilita' dei
mercati
finanziari ha
avuto un impatto
fortemente
negativo!
Per quanto detto
sopra, ci sembra
evidente il
tentativo
aziendale di
procedere con un
peggioramento
dell'offerta
che viene
“venduto" anche
come risposta (sbagliata)
alle proteste di
alcuni
quiescenti che
hanno fatto
notare come le
contribuzioni
siano troppo
onerose.
A nostro avviso
e' assolutamente
prematuro agire
in modo cosi'
drastico.
Quello
che le Fonti
Istitutive (per
quanto questo
termine non sia
previsto sul
piano normativo...)
dovrebbero fare
e' ben altro,
ovvero:
-
Ripensare l'uso
delle riserve:
l'attuale
impostazione
prevede un tetto
massimo di
trasferimento
alla gestione in
caso di deficit,
ma occorre
modificare gli
attuali limiti.
-
Creare un
nuovo fondo
rischi nel quale
far confluire
gli extra-rendimenti
della gestione
finanziaria
per eliminare, o
almeno contenere,
volatilita'
avverse che si
possono
realizzare negli
anni futuri.
-
Modificare le
modalita' di
imputazione del
risultato di
esercizio
sia in
caso di surplus
(riserva e fondo
rischi), che in
caso di
disavanzo,
considerando
separatamente la
gestione
previdenziale
(differenza
tra contributi e
prestazioni)
dalle altre
(finanziaria
in primis).
-
Rivedere il
meccanismo del
contributo di
solidarieta':
il
limite di
trasferimento
definito in base
al surplus
complessivo
della gestione
degli attivi
andrebbe rivisto
per consentire,
con mercati
negativi,
l'utilizzo del
neocostituito
fondo rischi.
-
Eliminare
l'odiosa “quota
differita”:
se
questo
meccanismo aveva
una sua ragione
nel momento
dell'integrazione
di numerosi
colleghi
infragruppo, ora
la situazione si
e' stabilizzata,
e' in buona
misura
prevedibile e
opera entro
margini
sufficientemente
ampi per
consentire una
liquidazione
immediata
dell'intero
importo
rimborsabile.
-
Ridare poteri al
CdA:
in questo
momento,
statutariamente,
svolge un ruolo
troppo marginale,
tenuto conto che
e' l'unico
organo eletto da
tutti gli
iscritti.
Infine, sempre
le Fonti
Istitutive
dovrebbero forse
riconsiderare la
loro posizione
di chiusura nei
confronti dei
ricorrenti nella
causa
che tiene
sospesi
37 milioni di
riserve
dell'ex
Cassa Intesa. Il
ricorso in
Cassazione molto
difficilmente
sconfessera' i
due precedenti
gradi di
giudizio che
hanno visto
l'Azienda
soccombere.
Peraltro,
anche i
ricorrenti, ex
Consiglieri
della Cassa,
dovrebbero
rivedere e
attualizzare
nell'attuale
scenario una
proposta
transattiva
che possa avere
un effetto
concreto sul
comparto dei
quiescenti.
Inoltre,
li invitiamo a
porre massima
attenzione al
tentativo in
atto
di un
intervento
statutario in
emergenza e
peggiorare
ulteriormente la
gestione dei
quiescenti, che
vanificherebbe
il loro tenace
operato.
Come nota a
latere,
evidenziamo che
le
autoproclamate
Fonti Istitutive
si arrogano
comunque il
diritto di
modificare i
diritti di
iscritti per i
quali non hanno
un mandato di
rappresentanza...
Per quanto possa
sembrare a
qualcuno noioso
e ripetitivo,
e' un altro,
ennesimo effetto
della cronica
mancanza di
democrazia e di
rappresentativita'
nel nostro
settore.
In generale, in
presenza di una
progressiva
tendenza allo
smantellamento
del welfare
sanitario
nazionale,
invece di
toccare sempre
le regole,
sarebbe
opportuno
procedere ad
efficientare le
prestazioni,
eliminando
palesi sprechi
ed utilizzi
ingiustificati
al fine di
ampliare, e non
restringere, le
coperture
assistenziali!
E poi ricordiamo
a tutti gli
iscritti attivi
che
salvaguardare i
diritti dei
quiescenti
vuol dire
occuparsi del
proprio
futuro
perche'
speriamo
tutti di
arrivare a far
parte della
gestione dei
quiescenti!
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Intesa Sanpaolo |