Crediamo che tutti conoscano la storia della
Cassa Sanitaria Intesa, sorta all'atto della
nascita di Intesa BCI , caratterizzata da un
apprezzabile funzionamento e da una completa
solidarieta' intergenerazionale.
Successivamente, all'atto della fusione con Sanpaolo, la
nuova Intesasanpaolo ha subito approfittato
dell'occasione per sostituire un ente che
funzionava (la vecchia Cassa Sanitaria) con la
normativa della cassa del
Sanpaolo (il nuovo Fondo Sanitario
Integrativo), penalizzante per il personale
in quiescenza a causa della separazione di iscritti in servizio e in
pensione: in tal modo e' stata limitata la piena solidarieta' intergenerazionale e
sono state introdotte le cosiddette
quote differite che, pur in vigore per le
sole prestazioni a rimborso, stanno
causando ai pensionati tanti problemi in sede di
dichiarazione dei redditi senza contare che
potrebbero obbligarli a pagare una quota
aggiuntiva alla contribuzione annuale.
Per cercare di modificare lo stato di fatto
tre consiglieri della Cassa hanno impugnato
- nell'interesse del personale in quiescenza
-
la delibera di trasferimento al Fondo
Sanitario di ca. 30/mln. di liquidita': da
osservare che la cifra costituisce meno di
un quinto delle riserve complessive,
quantificabili in oltre 160/mln. e che i
tribunali hanno dato ragione agli attori .
Ciononostate la Cassa ha presentato ricorso
in Cassazione, che quasi sicuramente verra' respinto con una perdita ulteriore di soldi
degli iscritti.
Nonostante questa mossa, che condividiamo in
pieno, abbia solo un valore morale in quanto non provoca danni finanziari al
Fondo, qualcuno ha osservato che era
sbagliata in quanto quei 30/mln. potevano
essere utilizzati e non immobilizzati: per
quanto ovvio l'osservazione e' risibile data
la modestia della cifra (30/mln. su 160/mln.totali). Infatti il
tentativo dei tre colleghi cercava e cerca
ancora solo di "convincere"
la controparte ad abbandonare
l'atteggiamento vessatorio nei confronti del
personale in quiescenza: tuttavia la pervicace
ostinazione di Banca e Sindacati ha respinto
sdegnosamente la proposta di conciliazione
dei tre colleghi che contavano di ottenere
un'accettazione quantomeno parziale delle
loro richieste.
Di seguito presentiamo una nota di uno dei
consiglieri opponenti, Sergio Marini, che in
occasione del C.d.A. del 4 giugno ha
espresso voto contrario all'approvazione del
bilancio della Cassa Sanitaria: e' opportuno che si conosca
il reale oggetto del contenderea
in quanto sull'argomento abbiamo visto
molte considerazioni inappropriate, anche da
parte di chi riteneva di essere ferrato
sulla questione.
Il
Consigliere Marini rende la
seguente dichiarazione di
voto, anche a nome degli
altri Consiglieri che qui
rappresentano i "pensionati":
Tali
procedure non sono state
rispettate nella delibera
del Consiglio del 18 ottobre
2010, delibera
successivamente annullata
dal Tribunale di Milano con
sentenza di I grado del 27
giugno 2014 e dalla Corte
d'appello di Milano con
sentenza n.3030/17 del 29
giugno 2017; su ricorso
presentato dalle controparti,
la vertenza e' stata radicata
presso la Suprema Corte di
Cassazione. Il Consigliere Sergio Marini conclude il suo intervento affermando che il Consiglio di Amministrazione della Cassa Sanitaria Intesa, con l'approvazione in via definitiva del Bilancio 2016, esercita un potere che non gli e' stato attribuito dallo Statuto e si riserva, ricorrendone i presupposti, di valutare la possibilita' di impugnare la presente delibera; egli resta in ogni caso disponibile ad esaminare proposte di conciliazione che possano porre fine al contenzioso in essere; inoltre ricorda che una proposta di transazione in tal senso e' stata formulata dai ricorrenti sia in questo Consiglio, sia nel corso della prima udienza tenutasi presso il Tribunale a Milano nel giudizio di I grado, oltreche' nella recente udienza di Appello in II grado, presso il medesimo Tribunale, prima della pronuncia in appello dello stesso Tribunale a favore dei ricorrenti. Sergio Marini Milano, 4 giugno 2019
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