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Il Fondo Sanitario Integrativo Intesasanpaolo

 
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SI - RUOLO SOCIALE

Riportiamo di seguito la lettera con cui il collega Antonio De Rosa - che gia' in passato si e' distinto per i suoi tentativi di ottenere dal Fondo un miglior trattamento per i quiescenti - agli organi direttivi di Intesa Sanpaolo e FSI: da parte nostra  approviamo in ogni loro parte le sue osservazioni: invitiamo i nostri visitatori ex Comit a condividere lo scritto per informare quante piu' persone possibile della situazione del personale in pensione, eticamente non in linea con un istituto di credito che si professa banca etica per eccellenza.
piazzascala.it

ROMA, 21 GENNAIO 2021 - Apprendo con piacevole sorpresa la decisione del FSI di procedere alla liquidazione totale delle fatture
relative al 2020, cioe'  senza operare la trattenuta (la cosiddetta differita) che sarebbe stata erogata a giugno 2021 in funzione delle risultanze positive di bilancio. Fattore determinante per attuare il provvedimento e'  stato certamente il coronavirus che ha influito in modo significativo sulle richieste di prestazioni sanitarie riducendole drasticamente.
Tale estemporanea variazione una tantum del regolamento offre uno spunto per alcune riflessioni sia sullo specifico argomento ma sopratutto sul ruolo sociale del FSI nell'ambito dell'assistenza sanitaria integrativa che il Responsabile Direzione Affari Sindacali e Politiche del lavoro sembra ignorare.
La disposizione "quota differita"  (retaggio della cassa sanitaria Sanpaolo Imi) appare oggi anacronistica. La conferma la si puo' ricercare nell'andamento dei 10 anni di attivita'  del Fondo considerando i dati complessivi (un accumulo di circa 200 mil. di euro quasi da impresa finanziaria). Effettuare trattenute dai singoli rimborsi a copertura del possibile disavanzo annuale oggi appare superfluo ed e'  solo un grande impegno amministrativo con un'infinita'  di problematiche in fase di denuncia dei redditi. L'eventuale squilibrio di bilancio potrebbe essere recuperato in altro modo come ad esempio postare l'eccedenza del 2020 a garanzia dell'ipotetico risultato negativo dell'anno 2021 e successivi anziche'  incrementare il gia'  corposo patrimonio.
La questione piu'  importante che va esaminata in termini oggettivi e'  invece il ruolo del FSI quale componente della sanita'  integrativa. In una visione generale, e'  innegabile che esso svolge un'importante funzione sociale e la sua istituzione certamente non puo'  essere ricondotta semplicemente ad un benefit per il personale secondo l'enunciato "assistenza sanitaria uguale salario". Tuttavia FSI non si pone in linea con lo spirito di un Ente che, senza fini di lucro, svolge un'attivita'  di assistenza sanitaria integrativa in ambito sociale.
Facendo riferimento all'articolo 2 dello statuto che cosi'  recita:
"Il Fondo Sanitario, privo di fini di lucro, nell'ambito dei valori mutualistici e di solidarieta'  sociale, ha scopo esclusivamente assistenziale ed e'  preposto ad erogare agli iscritti ed ai rispettivi familiari prestazioni integrative e sostitutive di quelle fornite dal Servizio Nazionale Sanitario anche in caso di perdita dell'autosufficienza, con rimborsi operati in via diretta, ovvero, in tutto o in parte, per il tramite di polizze di assistenza sanitaria, di cui risulti o si renda contraente"
la divisione degli iscritti in due categorie con prestazioni diverse, oggettivamente in contrasto con quanto riportato nell'
articolo, e'  un dato di fatto che per l'Azienda e le OO.SS. risulta inamovibile (piu'  facile fare un viaggio con lo shuttle sulla luna che avere tutti gli iscritti alla pari). Sull'argomento ovviamente sono i pensionati quelli che si lamentano poiche'  penalizzati nelle prestazioni e gia'  perche'  la divisione degli iscritti (ancorche'  la logica di assistenza sanitaria senza finalita'  di lucro suggerirebbe una sola categoria), non ha come base un fattore correlato direttamente o indirettamente alla salute, quale ad esempio l'eta'
 anagrafica, o categorie di patologie, ma la posizione sociale "in servizio"  o "in quiescenza"  e peraltro tutte le richieste di rivedere tale incongruenza sono rimaste prive di riscontro e soprattutto mai messe all'ordine del giorno per una discussione. La segretazione dei verbali del CdA , votato da tutti i Consiglieri all'unanimita' , rientra nella stessa logica.
L'attenzione sanitaria che viene riservata in modo concreto dal SSN a chi e'  avanti con l'eta'  anagrafica, maggiormente in questo particolare momento di pandemia (la somministrazione del vaccino ad esempio e'  stata riservata per primo agli anziani), non trova riscontro nell'atteggiamento del FSI che indipendentemente dall'eta'  relega i pensionati in quanto tali in un ghetto con penalizzazioni. I segnali di malessere della categoria pensionati trova conferma nella percentuale di rinuncia all'assistenza sanitaria dei dipendenti all'atto di collocamento in quiescenza che nel 2019 e'  stata del 25,2 per cento (n. 355 su un totale di 1.410 ) e nei 243 pensionati, che trascorsi 3 anni hanno deciso di recedere dal FSI (dati bilancio 2019). Queste defezioni cosi'  alte, in un periodo di maggiore necessita'  sanitaria, dovrebbero imporre delle riflessioni, identificare le cause e inserire i correttivi avendo presente che il fine del Fondo e'  un'assistenza sanitaria senza obiettivi di lucro.
Se poi si approfondisce il fenomeno con una semplice analisi, si rileva che chi abbandona il Fondo e'  il quiescente che non ha problemi sanitari immediati (dal punto di vista del bilancio il saldo contribuzionicosto prestazioni e'  a favore del Fondo) mentre rimane chi ha patologie importanti cioe'  chi ha un peso maggiore sui costi.
La domanda che "sorge spontanea"  e' : ma a quale principio si e'  fatto riferimento in fase di costituzione del FSI? Principio che, si deduce, e'  tutt'ora valido per chi e'  "al comando"  cioe'  ad Alfio Filosomi considerato il suo ruolo, anche perche'  non e'  stata effettuata alcuna modifica strutturale se non peggiorativa per i quiescenti.
Una risposta (peraltro fornita anche da una specifica O.S. che teoricamente sarebbe piu'  vicina alla persona ma nei fatti non lo e') va ricercata nella circostanza che il FSI e'  frutto di un accordo sindacale per il personale in servizio, il pensionato viene eccezionalmente accettato nel FSI e come tale va considerato non essendoci nessun obbligo di ricomprenderlo negli iscritti. La disponibilita'  del FSI e'  solo fornire una copertura sanitaria che deve essere accettata dal quiescente alle condizioni stabilite ancorche'  penalizzanti e su cui non puo'  intervenire non avendo alcuna voce negli organi decisionali (Fonti Istitutive - Organo che appare da setta segreta).
Una seconda ragione potrebbe essere ricercata nella cinica deduzione che il pensionato "costa di piu'"  in quanto ha piu'  probabilita'  di ammalarsi poiche'  in eta'  avanzata.
Quest'ultima considerazione e'  verosimilmente quella piu'  aderente alla realta'. La divisione delle due categorie infatti viene replicata nell'aspetto economico con due specifici bilanci a dimostrazione che i pensionati sono a costo piu'  alto (per una sorta di obbligo morale non essendo possibile escluderli, i quiescenti sono accettati nel Fondo ma con pesanti limitazioni). La solidarieta'
 intergenerazionale, secondo chi ha partecipato alla costituzione del FSI, e'  da ricondurre al semplice giro contabile annuale dalla sezione attivi (peraltro solo a fronte di risultati positivi di quest'ultimi) (documento "Regole in materia di Assistenza Sanitaria Integrativa"  del 1/1/2016) quando invece, in relazione all'oggetto che e'  la sanita', il termine avrebbe dovuto essere considerato in altra accezione. Dalla Treccani "Solidarieta' : ....  In senso piu'  ampio, su un piano etico sociale, rapporto di fratellanza e di reciproco sostegno che collega i singoli componenti di una collettivita'  nel sentimento appunto di questa loro appartenenza a una societa'  medesima e nella coscienza dei comuni interessi e delle comuni finalita'  ...."
Un' altra evidenza completamente ignorata dall'Azienda e da chi si professa a difesa degli iscritti, e'  la contribuzione che riceve il FSI. Tirando le somme si rileva che per gli iscritti delle due categorie la contribuzione e'  sostanzialmente uguale (attivi 1% su retribuzione lorda piu'  intervento aziendale, quiescenti 3% su pensione lorda). Per un importo di 60.000 euro (reddito o pensione) il FSI riceve addirittura di piu'  dal pensionato. Questo presupposto si dovrebbe riflettere sugli iscritti ma non e'  cosi' : le prestazioni, le percentuali di rimborso e i plafond sono per il pensionato decisamente inferiori a quelle dell'iscritto in servizio. Peraltro esiste un limite massimo su cui calcolare la contribuzione e chi percepisce retribuzione/pensione superando tale limite ottiene un risparmio significativo che va in contrasto sia con la solidarieta'  reale (ognuno contribuisce in relazione al proprio reddito) e sia con il tanto decantato equilibrio finanziario. Cosa ne dice Alfio Filosomi?
In ambito economico la strada maestra che condiziona tutta l'operativita'  e'  l'equilibrio finanziario, che pero'  non risulta "al servizio"  delle prestazioni sanitarie degli iscritti. L'ingente patrimonio ottenuto induce a ritenere che l'attivita'  e'  finalizzata ad accumulare ricchezza fine a stessa non ad utilizzarla per fornire assistenza sanitaria agli iscritti (tutti). Lo studio attuariale commissionato dall'Azienda/FSI con riferimento temporale a 30 anni appare ridicolo e serve probabilmente solo a giustificare le scelte da effettuare.
Oltretutto le previsioni quasi catastrofiche evidenziate dallo studio nei vari anni sono smentite dal patrimonio accumulato.
In quadro di oculatezza economica peraltro non si tiene conto della incongruenza sulle contribuzioni previste per il familiare non fiscalmente a carico. Il FSI infatti non considera l'effettiva retribuzione del familiare economicamente autonomo, pertanto se quest'ultimo ha un reddito di poco superiore a 2.850,51 (4.000 se di eta'  inferiore a 24 anni) o ad esempio 40.000 il contributo e'  il medesimo poiche'  e'  calcolato sul reddito/pensione dell'iscritto principale. L'incongruenza e'  ancora piu'  marcata se si considera che il limite minimo (preso in prestito dalle regole fiscali) e'  totalmente inadeguato all'attualita'  e in genere chi lo supera di poco e'  il proprio figlio che ha effettuato brevi lavoretti. Evidenzio ancora l'ennesima penalizzazione per il quiescente la cui percentuale nel 2014 e'  stata portata da 0,90% a 1,50% della pensione lorda.
Una ulteriore breve considerazione. Se si entra nel merito dell'argomento si rileva che se il reddito dell'iscritto in servizio e'  ad esempio di 40.000 la contribuzione del familiare non a carico sara'  di 360 (0,90%) e sul mercato una polizza sanitaria privata con piu'  o meno le caratteristiche del FSI ha un costo di ca. 700/800 euro. Come si concilia questa incoerenza con l'equilibrio finanziario?
Un riferimento specifico va riservato alla causa intentata da alcuni consiglieri della vecchia Cassa Sanitaria Intesa che peraltro aveva una sola categoria di iscritti, nessuna divisione. Il "passo falso"  della Banca che riteneva di poter chiudere la Cassa Sanitaria Intesa con un semplice accordo sindacale mentre era necessario la volonta'  dell' "Assemblea degli iscritti"  ha quindi generato un'
azione legale. La presunzione di poter agire indisturbati essendo parte dominante questa volta non ha funzionato come quando nel 2015 l'Azienda ha ribaltato la quota aziendale del FSI di ca. 1.000 euro sull'esodato a cui era stata spostata la data di collocamento in pensione. Il dr. Alfio Filosomi dovrebbe rammentare. Lo sconcerto che emerge sulla questione riguarda l'ostinazione della Banca/FSI a non trovare un accordo tenendo bloccati all'attualita'  ca. 38 milioni. Dopo due sentenze a favore dei consiglieri ex cassa, in qualsiasi contenzioso la parte soccombente cercherebbe una conciliazione. Cosa fa invece la Banca, ricorre in cassazione ignorando totalmente le proposte di accordo presentate dagli attori. In qualsiasi altra Azienda il gestore della vicenda legale verrebbe rimosso immediatamente. La ragione di continuare il contenzioso non trova alcun motivo valido. L'atteggiamento della Banca e'  quindi una presa di posizione ideologica in funzione del fatto che i 38 mil sono degli iscritti al FSI non certo dell'Azienda.
Inoltre nel quadro contabile patrimoniale del FSI parrebbe che non siano stati ancora girati 3/mil relativi alla Cassa Sanitaria Sanpaolo. Le eventuali motivazioni a mantenere il sospeso, a distanza di 10 anni, credo che si possano ritenere ormai superate.
Non penso che le mie evidenze si possano ritenere strumentali e polemiche anche perche' , a differenza di chi ha delle remore ad esporre la reale situazione in ragione del proprio ruolo in una logica di allineamento, sono senza condizionamenti non avendo alcuna linea precostituita da terzi. Le OO.SS. che dovrebbero incidere in modo decisivo nel FSI si muovono solo per il personale in servizio facendo attenzione a non uscire dal coro.
Sono fiducioso che la Banca/FSI mi dia una risposta che spero sia esaustiva e pertinente non come quella del 06/05/2013 a firma di Alfio Filosomi sul ribaltamento quota aziendale sull' esodato che per opportunita'  allego unitamente alla mia replica del 18/11/2013. I sintomi dell'alzheimer non sono ancora comparsi.
In sintesi il modo di interpretare e gestire la sanita'  integrativa da parte FSI ritengo che non sia aderente alle linee guida dei Fondi Sanitari Integrativi e tanto meno al comune sentire della societa'  civile. Nel caso di un eventuale servizio giornalistico di  approfondimento sull'assistenza sanitaria integrativa, il FSI, ancorche'  Ente autonomo, potrebbe avere delle valutazioni non certo lusinghiere con ricadute d'immagine per un'Azienda che si pone ufficialmente sempre con un'attenzione al sociale.
Distinti saluti
Antonio De Rosa
 








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