Viaggio in Libia
di
Filippo Furia
07 novembre (ottava puntata)
Lungo sonno e dopo tanti giorni risveglio a giorno fatto, non ci
sono piu' quei rumori del mattino cui ero abituato, c'e' il
frastuono del traffico cui devo riabituarmi; dal balcone della mia
stanza al decimo piano godo di un bel panorama sulla nuova Tripoli,
sul suo bel lungomare, e ovviamente sul mare che con il suo azzurro
e le sue spume bianche quasi colpisce i miei occhi non piu' avvezzi!
Facciamo colazione e poi si prepara un altro momento di melanconia,
il gruppo si divide, o meglio io mi divido dal gruppo che rientra in
Italia, per me c'e' ancora un'altra pagina da vivere e da raccontare
di questa breve ma intensa avventura. Ciao a tutti, ciao Camilla, a
te un grazie particolare per avermi consentito di replicare il
tormentone di tanti viaggi con il saluto a Camilla quella di
famiglia, ciao Sara, ragazza dal fresco sorriso, ciao Alberta,
signora della cheche cui auguro di non bruciare tutti questi
risparmi di serenita', ciao Marina, a quando il prossimo viaggio?,
ciao Gilberte; ci si lascia con l'impegno di sempre, che come sempre
forse non verra' mantenuto, ci rivediamo a Trento per una cena, per
rivivere tutti insieme questa splendida parentesi in uno dei posti
piu' affascinanti del mondo. E' un augurio sentito, chissa'!!!!
Buongiorno Kalifa, mio nuovo compagno, mio driver nella corsa verso
il passato, che mi appresto a vivere tutto solo, alla ricerca di
antichi splendori, di nuove emozioni, moderno viandante travestito
da turista. Leptis Magna, la citta' dalle ombre bianche, mi accoglie
con una splendida giornata, sole caldo e un venticello fresco, il
Beheri, clima ideale per godere la visita a questo ennesimo
patrimonio dell'umanita'. L'impossibilita' di usare la videocamera
se mi impedira' domani di "rivisitare" questi luoghi mi consentira'
oggi di godere appieno delle sensazioni immediate che sapra' darmi.
Un breve vialetto introduce in questa che viene definita la piu'
grandiosa citta' romana d'Africa e gia' dall'alto di una scalinata
e' possibile spaziare con lo sguardo sui ruderi di questo tesoro,
che presentano subito in primo piano un maestoso e trionfale arco
dedicato a Settimio Severo, l'imperatore romano qui nato, che
dedico' parte della sua vita a rendere la sua citta' piu' bella di
una reggia. Non staro' qui a dettagliarvi cio' che resta, cerchero'
solo di portarvi con me, seguitemi lungo il demanio in questo veloce
itinerario, chiudete gli occhi e cercate di immaginare. Entriamo
dalla zona delle Terme, ricca di piscine, palestre e... latrine con
sedili in splendido marmo cipollino (che civilta' questi romani!),
laggiu' si erge il Ninfeo, un grande tempio dedicato alle Ninfe, da
dove parte una lunga via di collegamento con la zona del porto, una
via Colonnata, che al tempo doveva essere splendida, un lungo
portico di marmi pregiati. Lungo questa strada attraverso un grande
portale si accede al Foro dei Severi, stupenda e monumentale piazza
su cui si aprivano tante botteghe che a giudicare dalla ricchezza
dei decori dovevano essere un po' le maison del tempo. Tutta la
piazza e' piena di queste artistiche e raffinate decorazioni con una
figura dominante su tutte, la testa della Medusa, che orna tutti i
capitelli delle colonne con la sua capigliatura raccapricciante, con
la sua immagine terrifica, chissa' perche' proprio la Medusa in
contrasto con tanta maestosa bellezza, ignoro il motivo. Sul lato
corto della piazza ancora una grande porta che immette nella
basilica severiana, un edificio maestoso, ricchissimo di
meravigliosi particolari, dalle colonne di marmo rosa ai superbi
altorilievi pieni di figure femminili, di tralci d'uva e di foglie,
dai pavimenti in marmo fino ai due absidi contrapposti. Magnificenza
assoluta e tale da non farmi resistere alla voglia di trasgressione,
sono completamente solo in questo luogo dove sacralita' e grandezza
artistica si fondono e furtivamente rubo con la video qualche
frammento di immagine per serbarne il ricordo. Superata una porta
detta bizantina, mi avvio verso il vecchio Foro, il luogo pubblico
per eccellenza delle vecchie citta' romane, dove si trattavano gli
affari, si amministrava la giustizia nella curia, dove si viveva
insomma; nella grande piazza due templi dedicati a chi doveva
appunto vigilare sugli affari della citta', uno dedicato al divo
Augusto, l'altro al libero padre (se ho capito bene dovrebbe essere
Bacco). L'immagine d'insieme e' coinvolgente, sembra quasi di essere
al centro di questa "folla di uomini' vestiti delle loro tuniche
bianche e intenti ai loro discorsi, ai loro affari; pochi passi
soltanto e l'incanto della fantasia lascia il posto all'incanto
della realta' di un mare azzurro, di onde continue che si infrangono
sul bagnasciuga con toni quasi musicali. E' un momento di grande
atmosfera, un momento di grande calore interiore! Dal mare di nuovo
verso l'interno con quello strano obelisco a fare da riferimento (un
monumento forse ad una divinita' punica), si incontra prima un
delizioso tempio, quasi intatto nel colonnato, dedicato a Serapide e
poi un nuovo spazio grandioso, enorme, affascinante e di intrigante
interesse: il mercato. Spazio originale e razionale, come i mille
particolari testimoniano, dai banchetti con le basi decorate con il
simbolo della merce venduta alle misure lineari lungo i muri, una
sorta di metro a parete per la misurazione delle stoffe lungo il
Calcidio. A passo lento, curiosando tra le mille pietre e gustando
tanta bellezza, verso il teatro, il punto che a ragione viene
considerato il top della visita di Leptis, non tanto per la
struttura pure rimarchevole, quanto per la unicita' dello scenario
di fondo che dall'alto della scalea si gode: una scenografia
naturale piena dell'azzurro del cielo, del blu del mare, del rosa
delle colonne si apre sotto i miei occhi, un gruppo di francesi sta
uscendo e mi lascia "padrone' assoluto di questo incanto, dove
ancora di rapina rubo qualche immagine, dove rimango in
contemplazione accendendomi una sigaretta, dove la mia mente sembra
diventare di colpo vuota, priva di ogni ricordo. Fantastico certo,
ma anche un po' triste per non aver al mio fianco nessuno con cui
condividere questo momento di eccezionale bellezza. All'uscita dalla
cave'a un lungo corridoio, alla fine del quale si staglia contro il
cielo una colonna, sembra quasi una cartolina, o meglio un punto
esclamativo quasi a chiudere questa splendida mattinata. Torno da
Kalifa che pazientemente mi ha atteso godendosi l'ombra di un grosso
albero, ora insieme andiamo a mangiare; couscous ottimo e pollo
arrosto con patate, datteri e Pepsi cola e, ahime', l'inizio di un
fastidioso gonfiore per un ascesso ad un molare che mi limita
l'articolazione della mandibola. A ristorante pieno di gruppi
vocianti in una babele di lingue, noi usciamo per tornare verso la
zona degli scavi, c'e' ancora da visitare il museo. Non eccezionale,
ma ben curato, cronologicamente lungo le sale si snodano le mille
statue che un tempo ornavano il Ninfeo o il Foro, qualche mosaico
residuale del pavimento della zona termale, monete e tante altre
cose. Poi, come in ogni museo libico, alcune sale dedicate al
presente, alla Libia di oggi con le grandi conquiste cui ha portato
il Gheddafi pensiero e una gigantografia del nostro incombente sul
povero visitatore, insomma il tutto sta come i cavoli stanno a
merenda. Ciao Leptis, con la tua bellezza mi hai fatto dimenticare
qualche piccola melanconia, altre ne hai esaltate, sentimento che
riavverto ora in macchina verso Tripoli, ma che subito ricaccio
trasformandolo in un impegno a tornare per vivere insieme ad altre
persone le splendide sensazioni che hai saputo darmi. Il viaggio di
ritorno non lungo e' l'occasione per fare due chiacchiere con Kalifa,
ma proprio uno e due, il nostro, tipico personaggio da cartolina,
pur parlando un buon italiano e' molto restio a fare conversazione,
ma ha un pregio enorme, e' un fumatore accanito quasi quanto me. Il
dolore al dente aumenta ma l'albergo e' ormai vicino e il Mesulid
pure, commetto pero' un errore, mi lascio andare sul letto e cado in
un lungo sonno ristoratore, il che mi impedisce di andare un po' a
zonzo nella Medina di Tripoli e nei dintorni. Della citta' mi
restera' quindi solo lo scorcio, peraltro non male, dal mio balcone,
ma che importa, sono sempre piu' convinto di tornare. E' gia' ora di
cena e, nonostante il dolore, per fortuna in attenuazione, ho voglia
di mangiare ancora una volta la chorba e il couscous con l'agnello
(anche stavolta si fa per dire), la cucina e' quella dell'albergo,
ma i sapori sono comunque gustosi. Due passi per digerire verso il
lungomare quando il vento diventa molto forte e cominciano a cadere
gocce d'acqua, sembra quasi incredibile, tanto che mi viene da
pensare che sia acqua del mare trasportata dal vento. La brutta
serata mi riporta in camera, dove tutto appare squallido nella sua
normalita', tanto vale allora cercare di dormire.
Filippo Furia
continua
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