la "(Fu)fi(s) Travel" in Malaysya - di Filippo Furia

decima e ultima puntata - 03 agosto

Notte tranquilla e risveglio molto lento con caffe' e sigaretta, ce la prendiamo finalmente comoda e anche questa volta sbagliamo; scendiamo alle 8,30 per fare colazione (non inclusa, poi, dopo l'ennesimo battibecco, inclusa) convinti che la partenza per Sepiloh sia prevista per le 10: errore! Bisogna partire subito, quindi di corsa a prendere macchine fotografiche e videocamera, sveglia traumatica per Giugiu' e sollecitazione a Magda e Fabio ad accelerare la loro discesa, un mattino tranquillo si trasforma in un altro momento di tensione, ancora una volta per la pessima organizzazione soprattutto in fase di comunicazione, e di piu' stavolta l'amarezza di veder vanificata la vittoria nella battaglia del breakfast che non c'e' assolutamente tempo di fare. Si parte con qualche spicciolo di ritardo puntando su Sepiloh, sono solo 25 km e il ritardo e' recuperato senza ulteriori disguidi. All'arrivo il "centro" appare subito una struttura efficiente e curata nei minimi particolari, confermandosi iniziativa ad altissimo livello, il vero fiore all'occhiello del governo federale malese e del governo regionale del Sabah; subito una curiosita' che va soddisfatta: perche' un centro per la riabilitazione degli orang utang alla vita della foresta? La spiegazione e' abbastanza semplice; gli oranghi nei primi anni di vita sono totalmente mammodipendenti, soprattutto per quanto concerne l'alimentazione, solo a partire dal sesto anno si emancipano ma ancora con la tutela discreta delle mamme che a distanza per un altro anno verificano le effettive capacita' di autosufficienza, poi la vita della jungla e' tutta loro. Fatta questa premessa, c'e' da aggiungere che l'opera dell'uomo spesso altera questo equilibrio di crescita vuoi per i disboscamenti che riduce l'habitat di questi animali isolando a volte i cuccioli, vuoi per vezzo in quanto spesso i piccoli vengono catturati e tenuti in casa a mo' di cagnolini, nutriti e vestiti fino a quando la loro crescita lo consente, poi vengono abbandonati nella foresta ma con scarse possibilita' di sopravvivenza perche' ormai incapaci di procurarsi il cibo, ormai incapaci di volare tra gli alberi. Di qui il progetto del centro di riabilitazione o di rieducazione, di qui il successo che tale iniziativa ha riscosso a livello mondiale, generando in contropartita un flusso turistico veramente notevole. L'amore, la passione e la professionalita' con cui il centro viene gestito si colgono con immediatezza e il breve video (purtroppo non commercializzato) conferma con immagini eloquenti questa sensazione istintiva, dal tenero piccolino nutrito con un biberon, da giovani rangers che fanno le monkey-sitter allo staff medico altamente qualificato che ne cura ogni fase dello sviluppo. Sono tutte informazioni interessanti, ma in noi c'e' forte la tensione di guardare da vicino questi animali considerati l'ultimo anello della catena dell'evoluzione, di verificarne, se possibile sugli altri, la vasta aneddotica che li vuole protagonisti di imprese che vanno dallo stripping al furtarello, alla ... speriamo di no...  distruzione di macchine fotografiche e videocamere. Ci incamminiamo lungo la passerella che ci immette nel folto della foresta, habitat naturale dei nostri piccoli grandi amici. Intorno a noi alberi giganteschi e vegetazione fittissima, farfalle bellissime ma quasi ignorate, tutti con il naso all'insu' per scrutare tra i rami piu' alti, per avvertire la loro presenza; attesa presto premiata, ecco il primo, taglia media, penzoloni tra le liane impugnate con tutte e quattro le mani, sembra quasi una bandiera o un aquilone al vento. Piu' avanti in cima ad un albero eccone un altro, no sono 2, anzi sono 3, le macchine fotografiche sembrano impazzire, i clic sovrastano anche il canto dei grilli e delle cicale. Sono come bambini, intenti nei loro giochi, svolazzanti tra i rami come tanti piccoli tarzanetti, eccone uno che scende dall'albero, subito seguito da un altro, sembra quasi che dopo lo spettacolo intendano raccogliere un premio passando tra noi. Ed e' proprio per il premio che vengono tra la folla, incassano banane e latte che 2 rangers hanno portato su una piattaforma, inizia la seconda parte dello spettacolo: il pranzo degli orang utang. Educati sbucciano le loro banane, bevono da un secchio il loro latte senza versarne una goccia, mangiano a... .quattro mani, assumendo posizioni ai limiti dell'effetto comico. Sono 6 o 7, tutti di media taglia o piccoli, non litigano, tanto di pappa ce ne e' abbastanza per tutti, sono quasi ordinati e composti. Satolli, via liane risalgono sui rami scomparendo nel folto della foresta, ma il sipario non cala... anzi; ecco, dopo qualche minuto, quasi dal nulla apparire un... grosso genitore (almeno a giudicare dalla stazza) e subito dopo quello che a noi appare subito come un gigante della specie, alto, imponente, maestoso, quasi regale nei suoi movimenti, con pochi balzi e' sulla piattaforma. Per eta' e mole certamente questi due esemplari non fanno parte del progetto, ma evidentemente hanno conservato nella loro memoria il percorso di questa (per loro) tappa-pappa facile, si prendono qualche casco di banane tanto per spezzare l'appetito e ancora quasi volando tra i rami e le liane scompaiono non senza aver suscitato la nostra meraviglia (come testimoniano i tanti ohhh che accompagnano con emozione la loro uscita di scena). E' stata quasi una partecipazione straordinaria, un cammeo da guest star. Giusto il tempo di riprendersi dallo stupore e, con ritmi da comica finale, irrompono ora i macachi per impadronirsi degli ultimi residui, esaurita la rappresentazione principale ora, con ingresso libero, c'e' spazio anche per loro, dopo i giganti della specie c'e' spazio, gloria e cibo anche per i nanetti della specie. Buon appetito!! Come sempre il contatto con gli animali produce le emozioni piu' forti ed anche stavolta la regola si e' confermata; al di la' della bellezza delle scimmie, ha colpito questa sorta di rigido cerimoniale di entrata nel rispetto totale dei ruoli e delle stazze. Con un senso di piena soddisfazione ci avviamo a visitare alcune strutture del centro, a visionare un interessante video, ad immancabilmente fare shopping ricercando la T-shirt piu' bella o piu' originale per fissare definitivamente il ricordo di una bellissima mattinata. Dopo la meravigliosa escursione, a completamento, ci tuffiamo sull'abbondante buffet al rientro a Sandakan (bisogna pur rifarsi della mancata colazione), a tavola un episodio grazioso e certamente insolito: da noi in qualche trattoria siamo abituati a veder gironzolare qualche micio o qualche cagnolino, qui invece puo' capitarvi di trovarvi tra i piedi un grosso varano, anche questo fa parte della wildlife expedition in Borneo, su cui purtroppo sta per calare il sipario: un momento triste che forse le emozioni vissute avevano allontanato dalle nostre menti. Ma, ahime', le cose belle finiscono presto e l'aereo e' gia' in fase di rullaggio... da Sandakan a Kota Kinabalu, da Kota Kinabalu a... .Labuan, (sorpresa!) per sosta tecnica ci fermiamo anche nella citta' della famosa perla (che pero' se ne sta forse ben rinserrata nella sua ostrica), e manco a dirlo sfruttiamo l'occasione per un ulteriore shopping, ma ci godiamo anche uno splendido tramonto.
Che sia questa la vera perla di Labuan?? Poi implacabile l'orologio segna l'ora del ritorno e da Labuan a Kuala Lumpur e da qui a... Milano, via Roma. Un viaggio molto particolare e, nonostante qualche disguido, un viaggio da ricordare e una voglia infinita di... ritornare: questa, credo, e' la sensazione piu' bella che puo' restare alla fine di un'avventura. Ma lo scorrere nella mente delle immagini piu' belle di quanto appena vissuto apre gia' la porta su nuovi sogni e su nuove mete: dagli Iban ai Toraja ? dalle Coral Island a Sulawesi ? c'e' solo da misurare il tempo che ci separa dalla prossima avventura, speriamo di nuovo tutti uniti.



(fine)


 

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