decima e ultima puntata - 03 agosto
Notte tranquilla e risveglio molto lento con caffe' e
sigaretta, ce la prendiamo finalmente comoda e anche
questa volta sbagliamo; scendiamo alle 8,30 per fare
colazione (non inclusa, poi, dopo l'ennesimo battibecco,
inclusa) convinti che la partenza per Sepiloh sia
prevista per le 10: errore! Bisogna partire subito,
quindi di corsa a prendere macchine fotografiche e
videocamera, sveglia traumatica per Giugiu' e
sollecitazione a Magda e Fabio ad accelerare la loro
discesa, un mattino tranquillo si trasforma in un altro
momento di tensione, ancora una volta per la pessima
organizzazione soprattutto in fase di comunicazione, e
di piu' stavolta l'amarezza di veder vanificata la
vittoria nella battaglia del breakfast che non c'e'
assolutamente tempo di fare. Si parte con qualche
spicciolo di ritardo puntando su Sepiloh, sono solo 25
km e il ritardo e' recuperato senza ulteriori disguidi.
All'arrivo il "centro" appare subito una struttura
efficiente e curata nei minimi particolari,
confermandosi iniziativa ad altissimo livello, il vero
fiore all'occhiello del governo federale malese e del
governo regionale del Sabah; subito una curiosita' che
va soddisfatta: perche' un centro per la riabilitazione
degli orang utang alla vita della foresta? La
spiegazione e' abbastanza semplice; gli oranghi nei
primi anni di vita sono totalmente mammodipendenti,
soprattutto per quanto concerne l'alimentazione, solo a
partire dal sesto anno si emancipano ma ancora con la
tutela discreta delle mamme che a distanza per un altro
anno verificano le effettive capacita' di
autosufficienza, poi la vita della jungla e' tutta loro.
Fatta questa premessa, c'e' da aggiungere che l'opera
dell'uomo spesso altera questo equilibrio di crescita
vuoi per i disboscamenti che riduce l'habitat di questi
animali isolando a volte i cuccioli, vuoi per vezzo in
quanto spesso i piccoli vengono catturati e tenuti in
casa a mo' di cagnolini, nutriti e vestiti fino a quando
la loro crescita lo consente, poi vengono abbandonati
nella foresta ma con scarse possibilita' di
sopravvivenza perche' ormai incapaci di procurarsi il
cibo, ormai incapaci di volare tra gli alberi. Di qui il
progetto del centro di riabilitazione o di rieducazione,
di qui il successo che tale iniziativa ha riscosso a
livello mondiale, generando in contropartita un flusso
turistico veramente notevole. L'amore, la passione e la
professionalita' con cui il centro viene gestito si
colgono con immediatezza e il breve video (purtroppo non
commercializzato) conferma con immagini eloquenti questa
sensazione istintiva, dal tenero piccolino nutrito con
un biberon, da giovani rangers che fanno le
monkey-sitter allo staff medico altamente qualificato
che ne cura ogni fase dello sviluppo. Sono tutte
informazioni interessanti, ma in noi c'e' forte la
tensione di guardare da vicino questi animali
considerati l'ultimo anello della catena
dell'evoluzione, di verificarne, se possibile sugli
altri, la vasta aneddotica che li vuole protagonisti di
imprese che vanno dallo stripping al furtarello, alla
... speriamo di no... distruzione di macchine
fotografiche e videocamere. Ci incamminiamo lungo la
passerella che ci immette nel folto della foresta,
habitat naturale dei nostri piccoli grandi amici.
Intorno a noi alberi giganteschi e vegetazione
fittissima, farfalle bellissime ma quasi ignorate, tutti
con il naso all'insu' per scrutare tra i rami piu' alti,
per avvertire la loro presenza; attesa presto premiata,
ecco il primo, taglia media, penzoloni tra le liane
impugnate con tutte e quattro le mani, sembra quasi una
bandiera o un aquilone al vento. Piu' avanti in cima ad
un albero eccone un altro, no sono 2, anzi sono 3, le
macchine fotografiche sembrano impazzire, i clic
sovrastano anche il canto dei grilli e delle cicale.
Sono come bambini, intenti nei loro giochi, svolazzanti
tra i rami come tanti piccoli tarzanetti, eccone uno che
scende dall'albero, subito seguito da un altro, sembra
quasi che dopo lo spettacolo intendano raccogliere un
premio passando tra noi. Ed e' proprio per il premio che
vengono tra la folla, incassano banane e latte che 2
rangers hanno portato su una piattaforma, inizia la
seconda parte dello spettacolo: il pranzo degli orang
utang. Educati sbucciano le loro banane, bevono da un
secchio il loro latte senza versarne una goccia,
mangiano a... .quattro mani, assumendo posizioni ai
limiti dell'effetto comico. Sono 6 o 7, tutti di media
taglia o piccoli, non litigano, tanto di pappa ce ne e'
abbastanza per tutti, sono quasi ordinati e composti.
Satolli, via liane risalgono sui rami scomparendo nel
folto della foresta, ma il sipario non cala... anzi;
ecco, dopo qualche minuto, quasi dal nulla apparire
un... grosso genitore (almeno a giudicare dalla stazza)
e subito dopo quello che a noi appare subito come un
gigante della specie, alto, imponente, maestoso, quasi
regale nei suoi movimenti, con pochi balzi e' sulla
piattaforma. Per eta' e mole certamente questi due
esemplari non fanno parte del progetto, ma evidentemente
hanno conservato nella loro memoria il percorso di
questa (per loro) tappa-pappa facile, si prendono
qualche casco di banane tanto per spezzare l'appetito e
ancora quasi volando tra i rami e le liane scompaiono
non senza aver suscitato la nostra meraviglia (come
testimoniano i tanti ohhh che accompagnano con emozione
la loro uscita di scena). E' stata quasi una
partecipazione straordinaria, un cammeo da guest star.
Giusto il tempo di riprendersi dallo stupore e, con
ritmi da comica finale, irrompono ora i macachi per
impadronirsi degli ultimi residui, esaurita la
rappresentazione principale ora, con ingresso libero,
c'e' spazio anche per loro, dopo i giganti della specie
c'e' spazio, gloria e cibo anche per i nanetti della
specie. Buon appetito!! Come sempre il contatto con gli
animali produce le emozioni piu' forti ed anche stavolta
la regola si e' confermata; al di la' della bellezza
delle scimmie, ha colpito questa sorta di rigido
cerimoniale di entrata nel rispetto totale dei ruoli e
delle stazze. Con un senso di piena soddisfazione ci
avviamo a visitare alcune strutture del centro, a
visionare un interessante video, ad immancabilmente fare
shopping ricercando la T-shirt piu' bella o piu'
originale per fissare definitivamente il ricordo di una
bellissima mattinata. Dopo la meravigliosa escursione, a
completamento, ci tuffiamo sull'abbondante buffet al
rientro a Sandakan (bisogna pur rifarsi della mancata
colazione), a tavola un episodio grazioso e certamente
insolito: da noi in qualche trattoria siamo abituati a
veder gironzolare qualche micio o qualche cagnolino, qui
invece puo' capitarvi di trovarvi tra i piedi un grosso
varano, anche questo fa parte della wildlife expedition
in Borneo, su cui purtroppo sta per calare il sipario:
un momento triste che forse le emozioni vissute avevano
allontanato dalle nostre menti. Ma, ahime', le cose
belle finiscono presto e l'aereo e' gia' in fase di
rullaggio... da Sandakan a Kota Kinabalu, da Kota
Kinabalu a... .Labuan, (sorpresa!) per sosta tecnica ci
fermiamo anche nella citta' della famosa perla (che
pero' se ne sta forse ben rinserrata nella sua ostrica),
e manco a dirlo sfruttiamo l'occasione per un ulteriore
shopping, ma ci godiamo anche uno splendido tramonto.
Che sia questa la vera perla di Labuan?? Poi implacabile
l'orologio segna l'ora del ritorno e da Labuan a Kuala
Lumpur e da qui a... Milano, via Roma. Un viaggio molto
particolare e, nonostante qualche disguido, un viaggio
da ricordare e una voglia infinita di... ritornare:
questa, credo, e' la sensazione piu' bella che puo'
restare alla fine di un'avventura. Ma lo scorrere nella
mente delle immagini piu' belle di quanto appena vissuto
apre gia' la porta su nuovi sogni e su nuove mete: dagli
Iban ai Toraja ? dalle Coral Island a Sulawesi ? c'e'
solo da misurare il tempo che ci separa dalla prossima
avventura, speriamo di nuovo tutti uniti.
(fine)
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