nona puntata - 02 agosto
Superare in fretta il trauma del risveglio non e' cosi'
semplice, per far apparire il tutto quasi un normale
inizio di giornata ci si adatta anche a fare colazione
con uova e fagioli alle 5 del mattino, meno male che
c'e' sempre il kit della sopravvivenza. Di corsa in
aeroporto e al check in subito una scarica di
adrenalina, una pignolissima addetta ci comunica che
sono scaduti i termini di riconferma del volo
intercontinentale, altro grosso misunderstanding dovuto
alla non eccelsa professionalita' dei nostri
accompagnatori ed anche alla nostra mal riposta fiducia
nell'organizzazione generale del viaggio. Benedetta la
pignolite della hostess al check in, che ci consente di
sanare il problema; in perfetto orario si spicca il volo
e la rotta ha un fascino particolare che avvince e
impedisce di far calar la palpebra. Gli scenari sotto di
noi variano in chiave spettacolare, dagli splendori
cromatici dei fondali delle Corals Island alla maestosa
grandezza del Mount Kinabalu, avvolto dalle nubi, ma con
il picco della vetta libero, e visto da quassu' appare
forse meno banale del giorno prima. Superata la catena
delle montagne ritorna la pianura con il suo immenso
"mare di verde", con i fiumi che sembrano striscianti
serpenti e poi... Ecco di nuovo il mare, Sandakan e'
gia' sotto di noi, passiamo su Turtles Island e quindi
tocchiamo a terra dopo un volo veramente breve. Di corsa
in albergo, stavolta molto bello, ma non c'e' tempo
neanche per uno sciacquetto veloce, si riparte
nuovamente verso la jungla dove questa volta da
comprimari di classe della flora lussureggiante contiamo
di trovare anche gli animali. Attraversando la citta' ci
si puo' rendere conto del vissuto quotidiano, delle
strutture di questa citta', la seconda per importanza
del Sabah, delle caratteristiche ancora una volta
multietniche della popolazione: cinesi, indiani, malesi
doc detti kazadan o bumiputra (= figli della terra), e
quindi, durante il percorso scorrono chiese cristiane,
templi buddisti o indu', ma soprattutto moschee, alcune
molto belle con cupole dorate e rivestimenti colorati.C'e'
anche un'altra caratteristica interessante, le molte
scuole, alcune di stretta osservanza confessionale,
altre invece chiaramente interetniche. Il piccolo bus
corre veloce verso la campagna, ma prima fa una fermata
ad una bakery dove compriamo ciambelle (ottime), panini
dolci, acqua e tutto quanto fa ristoro per affrontare il
viaggio lungo circa 80 km. La strada corre, si fa per
dire, in uno scenario incredibile, intorno a noi solo
piantagioni di banane per km e km, ordinati in filari,
solo alberi di banane, e nonostante tutto il panorama
non appare mai monotono. Lasciamo la main road,
principale solo perche' un po' asfaltata, e prendiamo
una laterale sterrata e piena di buche, ricomincia la
jungla molto fitta fino alle grotte di Gomatong, famose
per la raccolta dei nidi di rondine, ingrediente
principe del ben noto piatto cinese. All'ingresso della
grotta i primi incontri con variopinte meravigliose
farfalle, uccelli dai piumaggi sgargianti, un serpente
degli alberi e soprattutto i primi orang utang (ancora
lontani) e i macachi (vicini vicini). C'e' anche
un'altra curiosita', e' il modellino in scala delle
corde che vengono usate per arrampicarsi lungo le pareti
della grotta per prelevare i nidi, e' uno strano
intreccio di corde e canne di bambu', il tutto da' la
certezza della precarieta' e fa capire la abilita' e le
doti di equilibrio dei raccoglitori. La grotta in se'
non ha particolari attrattive ulteriori, si divide in
due parti, la grotta nera dove si raccolgono i nidi di
rondine neri e la grotta bianca dove raccolgono invece
quelli bianchi, che a quanto pare sono i piu' ricercati
e pregiati per quei ghiottoni dei cinesi. Anche questa
grotta e' comunque un vero paradiso per entomologi per
la presenza di migliaia e migliaia di insetti, e non sto
esagerando, i piu' diffusi una specie simile ai nostri
scarrafoni ma di un incredibile color miele che qui, ma
solo qui, non fanno schifo. Si riprende la marcia lungo
lo sterrato e balzellon balzelloni raggiungiamo il Sukau
River Lodge sul fiume Kinabatangan; qui la jungla e'
ancora relativamente vergine, lungo il corso del fiume
sono sorti alcuni lodges, punti di partenza delle tante
wildlife expedition effettuate con i caratteristici
tambang (le lunghe piroghe). Anche per noi dopo un buon
pasto comincia questa avventura naturalistica che ben
presto si rivela affascinante, emozionante e insidiosa.
Risalendo lungo un braccio laterale del fiume cominciamo
ad incontrare tanti piccoli amici, da un tipo di
scoiattoli alle scimmie comuni, ai tanti (ma non
tantissimi) uccelli tra cui ancora degli splendidi
snakebirds in volo e qualche falco. Su un ramo pigro e
sonnolento ecco un grosso varano, resta compiaciuto
nella sua inattivita' quasi incurante dei nostri clic;
un ordine perentorio e improvviso, tutti fermi e zitti,
su un ramo c'e' uno splendido (sic) esemplare di cobra
nero maculato (ha il dorso con tante piccole puntine
gialle), non dovrebbe essere pericoloso perche' ha
appena mangiato, e si vede tanto ha lo stomaco gonfio,
ma il rispetto che gli e' dovuto fa comunque prevalere
la prudenza. Scivoliamo lentamente sull'acqua a caccia
di nuove emozioni quasi circondati da grossi cespugli
vaganti sul fiume, sulla riva altre piccole scimmie,
altri variopinti uccelli, poi altro momento di tensione,
avvicinatici alla riva per fotografare una splendida
orchidea improvvisamente la barca fa indietro tutta, tra
le foglie piccola, perfettamente mimetizzata, a fatica
(noi) scorgiamo una vipera verde degli alberi, un
serpente micidiale che ti concede solo 3 ulteriori
minuti.
Superato lo shock, ne apprezziamo i colori veramente
splendidi ma restando a debita distanza e con tanta
prudenza. Poi conquistano la scena le nasiche o scimmie
con la proboscide, la ribalta e' tutta per loro, sono il
top di questo pomeriggio lungo il fiume Kinabatangan.
Scimmie endemiche del Borneo sono caratterizzate da un
grosso naso pendulo, con la testa rossastra e con lunghe
code, vivono in piccoli nuclei sugli alberi nutrendosi
delle foglie delle bacche e delle banane che qui non
mancano di certo. Sono molto buffe e sembrano quasi
saperlo, deliziandoci con evoluzioni continue tra i rami
ed offrendoci anche un fuori programma eccezionale con
una migrazione da una riva all'altra del fiume. E' un
qualcosa di straordinario, infatti quando i gruppi
cominciano a diventare troppo numerosi si dividono e una
parte della minitribu' si sposta sulla riva opposta del
fiume alla ricerca di nuovi alberi meno sfruttati, cosi'
si lanciano in eleganti, a volte, voli che si concludono
spesso in prese ferree dei nuovi rami, ma in alcuni casi
si concludono con plateali panciate nel fiume tra i
sorrisi dei turisti e gli schiamazzi dei compagni
(risate scimmiesche?). Nonostante il caldo, l'umidita' e
quant'altro, ma non le famigerate zanzare, e' stato un
pomeriggio veramente piacevole, in alcuni momenti con
emozioni forti, in altri momenti rasserenante e ora, con
le prime ombre del tramonto, ritorniamo verso il lodge,
godendoci appieno l'aircon della brezza che la barca
produce. Si ritorna a Sandakan con in cielo una bella
stellata e con il bus semivuoto, cio' consente di
reclinare i sedili stile letto e tutti ne approfittiamo,
forse Giugiu' si preparano a subire l'assalto delle four
virgin , nostre occasionali compagne di viaggio: se deve
accadere che accada, se e' accaduto non ce ne siamo
accorti. Dopo una splendida doccia tutti a mangiare,
tavolo unico ma cucine separate, c'e' chi ordina nasi
goreng (riso fritto con pollo vegetali e salsa
piccante), chi sambal udang (gamberetti in salsa
piccante con spaghetti in salsa di cocco, ottimi) e chi
invece ripiega sulla bistecca e poi per consolarsi
ordina... anche qui... una pizza chiedendola prosciutto
e funghi, ma poi dovendosi accontentare di quel che c'e'
e com'e'! De gustibus... e poi buona notte, domani un
altro top: Sepiloh e gli orang utang (orang vuol dire
uomo e utang foresta, quindi uomo della foresta).
(continua)
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