la "(Fu)fi(s) Travel" in Malaysya - di Filippo Furia

nona puntata - 02 agosto

Superare in fretta il trauma del risveglio non e' cosi' semplice, per far apparire il tutto quasi un normale inizio di giornata ci si adatta anche a fare colazione con uova e fagioli alle 5 del mattino, meno male che c'e' sempre il kit della sopravvivenza. Di corsa in aeroporto e al check in subito una scarica di adrenalina, una pignolissima addetta ci comunica che sono scaduti i termini di riconferma del volo intercontinentale, altro grosso misunderstanding dovuto alla non eccelsa professionalita' dei nostri accompagnatori ed anche alla nostra mal riposta fiducia nell'organizzazione generale del viaggio. Benedetta la pignolite della hostess al check in, che ci consente di sanare il problema; in perfetto orario si spicca il volo e la rotta ha un fascino particolare che avvince e impedisce di far calar la palpebra. Gli scenari sotto di noi variano in chiave spettacolare, dagli splendori cromatici dei fondali delle Corals Island alla maestosa grandezza del Mount Kinabalu, avvolto dalle nubi, ma con il picco della vetta libero, e visto da quassu' appare forse meno banale del giorno prima. Superata la catena delle montagne ritorna la pianura con il suo immenso "mare di verde", con i fiumi che sembrano striscianti serpenti e poi... Ecco di nuovo il mare, Sandakan e' gia' sotto di noi, passiamo su Turtles Island e quindi tocchiamo a terra dopo un volo veramente breve. Di corsa in albergo, stavolta molto bello, ma non c'e' tempo neanche per uno sciacquetto veloce, si riparte nuovamente verso la jungla dove questa volta da comprimari di classe della flora lussureggiante contiamo di trovare anche gli animali. Attraversando la citta' ci si puo' rendere conto del vissuto quotidiano, delle strutture di questa citta', la seconda per importanza del Sabah, delle caratteristiche ancora una volta multietniche della popolazione: cinesi, indiani, malesi doc detti kazadan o bumiputra (= figli della terra), e quindi, durante il percorso scorrono chiese cristiane, templi buddisti o indu', ma soprattutto moschee, alcune molto belle con cupole dorate e rivestimenti colorati.C'e' anche un'altra caratteristica interessante, le molte scuole, alcune di stretta osservanza confessionale, altre invece chiaramente interetniche. Il piccolo bus corre veloce verso la campagna, ma prima fa una fermata ad una bakery dove compriamo ciambelle (ottime), panini dolci, acqua e tutto quanto fa ristoro per affrontare il viaggio lungo circa 80 km. La strada corre, si fa per dire, in uno scenario incredibile, intorno a noi solo piantagioni di banane per km e km, ordinati in filari, solo alberi di banane, e nonostante tutto il panorama non appare mai monotono. Lasciamo la main road, principale solo perche' un po' asfaltata, e prendiamo una laterale sterrata e piena di buche, ricomincia la jungla molto fitta fino alle grotte di Gomatong, famose per la raccolta dei nidi di rondine, ingrediente principe del ben noto piatto cinese. All'ingresso della grotta i primi incontri con variopinte meravigliose farfalle, uccelli dai piumaggi sgargianti, un serpente degli alberi e soprattutto i primi orang utang (ancora lontani) e i macachi (vicini vicini). C'e' anche un'altra curiosita', e' il modellino in scala delle corde che vengono usate per arrampicarsi lungo le pareti della grotta per prelevare i nidi, e' uno strano intreccio di corde e canne di bambu', il tutto da' la certezza della precarieta' e fa capire la abilita' e le doti di equilibrio dei raccoglitori. La grotta in se' non ha particolari attrattive ulteriori, si divide in due parti, la grotta nera dove si raccolgono i nidi di rondine neri e la grotta bianca dove raccolgono invece quelli bianchi, che a quanto pare sono i piu' ricercati e pregiati per quei ghiottoni dei cinesi. Anche questa grotta e' comunque un vero paradiso per entomologi per la presenza di migliaia e migliaia di insetti, e non sto esagerando, i piu' diffusi una specie simile ai nostri scarrafoni ma di un incredibile color miele che qui, ma solo qui, non fanno schifo. Si riprende la marcia lungo lo sterrato e balzellon balzelloni raggiungiamo il Sukau River Lodge sul fiume Kinabatangan; qui la jungla e' ancora relativamente vergine, lungo il corso del fiume sono sorti alcuni lodges, punti di partenza delle tante wildlife expedition effettuate con i caratteristici tambang (le lunghe piroghe). Anche per noi dopo un buon pasto comincia questa avventura naturalistica che ben presto si rivela affascinante, emozionante e insidiosa. Risalendo lungo un braccio laterale del fiume cominciamo ad incontrare tanti piccoli amici, da un tipo di scoiattoli alle scimmie comuni, ai tanti (ma non tantissimi) uccelli tra cui ancora degli splendidi snakebirds in volo e qualche falco. Su un ramo pigro e sonnolento ecco un grosso varano, resta compiaciuto nella sua inattivita' quasi incurante dei nostri clic; un ordine perentorio e improvviso, tutti fermi e zitti, su un ramo c'e' uno splendido (sic) esemplare di cobra nero maculato (ha il dorso con tante piccole puntine gialle), non dovrebbe essere pericoloso perche' ha appena mangiato, e si vede tanto ha lo stomaco gonfio, ma il rispetto che gli e' dovuto fa comunque prevalere la prudenza. Scivoliamo lentamente sull'acqua a caccia di nuove emozioni quasi circondati da grossi cespugli vaganti sul fiume, sulla riva altre piccole scimmie, altri variopinti uccelli, poi altro momento di tensione, avvicinatici alla riva per fotografare una splendida orchidea improvvisamente la barca fa indietro tutta, tra le foglie piccola, perfettamente mimetizzata, a fatica (noi) scorgiamo una vipera verde degli alberi, un serpente micidiale che ti concede solo 3 ulteriori minuti.
Superato lo shock, ne apprezziamo i colori veramente splendidi ma restando a debita distanza e con tanta prudenza. Poi conquistano la scena le nasiche o scimmie con la proboscide, la ribalta e' tutta per loro, sono il top di questo pomeriggio lungo il fiume Kinabatangan.
Scimmie endemiche del Borneo sono caratterizzate da un grosso naso pendulo, con la testa rossastra e con lunghe code, vivono in piccoli nuclei sugli alberi nutrendosi delle foglie delle bacche e delle banane che qui non mancano di certo. Sono molto buffe e sembrano quasi saperlo, deliziandoci con evoluzioni continue tra i rami ed offrendoci anche un fuori programma eccezionale con una migrazione da una riva all'altra del fiume. E' un qualcosa di straordinario, infatti quando i gruppi cominciano a diventare troppo numerosi si dividono e una parte della minitribu' si sposta sulla riva opposta del fiume alla ricerca di nuovi alberi meno sfruttati, cosi' si lanciano in eleganti, a volte, voli che si concludono spesso in prese ferree dei nuovi rami, ma in alcuni casi si concludono con plateali panciate nel fiume tra i sorrisi dei turisti e gli schiamazzi dei compagni (risate scimmiesche?). Nonostante il caldo, l'umidita' e quant'altro, ma non le famigerate zanzare, e' stato un pomeriggio veramente piacevole, in alcuni momenti con emozioni forti, in altri momenti rasserenante e ora, con le prime ombre del tramonto, ritorniamo verso il lodge, godendoci appieno l'aircon della brezza che la barca produce. Si ritorna a Sandakan con in cielo una bella stellata e con il bus semivuoto, cio' consente di reclinare i sedili stile letto e tutti ne approfittiamo, forse Giugiu' si preparano a subire l'assalto delle four virgin , nostre occasionali compagne di viaggio: se deve accadere che accada, se e' accaduto non ce ne siamo accorti. Dopo una splendida doccia tutti a mangiare, tavolo unico ma cucine separate, c'e' chi ordina nasi goreng (riso fritto con pollo vegetali e salsa piccante), chi sambal udang (gamberetti in salsa piccante con spaghetti in salsa di cocco, ottimi) e chi invece ripiega sulla bistecca e poi per consolarsi ordina... anche qui... una pizza chiedendola prosciutto e funghi, ma poi dovendosi accontentare di quel che c'e' e com'e'! De gustibus... e poi buona notte, domani un altro top: Sepiloh e gli orang utang (orang vuol dire uomo e utang foresta, quindi uomo della foresta).



(continua)


 

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