la "(Fu)fi(s) Travel" in Tunisia - di Filippo Furia

seconda puntata - 29 giugno

Alle 8 si parte... anzi no, anche qui c'e' un ritardo con Sergio a gestirlo con pazienza e Filippo ancora a pentola di fagioli, le macchine hanno sbagliato albergo, forse sarebbe stato meglio se avessimo sbagliato noi. Alfin ecco Mohamed 1^ la nostra guida ufficiale e Mohamed 2^ il nostro driver, quest'ultimo in costume berbero e quasi fascinoso a giudicare dalle gazzelle che subito drizzano il pelo e i musi. Curiosita': al gruppo sono aggregati 3 giapponesi, in realta' poi scopriamo 3 hongkonghini, una famigliola che conosce la lingua italiana, professione di lui: gestore ristorante cinese a Locarno, l'unico in citta' e percio' il migliore. Pronti, via... si parte, lasciata Sousse e il suo caos inattivo tipicamente arabo ci si inoltra lungo una campagna piena di ulivi tanto rasserenante che nonostante le curiosita' ci si assopisce, forse per riassorbire lo stress dell'avvio. Prima tappa El Jem e il suo colosseo, un anfiteatro romano del II o III secolo d.C., molto ben conservato e protagonista con la sua macchia nera stagliata all'orizzonte per molti chilometri. E' un monumento importante, il terzo per grandezza dopo quello di Roma e quello di Capua, con una capacita' doppia rispetto alla popolazione locale del tempo (circa 30 mila posti) a testimonianza anche della importanza economica di questa localita' in epoca romana quando era definita la capitale dell'olio. La visita prevede anche o l'ascesa sui gradoni delle tribune del popolo per godere del panorama o la discesa nel sottosuolo per visitare le gabbie degli animali e le celle dei gladiatori. E' quasi mezzogiorno, il sole picchia e il caldo pure, lascio alla vostra immaginazione ritrovare i volpini tutti... nel fresco delle celle. Visitiamo anche un piccolo laboratorio dove alcuni giovani con tecniche artigianali riproducono mosaici in stile del tempo, il posto e' fresco e costa poco: solo qualche sigaretta. Riprende... il sonno verso Sfax tra gli ulivi che continuano a dominare incontrastati gli scenari; ci siamo, ma si resta un po' delusi, la citta' nuova e' costruita in stile francese con strade larghe e controviali alberati, anche belli ma non c'e' niente di arabo almeno fino alla Medina, dove si cominciano a vedere le prime donne berbere (poche) nei tipici loro costumi multicolori, tutte ingioiellate e tatuate. Non e' un granche' come Medina solo botteghe ed ancora botteghe e nemmeno tanto tipiche: T-shirt CK, borse Fila e cinture Moschino, insomma la saga del tarocco. Si va a mangiare, meglio che a cena, ma non ci voleva molto; siamo troppi e il povero cameriere arabo dal passo arabo va in bambola, sbaglia i conti... incredibile, a nostro favore. Ci dirigiamo verso Gabes con il panorama circostante che comincia a cambiare, agli ulivi si sostituiscono le palme sempre piu' diffuse, fino a raccogliersi in una splendida corbeille alle porte della citta'. E' un luogo strano dove comincia a regnare la legge dei contrasti della natura, dove i piccoli camaleonti servono ai ragazzotti locali per spillare qualche dinaro al turista voglioso di foto originali, dove i datteri... non sono da esportazione e questo per Sergio diventa un grosso problema di economia. In compenso con questi datteri i tunisini producono una bevanda sciropposa che opportunamente distillata serve loro per dimenticare il quotidiano anticipando l'incontro con le Uri, le vergini del paradiso mussulmano. Siamo al Mercato di Gabes, piccolo ma pieno di colori, specializzato in borse di paglia e babbucce di cammello, quindi primi acquisti a prezzi... sudati, stracciati solo dopo le solite interminabili trattative da suk. Attenzione, alcuni uccelli cominciano a lustrare le piume, si cominciano a vedere sulle pelli bianche i primi tatuaggi in stile berbero, la stagione dei brevi amori di viaggio ha inizio e un bracciale o un bouquet di gelsomini sull'orecchio sinistro sono gli irresistibili richiami d'amore di... M&M, e non pensate ai cioccolatini. La single colpisce ancora vuoi per gli occhi di Fatima, vuoi per il capello biondo, vuoi per i mezzi tipicamente... arabi e meno male che Federica intuisce e crea una zona neutra, consentendo solo occhiate folgoranti dallo specchietto retrovisore. Lasciamo Gabes ed entriamo in piena zona presahariana dirigendo verso Matmata; intorno il paesaggio e' molto mosso, piccole colline si succedono creando una suggestiva immagine di dune non dune, e' la voglia di deserto che cresce dentro di noi, e' la fantasia che finalmente ritorna a volare. Nelle dune non dune tanti buchi, sembra quasi un formaggio svizzero, siamo arrivati a Matmata e alle sue case troglodite, scavate sotto terra, un paesino che c'e' ma non c'e', ma comunque un'oasi di pace con una superficie quasi lunare con i mille crateri sparsi.
Si riesce a comprendere la non facile scelta di vita di questa tribu' berbera solo facendo riferimento prima alla necessita' di difendersi dalle continue invasioni arabe, poi tout-court alla sola necessita' e ora pure, certamente non per snobismo. Gli uomini sono rari, lavorano altrove, le donne allevano i figli, qui la ruota della vita sembra girare molto lentamente quasi come la ruota di pietra che una berbera sta facendo girare, prepara la semola per il cous-cous della sera. A cena ne viene servito anche a noi, forse preparato in modo piu' industriale, ma per noi barbari va benissimo lo stesso, anzi di piu'. Nonostante le docce e l'aria condizionata fa molto caldo e un po' di fresco lo ritroviamo solo visitando "l'albergo troglodita" gia' set per un episodio di Guerre stellari ed ora struttura tipica del luogo; e qui si che siamo allo snobismo del turista europeo in cerca di sensazioni e... tariffe economiche. Ci incontriamo un gruppo di italiani, pardon brianzoli, reduci da un'avventura in Libia e subito si raccolgono informazioni preziose in vista di... possibili nuovi obiettivi di viaggio. Cala la palpebra e pur se con qualche difficolta' (la costruzione e' da viaggio al centro della terra) lasciamo il fresco sito per i fornetti delle nostre stanze nel piu' modesto albergo per uomini e... animali che ci ospita (Sergio ne sa qualcosa). E' ormai notte fonda, c'e' la luna piena, buon riposo a tutti.

(continua)


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