La
fontana sulla via per Feglino
di Giuseppe (Pino) Testa
La strada per Feglino ha subito, nel corso degli anni, deviazioni e
spostamenti di sede dovuti, per lo piu' , ad alluvioni ed
esondazioni del torrente Aquila. Fu anche durante gli avvenimenti
del settembre 1900 che interi tratti furono cancellati o ricoperti
di detriti. Questo episodio, in particolare, e' rimasto
impresso nella memoria in quanto recente, ed in quanto fu il primo
documentabile esattamente grazie alla fotografia, che in quegli anni
stava prendendo campo. La furia delle acque cambio' , in alcune
zone, la morfologia del territorio. Fu allora deciso di tracciare
una strada piu' in quota (l'attuale via che va dal Borgo a
Feglino), e di mantenere quella vecchia come collegamento con le
numerose abitazioni ed i siti agricoli di fondovalle. Il vecchio
percorso, dall'uscita del ponte di Porta Reale, costeggia il
torrente Aquila; anche all'occhio meno esperto risulta evidente come
tutti i piccoli nuclei insediativi della valle siano in relazione
con questo percorso. Nel tratto piu' stretto della valle, poco
prima del luogo colpito dalla frana del 1708, cioe' la
localita' "Sanguineo" , il vecchio tragitto, costeggiando i
muri delle proprieta' private, e' a stento riconoscibile
in quanto ricoperto da cespugli. Interrotto alcune volte da
discariche abusive di inerti, continua invaso dalla vegetazione sino
a combaciare alla nuova consortile. Durante gli eventi alluvionali
del 1992, alcune centinaia di metri di questo percorso sono riemersi
con il loro originario sedime ciottolato, ripulito e portato alla
luce dalla violenza delle acque. In seguito tale tratto e'
ritornato all'abbandono e quindi nel completo oblio o. In
particolare, poniamo oggi l'attenzione su un tratto curvilineo del
vecchio percorso, nella zona del "Passo di Gallea" , il punto
stretto della valle alle spalle di Finalborgo. Essendo stata
spazzata via la strada, ed anche tutta la sua massicciata, fu
necessario fare un by-pass, mettendo due passerelle di ferro, e
rifare un tratto sull'altra sponda. Ancora oggi il tracciato si
sviluppa in questo modo, e la strada puo' rimanere in quel
punto piu' difesa dalla violenza meccanica delle acque in caso
di piena.
Proprio nel tratto compreso tra i due attraversamenti metallici, una
tra le ultime di queste manifestazioni della potenza dell'acqua ha
portato alla luce un manufatto, legato all'uso del percorso,
purtroppo gia' poco visibile per l'esuberante ricrescita della
vegetazione circostante. E' stato il crollo di un muro a
secco, nel quale era stato "sepolto" , a riportare alla luce, una
antica fontana, abbandonata dopo i danni della grande alluvione del
1900.
Una rustica ma capiente vasca scavata nella pietra, alimentata da
una condotta che fuoriesce dal muro eseguita con pezzi in cotto,
forse coppi riciclati, risulta oggi in una posizione che ci appare
incongrua, sospesa cosi' , fra il muro di una fascia e il torrente.
Sospesa nel vuoto a quasi 2 metri d'altezza, ci conferma dove fosse
l'antico tracciato. Ironia della sorte, dopo il crollo che l'ha
riportata alla luce, ha ripreso a spruzzare acqua, seppure in modo
minimale. La fontana, nella sua rustica semplicita', non forniva
solo acqua ai passanti con i loro animali da some, ma diventava
luogo di incontro, scambio, appuntamento, riferimento.
Fortunatamente colui che ha eretto nuovamente il muro ha avuto
rispetto di questo ricorso, inglobandolo ma lasciandolo integro e
visibile, salvo la crescita delle canne, che la celano alla vista,
ma almeno il manufatto e' salvaguardato, testimone della sua
funzione e della sua secolare esistenza.
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ascolta in sottofondo Natalino Otto - Madaenn-a