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Il Notiziario della Banca Commerciale Italiana di Genova (LA SETTIMANA CORTA Natale 1962)

IO E LA CIBERNETICA - ovvero: l'angelo e il diavolo

Poesia, poesia... Ho letto da quale parte che hanno inventato una macchina che scrive poesie barbare, ineleganti, ma piene di salute, ricche di rapporti : basta innestare la spina della corrente elettrica, regolare una manopola, premere un bottone, ed ecco la lirica venire fuori come una foglia di pasta fresca, tutta rugiadosa di novita' e di imprevedibili significati. Tutto cio' e' merito della ci bernetica, cioe' della scienza " dei meccanismi auto-governati mediante procedimenti di informazione, trasmissione, controllo e comando, siano questi organismi artificiali (macchine) o naturali (uomini, animali, e in genere qualunque organizzazione naturale) ".
Ora ricordo che cibernetico, per Platone, era " cio' che concerne il pilota ".
La definizione moderna, frutto delTempirismo logico dei tempi che siamo costretti a vivere, e' un castello di presunzioni scientifiche e di problematiche fisicaliste; la seconda, cioe' la piu' antica, la piu' semplice, la piu' umana, e' di una purezza tutta greca, tutta mediterranea, tutta naturale, e' come il profilo breve ed infinito di una donna... e non presuppone alcuna simulazione, alcuna ricerca, alcuna ripugnanza. Eh, si', di strada ne e' stata fatta, in tutti i campi, da Platone al neopositivismo, d'accordo, ma se abbiamo guadagnato in architettura, in furbizia e in tecnologia, non possiamo dire altrettanto in fatto di felicita', di poesia e di speranza...
Se ne parlava recentemente proprio con il mio angelo custode. Ad un certo punto salto su a chiedergli : - Credi tu che le macchine del futuro, cosi ferocemente intelligenti, siano destinate ad avere un loro cherubino personale ?
Egli non mi rispose, si limito' a sorridere in quella tale maniera. Oh, con quei capelli come di seta, con quegli occhi stellanti, con quella soavita' di maniere, piu' che all'arte della storia egli appartiene alla storia dell'arte !
E intanto il problema continua ad affascinarmi ed a turbarmi. Non riesco davvero a " vedere " una creatura eterea e sensibile (un angelo!) introdurre le sue profumate mani da solista di mandola in un meccanismo complicato e maleodorante... Ma si', c'e' una tale differenza tra ognuno di noi ed uno qualunque di questi strumenti, sia pure il piu' svelto ed intrepido! D'accordo, riconosco di essere meno utile ed interessante - sotto parecchi punti di vista - di un " nucleo algoritmico ", ma in fondo ai miei occhi, come negli occhi di ognuno, c'e' quella tale luce che funziona da millenni senza l'ausilio di pile o di circuiti elettronici...
Almeno per il momento, dunque, c'e' qualcosa che mi distingue da questi strumenti sempre piu' enfatici e prepotenti. Tuttavia bisogna riconoscere che essi avanzano, di giorno in giorno, e noi siamo come gli indiani nelle praterie ai tempi epici e silvestri del Far West : al nostro orizzonte spuntano, sia pure barcollando, i carri dei pionieri, e questi pionieri della malora sono sempre piu' astuti, perfidi ed invadenti, e noi... noi dobbiamo limitarci alla difesa, non possiamo fare altro che gettare minuscole, ridicole frecce intinte tutt'al piu pel curaro dell'ironia. Ma domani i' An, non riesco proprio ad abituarmi all'idea di finire assieme a voi in una riserva, sotto il controllo di un rigido plotone di robot...
Ad esempio, in fatto di macchine traduttrici siamo parecctiio avanti. Da qualche parte ho. letto che, al Pentagono, una sola di queste macchine svolge tutto il lavoro quotidiano effettuato fino all'altro ieri da quattordicimila traduttori giurati: proprio cosi', in non piu' di sessanta minuti se la sbriga a volgere dal cirillico allo slang tutto cio' che a Mosca e dintorni (Cuba compresa) e' stato stampato il giorno prima. Anche in Russia, immagino, si comporteranno con pari curiosita' e velocita' nei riguardi della carta stampata angloame-ricana, impiegando magari qualche quarto d'ora di piu' perche' ritengo che anche il piu' geniale servomotore abbia qualche perplessita' di fronte a certi fumetti (quelli di Tom e Tix, tanto per dire).
Grazie a Dio, pero', ho sentito che queste traduzioni lasciano sempre qualcosa a desiderare, presentano qualcosa di incompiuto e di non facilmente digeribile, come i noccioli delle ciliege nella marmellata preparata dalle zie di Riviera: oggi come oggi, infatti, a cotali macchine sfugge ancora il sovrano potere dell'astrazione e della correlazione... La notizia mi ha parecchio confortato, gli odiosi visi pallidi sono ancora al di la' del Gran Canon, le loro " canne tonanti " per il momento ammazzano soltanto urogalli e marmotte... E quanto ho riso, poi, quando mi hanno raccontato che un circuito cibernetico di controreazione, creato espressamente per le traduzioni dal latino all'italiano, al cospetto della frase : " Ave, Caesar, morituri te salutant ! ", ha spiegato, con impareggiabile candore : " Con l'uccello, Cesare i morituri ti salutano ! ".
Fermiamoci a considerare un momentino l'e-pisodio: se la traduzione fosse stata il frutto del cervellino di uno scolaro d'oggigiorno, qualcuno potrebbe magari trarne lo spunto per un saggio sulla malattia dell'intelligenza nel mondo attuale, o della sostituzione del criterio di efficacia al criterio di verita'. Invece il simpatico pasticcetto lo ha combinato uno di quei servomeccanismi che agiscono per conto di una misteriosa controreazione, ed allora le cose si spiegano piu' semplicemente con la cosidetta " memoria elettronica " che, fra l'altro, comprende " ave " sia nel senso di " salve, ciao, ti saluto " sia come ablativo di mezzo da " avis ", uccello, insomma, per quanto lo strumento sia arrivato ad un grado di lodevole ellicienza, n suo liuto elettronico non e ancora cosi' educato e rarrinato oa percepire, di volta in volta, il si- gmticato specinco di quella setteggia di paiola.
Uilucoita di questo genere cu'e (immagino) tanno impazzire gli scienziati tisici e matematici cne vivono di teea-bacK, mi colmano di un grande senso di fiducia nel futuro: per ponto mio i problemi di tondo non saranno risolti tanto facilmente, e francamente mi auguro che non siano risolti mai. No, non ci tengo affatto a finire le mie giornate in una riserva a campare di pillole energetiche e di poesia elettronica!... E cosi', alla taccia delia psicologia applicata, della epistemologia, deile cose-oggeto di Wittgenstein, con tutte le mie forze spero che la diavoleria piu' assurda e puntuale non abbia mai il suo angelo custode che, pieno di apprensione e di sollecitudine, di affetto e di pudore, sovraintenda fra l'altro al concetto mistico della sintassi...
- A meno che " ave " non significhi davvero " con l'uccello " ! - bisbiglia qualcuno vicino a noi, sotto di noi, - Forse che i Romani non agitavano le loro aquile d'oro in segno di giubilo e di saluto? -
Mi guardo attorno, con il fiato sospeso, intanto che il mio angelo chiude gli occhi e rabbrividisce dalla punta dei piedini rosa a quella delle sue ali blu cielo. Ahime', ad intromettersi e' stato, ancora una volta, il mio diavolo tentatore, quel dannato ruffianello..
- No, no, no - mi alzo a gridare, con quanta forza ho dentro di me, - " Ave " significa proprio : " salve, buonasera, ti saluto, eccetera "... nella fattispecie ! -
Poi mi lascio andare sopra una seggiola, un po' sottosopra. Diavolo di un diavolaccio ! Ora nemmeno io sono perfettamente convinto che, nella fattispecie, " ave " significhi " salve " e non " con l'uccello "... La vista mi balla, e' come se un'intera legione romana agitasse le sue aquile d'oro davanti a me. Salve... o con l'uccello ? E poi pare che quelle macchine, per quanto prive -- al momento - di raffinatezza, non sgarrino mai un colpo ! Ma si', da Aristotile a Leibniz la logica non ha fatto un passo, mentre la cibernetica ha cominciato a muoversi con le gambe pelose e sottili di Leonardo (1452- 1519) per andare a sistemare, con le mani grosse e colorite da bevitore di birra scura di Watt (1736- 1819), il primo "regolatore di vapore centrifugo a sfere "... E, dopo, tutto e' stato cosi' improvviso !
Ave... o non piuttosto : con l'uccello ? Ho paura, di guardare il mio angelo negli occhi, ho paura dei miei e dei suoi pensieri, forse per lui sarebbe stato meglio che gli fosse capitato da custodire una " machina speculatrix docilis ", sia pure dal tropismo - per il momento - rudimentale, piuttoso che un cervellone come il mio... Gia', mi sento complicato, maleodorante ed assolu-tamente imperfetto : tanto per dire, quando a
scuola mi trovai per la prima volta di fronte alla frase " Ave, Caesar, morituri te salutanti ", io me ne uscii fuori, fresco come una rosa, a tradurre : " Con l'uccello, Cesare, eccetera... ".


FELICE BALLERO