Era sempre l'uomo dalla giacca di velluto verde a fare da
battistrada. Lo stava conducendo fino all'ingresso della
villa, dove lo stavano aspettando altri due compari in abiti
scuri, stivali di cuoio, e fucile a canne mozze al braccio.
Ma chi gli disse di salire i cinque gradini e di entrare
nella villa fu una donna di eta' avanzata.
Pure lei vestiva abiti scuri, mentre alla vita aveva un
grembiale a fiori vivaci.
"Venite, Il Barone vi riceve" fece muovendo la mano destra
come per prendere qualcosa che non c'e'.
Fiore oltrepasso' la soglia muovendo i propri passi al
seguito della vecchia.
L'ingresso era simile a quello di una reggia con le pareti
coperte di arazzi, quadri e specchi.
Dirimpetto al portone d'ingresso una enorme vetrata a
mosaico faceva entrare una luce accecante.
"Al piano di sopra andiamo"
Detto cio' precedette il ragazzo prendendo a salire una
rampa di scale di marmo dritta per i primi venti gradini,
per poi arcuarsi sulla destra per i restanti venti.
Fiore aveva contato almeno quattro porte di legno massiccio
bruno alla destra della rampa, e solo una alla sinistra che
fu l'unica a spalancarsi. La' erano diretti.
La stanza che li accolse era talmente immensa che Fiore non
si accorse subito che dietro alla scrivania intarsiata e
antica sedeva un uomo. Appena lo vide, penso':
"E' sicuramente il Barone"
L'uomo vedendo l'ospite tentennare gli disse, agitando
entrambe le mani, di avvicinarsi.
"Venite, venite, senza timore"
"Se ha l'eta' dello zio Saverio e' certamente malconcio" fu
il secondo pensiero di Fiore mentre procedeva verso la
scrivania a piccoli passi.
Lui il Barone se lo ricordava un bell'uomo: alto di statura,
le spalle possenti, il viso dai lineamenti netti e i
baffetti ben curati. Quello che aveva di fronte ora aveva la
faccia solcata da profonde rughe, i capelli bianchi lunghi
fino alla spalle, oleosi e mal curati, gli occhi acquosi, le
labbra sottili e tremanti.
"E voi siete?..." fece il vecchio lasciando che la domanda
fluttuasse nell'aria.
"Sono il nipote di vostro cugino Saverio Caruso...sono
Fiore, non ricordate?"
Poi per essere piu' preciso nella risposta aggiunse:
"Vi facevate chiamare zio Franco quando abitavate a Milano..."
"Ah, si ora mi ricordo. Eravate quel bambino sempre malato
che mio cugino aveva preso con se' dopo che i genitori
morirono"
"Proprio quello!"
"E come state?"
"Bene zio Caruso...o Barone Caruso. Come vi devo chiamare?"
"Zio Franco come mi chiamavate da piccolo...va bene...e ci
diamo del tu"
"Zio Franco dunque. Lo zio Saverio e' morto pochi giorni fa
e mi ha consegnato questa lettera da darvi...da darti" disse
tirando fuori dalla tasca interna della giacca la famosa
busta.
"Saverio mori'?" ripete' due volte in rapida successione il
vecchio chiudendo gli occhi come per fermare una lacrima.
Poi sospirando aggiunse: " E la moglie Maria...la mugliera'...lei
in vita e'? "
"No, anche la zia Maria e' morta.. .gia' da quattro anni"
"Era una donna bellissima tua zia Maria"
"Gia', era bellissima!"
"Ma assettateve, cu fate accussi' in piedi... "
Fiore scelse la sedia di velluto rosso posta alla destra
della scrivania. Una volta sistemato, fece una pausa
permettendo al Barone di accendersi un grosso sigaro cubano
con un accendino a gas da tavolo d'oro massiccio.
E durante quella pausa sposto' lo sguardo da una parete
all'altra della stanza entrambe ricoperte da parati rosso
fuoco e quadri d'autore moderni e antichi.
Alle spalle della scrivania c'era un enorme dipinto che
raffigurava il Barone giovane in tenuta da caccia. Alle
spalle di Fiore, nella parete opposta, c'era una libreria
che la riempiva sia in altezza che in larghezza.
Un divano di velluto rosso massiccio era piazzato appena
sotto i tendaggi che oscurano la luce che penetrava da un
balcone che dava sul giardino interno. Poi poltrone e sedie
erano disseminate con ordine e gusto per tutta la stanza.
Si respirava aria di ricchezza e nobilta' ovunque.
"Sicche' cosa ti porta qua a Malamore?" fece il Barone
rompendo il silenzio.
"Come vi ho detto...ti ho detto...lo zio Saverio prima di
morire ha consegnato alla sorella Teresa questa busta da
recapitarti...Dice lo zio che e' cosa importante!"
Anche Fiore stava parlando inconsciamente con accento
siciliano. E quando se ne rese conto non riusci' a
trattenersi nel pensare "Ma come minchia parli!"
"Ah, vero e'! Me lo hai gia' detto. Sai questa testa di
vecchio non funziona piu' bene come una volta" fece
toccandosi la fronte con la mano dove stava stringendo il
sigaro.
"E purtroppo non e' la sola cosa che non funziona come una
volta..."
E sorrise alludendo al proprio pene che si tocco' con fare
sornione.
"Dammela!" disse
"Eh?" fece Fiore di rimando
"La busta, dammela. Hai fatto chilometri per portarmela e
ora te la tieni stretta nelle mani?"
"Ah, scusate!" esclamo' accorgendosi che la busta ce l'aveva
ancora in mano.
(continua)