Ombre


un romanzo di Antonio Annunziata

 

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

 

Quella notte pur cercando di restare sveglio Andrea piombo' in un sonno profondo.
E sogno' di essere in aperta campagna.
Camminava tranquillamente seguendo con lo sguardo il suo cane che lo precedeva annusando le zolle appena sollevate di un terreno seminato da poco.
Il sole era caldo, e non spirava un alito di vento.
A un centinaio di metri, dritto davanti a lui, scorse un albero: un ulivo possente dai rami spogli.
Improvvisamente, come si sollevo' il vento ecco che da un ramo vide penzolare la sagoma di una persona. Incuriosito si avvicino' e giunto fin sotto al ramo vide la figura di una ragazza.
A una seconda folata il corpo penzoloni giro' su se' stesso e fu cosi' che Andrea lo riconobbe: era della povera Elisa. Pendeva dal ramo col collo allacciato ad una robusta corda. Impaurito resto' a fissarla per qualche minuto; poi, improvvisamente, Elisa apri' gli occhi e tento' di gridare: "Aiuto!" ma la voce gli resto' soffocata in gola.
Il laccio le chiudeva la gola.
Andrea allora istintivamente prese la ragazza dalle gambe cercando di sollevarla quel tanto che bastasse per allentare il nodo scorsoio.
Fatico' per scioglierlo.
A fatica ci riusci', e una volta liberata l'adagio' sul terreno.
Poi le accarezzo' il viso, mentre Jack non smetteva di girargli intorno interponendosi tra lui e la ragazza come per dirgli di non toccarla..
"Elisa, stai tranquilla, e' tutto passato!" le diceva mentre la ragazza non smetteva di fissarlo con occhi impauriti.
Poi ad un tratto Andrea bacio' la ragazza sulle labbra e inizio' a spogliarla.
Per prima le tolse la camicetta, poi la gonna, infine le mutandine. Elisa resto' nuda.
E cosi' rimase, in silenzio, immobile, mentre Andrea la violentava. Si sveglio' di soprassalto quando s'accorse che si era bagnato i pantaloni del pigiama. E il solo pensiero che avesse provato godimento per quel sogno lo turbo'.
Si alzo' di scatto.
Si cambio' di pigiama e immediatamente dopo prese a togliere le lenzuola macchiate. Doveva nascondere ad Angelina le "prove" del misfatto.
Cosa avrebbe pensato di lui vedendo che si era bagnato!...
Non termino' il pensiero quando s'accorse, appena entrato in bagno per mettere il lenzuolo nel cesto della roba sporca, che le luci erano spente.
Eppure lui le aveva lasciate tutte accese prima di coricarsi.
Di cio' ne era sicuro.
Forse era mancata la luce durante la notte?
Passo' cosi' in rassegna tutte le stanze accendendo e spegnendo gli interruttori.
La corrente c'era.
Come era stato possibile allora?
Il fatto di non riuscire a trovare una spiegazione plausibile a questo fatto, non gli fece piu' riprendere sonno.
Resto' cosi' disteso sopra il materasso, con un cuscino appoggiato al ventre e l'altro dietro la testa a fissare il nulla, in attesa che la luce del giorno avesse il sopravvento sul buio della notte.
Quando senti' la serratura dell'uscio principale scattare, le lancette della sveglia segnavano le nove.
Era Angelina che stava entrando in casa.
Era dunque restato senza piu' chiudere occhio ben cinque ore: dalle quattro fino alle nove!
Quando raggiunse Angelina in cucina per fare colazione si sentiva distrutto e le pulsazioni accelerate.


(continua)

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