RACCONTI E RIFLESSIONI PICCANTI

un libro di Massimo Messa - sez. prima: i racconti

 

ROSA SENZA SPINE

 

"Chiamatemi Rosa l'Ingenua. Quale altra donna, moldava, come me, avrebbe accettato un appuntamento nella tana del rettile, di quel topo da biblioteca?" La bella ragazza dell'Est si strugge ma non manifesta esitazioni. E' determinata, vuole che quel vecchio solitario la faccia finita con il mestiere di spia. Rosa sa di essere bella, sa di mettere in mostra tutto quel ben di Dio che viene dal suo giovane corpo. Perche' mai e' venuta in Italia se non per sfruttarlo e cercarsi un posto dove essere apprezzata? Fare la cameriera in tacchi a spillo e minigonna accorciata, in sintonia con la sua generosa scollatura e con un grembiulino di pizzo non piu' grande di un francobollo, era cio' che cercava.

 

E' un vecchio single Bernard, che ama la lettura - alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte e' di casa - ama la birra e la natura ed e' un buon fotografo. Di donne non ne ha piu' o forse non ne ha mai avute. La sua piccola casa in via Buonarroti e' sempre aperta ai pochi amici, serrata agli sconosciuti. E' a piano terra, apre le finestre sul Bar La Pagnotta e Bernard non puo' non notare ogni giorno le bella moldava che vi lavora. I capelli candidi di Bernard segnano il lento procedere del tempo, con un vissuto intenso e un passato difficile, ma la sua voglia d'amore non e' ancora invecchiata. E gli occhi celesti di Rosa hanno sempre colto lo sguardo desideroso a lei rivolto ogniqualvolta si trovava seduto sulle panche dell'osteria, dietro al solito boccale di birra. Ogni mattina, verso le dieci, Bernard si da' appuntamento alla finestra per osservare quel corpo attraente regalare ai passanti un'esibizione erotica nel gesto di flettersi per alzare le saracinesche prima di avviare l'esercizio. Questo non si paga! ha sempre pensato il vecchio. Difatti e' uno spettacolo impagabile! ripete a se stesso con un sogghigno e, in quel frangente, capisce o si illude di avere ancora qualche colpo in canna. Il suo 300 mm Nikon non manca di inquadrarne lo spettacolo. Bernard ne aveva fatte di foto e le aveva regalate ad alcuni amici perche' anche loro ne godessero. Passa il tempo passa e una di quelle foto capita nelle mani di Rosa che vede se stessa fissata in un corpo che non lascia immaginare nulla. Se la prende da morire. Lei puo' essere una ragazza immagine, accattivante per il buon andamento de La Pagnotta,ma non si deve pensare che sia una poco di buono. Suona il citofono del vecchio e gli grida: "Maiale, la devi smettere!".

Il vecchio risponde: "Ti posso spiegare tutto, non te la prendere!".

"Me la prendo si', ho qui con me un battipanni, la misura che fa per te, brutto guardone!".

"Calmati, ne vogliamo parlare stasera?".

"Io voglio che non mi fotografi piu', capito mi hai?".

"No, Rosa, troviamoci stasera alle sette al bar della Feltrinelli e parliamone".

"Certo che ne parliamo, ma il discorso dovra' essere definitivo!".

"Bene, cosi' mi piaci, ti aspetto la' alle sette". Bernard chiude il citofono. Anziche' preoccuparsi, sente il suo cuore vibrare di una giovinezza ritrovata. "Piu' tette che cervello?" si domanda.

 

A ogni refolo di vento esce dalla sua gonna un profumo sensuale. Rosa e' in ritardo di pochi minuti, entra nella libreria, abbagliata dai colori degli scaffali, passa dal chiasso della strada alla sobrieta' della letteratura, si destreggia tra i banchi che vendono gadget, si sofferma a osservare la locandina rossa con gli eventi del mese di settembre e si dirige verso il profumo di caffe' che conduce al bar. Lui e' seduto li', di spalle, che si scola una birra. Sul tavolino sedimenta un libro: Uccidi il Padredi Sandro Dazieri.Bernard sembra assorto nei suoi pensieri, come se i suoi occhi vagassero alla ricerca di risposte, scrutando un orizzonte lontano, a bordo di un veliero, in un mare burrascoso. Lei gli scuote una spalla. Lui la guarda dietro le palpebre abbassate e sopra le occhiaie di una vita. "Siediti, ti offro io un goccio stasera".

"Ma quale goccio? Io voglio che la smetti di fotografarmi e di distribuire la mia faccia a tutto il quartiere". Rosa rimane in piedi. Vuole parlargli dall'alto in basso.

"Eh, non solo la faccia ..." le risponde ammiccando.

"Sei stupido, se proprio stupido, sei una spia. Vuoi che mi licenzino? E' questo che vuoi?" alzando la voce.

Il silenzio della libreria si disperde, mentre gli sguardi dei presenti si concentrano in un'unica direzione.

"Certo che no, ma chi non fotograferebbe una ragazza come te, Rosa?".

"Mi posso far fotografare, ma da chi voglio io e non da te!".

"D'accordo" te lo prometto "Se rimaniamo amici, pero'".

"Amici? No, tu sei solo un cliente del mio bar, come tutti gli altri".

"Va bene, un cliente che non si dimentica, allora".

"Certo che non ti dimentico, topo da libreria che non sei altro!".

"Siediti, dai che ti offro un caffe'".

Rosa lo guarda negli occhi. E' vecchio, le ricorda suo padre. E si siede.

"Mia cara" le sussurra Bernard. "Tu sei una bella rosa ... senza spine".

 

Massimo Messa