Una passione per il cinema. I Toeplitz e la Banca Commerciale Italiana

prima puntata

Ludovico Toeplitz de Grand Ry (1), figlio unico di Giuseppe Toeplitz, diede alle stampe, nel 1963, "Il banchiere" (2), una descrizione dai toni confidenziali della brillante vita all'interno del cenacolo che ruotava, ai primi del Novecento, attorno a suo padre, amministratore delegato della Comit dal 1917 al 1933.
Appena un anno dopo,nel 1964, Ludovico pubblico' "Ciak a chi tocca", dedicato alle sue molteplici esperienze nel campo della cinematografia internazionale
(3).
A parte gli aspetti di carattere familiare, i due libri lasciano trasparire alcuni spunti di natura sociologica e, marginalmente, persino storica, che ci permettono di spostare su altri piani il livello della lettura.
Gia' dal sottotitolo de "Il banchiere" traspare il convinto sentimento di appartenenza di quella famiglia, che rappresento' una vera dinastia, al prestigioso Istituto ("Al tempo in cui nacque, crebbe, e fiori' la Banca Commerciale Italiana").
Si deducono, da quei lavori, fatti e rituali ormai lontani nel tempo, descritti in modo spesso suggestivo.
Occorre tuttavia precisare che le notizie che si ricavano dalle conversazioni, svolte su divani di velluto dei salotti toeplitziani, vanno accolte con cautela, vista la fonte unilaterale e il taglio cronachistico dell'autore dei volumi.
Abbiamo anticipato che i libri, specie "Il banchiere" si prestano, tuttavia, alle interpretazioni di contorno, considerate le molteplici attivita' esercitate da Ludovico Toeplitz, uomo d'azione, giornalista e scrittore di discreto rilievo
(4) ma, soprattutto, cineasta di successo.
A quell'ultima attivita', Ludovico aveva avuto inizialmente accesso quale uomo di fiducia della Comit, coinvolta nel cinema tanto per l'inclinazione culturale del padre Giuseppe (che in seconde nozze aveva persino sposato un'attrice polacca), che per gli ingenti capitali investiti dalla Banca, sin dal primo dopoguerra, nell'industria nazionale.
Non a caso Banca Intesa San Paolo, attingendo ai documenti ereditati da Piazza Scala
(5), che rappresentano una straordinaria miniera di notizie su eventi di ogni genere della storia del Paese, ha gia' affrontato da par suo il tema dei legami, tra la Commerciale e la "settima arte", in un saggio di Barbara Costa, Guido Montanari e Giovanni Secchi (6). Anche da quel saggio verranno tratte, quando opportuno, quelle informazioni che potranno integrare il viaggio all'interno delle narrazioni di Ludovico Toeplitz.
Un padre autoritario e famoso, un figlio irrequieto, un mondo artistico seducente e complesso.
Iniziamo col ricordare che Giuseppe (Jozef) Toeplitz era nato a Varsavia nel 1866 da una famiglia dell'alta borghesia ebraica, quinto di undici fratelli. Jozef era figlio del banchiere e latifondista polacco Bonawentura Toeplitz e di Regina Konic. Ultimato un percorso formativo in Lettonia e proseguiti gli studi all'Ecole preparatoire des arts et manufactures dell'Universita' di Gand, Toeplitz fu poi in Belgio e, infine, al Politecnico di Aquisgrana.
Dopo di che, appena ventiquattrenne, si trasferi' in Italia, precisamente a Genova.
Guido Montanari, che ha curato presso l'Archivio Storico di Intesa le carte della segreteria di Toeplitz
(7) , segnala che l'interessato giunse nel capoluogo ligure nella primavera del 1890, persuaso di ritornare, dopo poco, in Polonia. Rimase invece a lungo in quella citta', avendo iniziato ben presto a lavorare per conto della Banca Generale, dove compi' una rapida carriera. Aveva bisogno di guadagnare; si era sposato contro la volonta' dei genitori, che non lo aiutarono in quella fase della vita. Fu destinato al lavoro bancario dal direttore Otto Joel (8), un suo cugino acquisito, piu' avanti massimo esponente, con Federico Weil, della Banca Commerciale delle origini (9).
Dopo un periodo di apprendistato nei vari uffici, fu promosso capo della corrispondenza con l'estero e procuratore grazie alle indubbie capacita' dimostrate. Tra l'altro, conosceva bene cinque lingue, una qualita' allora tanto inusitata, quanto apprezzata.
Il 21 febbraio 1893 nacque a Genova l'unico figlio Ludovico, nome scelto in omaggio al fratello di Jozef, da due anni rinchiuso in carcere dal regime zarista per motivi politici. Nel gennaio del 1894 quest'ultimo, uscito di prigione e costretto a scegliere la via dell'esilio, raggiunse il germano in Italia, con la speranza di seguirlo nella carriera bancaria, disponendo di un curriculum scolastico e professionale idoneo.
Da quel momento le strade dei due fratelli, "i Toeplitz italiani", rimasero strettamente legate per il resto della vita.
Nel 1894, a causa di una devastante crisi economico e finanziaria del Paese, la Banca Generale venne messa in liquidazione
(10) e il personale fu costretto a cercare nuove sistemazioni; Joel si dimise a giugno e, nei mesi seguenti, fu il principale punto di riferimento del consorzio di banche tedesche che il 10 ottobre 1894 fondarono la Banca Commerciale Italiana (11).
Nel 1895 Jozef fu inserito nei ranghi della Comit
(12); prima di lui era stato gia' assunto il fratello Ludovico (13), in seguito, direttore centrale della Banca e, per anni, massimo responsabile del servizio estero dell'Istituto (14).
L'ascesa di Giuseppe Toeplitz in Comit fu molto rapida: dopo aver aperto le filiali di Napoli e di Venezia, nel 1903 ritorno' a Milano, diventando nel 1906 direttore centrale.

 
note
(1) Ludwik Leopold Toeplitz de Grand Ry era nato il 21 febbraio 1893 a Genova; mori' il 12 0ttobre 1973
(2) Edizioni Milano Nuova, Milano
(3) Ludovico Toeplitz, Ciak a chi tocca, Edizioni Milano Nuova, Milano, 1964
(4) Wikipedia censisce altre opere di Ludovico Toeplitz che, per completezza, citiamo: "Le pietre di Venezia oltremare" ; "Si rinnova la vita"; "La minorazione dei matrimoni, a proposito di un'inchiesta fatta eseguire Nello Stato di Milano l'anno di Grazia 1783";"I Pellegrini di San Brandano"; "Ciak a chi tocca!". Su Ludovico Toeplitz  vedi pure: Fulciero Paulucci de' Calboli "Profilo di Ludovico Toeplitz di Grand Ry"; Porta Piacenza 1922
(5) Piazza Scala rappresenta, per antonomasia, la Banca Commerciale. La monumentale sede dell'Istituto chiude il quadrilatero della famosa piazza milanese, sulla quale affacciano la Galleria Vittorio Emanuele, il Palazzo Marino, luogo del governo della citta' e, infine, l'omonimo Teatro.
(6) "Finanziare un sogno: le fonti per la storia del cinema nell'archivio storico di Banca Intesa";  pagine 35. Fonti e archivi, archivio storico di Intesa Sanpaolo, patrimonio Banca Commerciale Italiana.
(7) Guido Montanari, Introduzione all'inventario Segreteria dell'Amministratore Delegato Giuseppe Toeplitz (1916-1934). Milano, Banca Commerciale Italiana, 1995, pp. I-LIV.
(8) Otto Joel  era nato a Danzica nel 1856 da famiglia tedesca di origine ebraica. Mandato quattordicenne in Italia per motivi di salute, vi rimase tutta la vita. Nel 1910 ottenne la cittadinanza italiana. Nel 1887 era entrato alla Banca Generale sino alla sua liquidazione (1894). Tra il 1894 e il 1908 rivesti' la carica di direttore centrale della Comit, successivamente ne fu amministratore delegato. Fu tra gli artefici dell'enorme sviluppo della Banca durante l'eta' giolittiana. A seguito delle strumentali polemiche sulla "italianita'" della Comit, ne lascio' la guida nel 1915. Mori' a Milano nel 1916. (Per una biografia di Otto Joel, vedi  Gianni Toniolo, Cent'anni, 1894-1994. La Banca Commerciale e l'economia italiana, Milano, 1994, p. 30).
(9) Federico Weil (Randegg, 1854 - Milano, 1919) tedesco di origine ebraica, fu  banchiere di grande rilievo. Nel 1867 la famiglia Weil si era trasferta a Napoli dove Samuele, padre di Federico, divenne uno dei dirigenti della Banca Rothschild. Fu tra i fondatori della Sinagoga di Napoli. Federico Weil inizio' la carriera a Milano come procuratore presso la banca dei Fratelli Weill-Schott; passo' poi alla Banca Florio di Palermo; divenne infine direttore della Societa' Generale di Credito Mobiliare Italiano, fino al 1893, ovvero fino alla vigilia del dissesto della medesima. Nel 1894 fu tra i fondatori e poi direttore della Banca Commerciale Italiana insieme a Otto Joel (fonte: Archivio Banca Intesa).
(10) G. Conti, A. Cova, S. La Francesca "Le crisi bancarie in Italia nell'ottocento e nel novecento. Cause e svolgimenti". Quaderno n. 278. Sul finire del diciannovesimo secolo un gruppo di istituti dominava il mondo del credito italiano. Tra questi, "due organismi nei quali si identificano gran parte delle vicende di quegli anni: la Societa' Generale di Credito Mobiliare e Banca Generale". Tra il 1899 e il 1894 il sistema bancario registro' numerosi crolli. Si puo' affermare che "l'elemento scatenante fu una gravissima crisi economica e sociale cominciata dall'agricoltura, seguita nel tracollo dal comparto delle costruzioni. La crisi colpi' le banche di emissione e successivamente condusse al fallimento pure di due grandi banche di credito mobiliare: la Societa' Generale di Credito Mobiliare e la Banca Generale" (pag. 31 e ss.).
(11) Il 10 ottobre 1894 fu costituita a Milano la Banca Commerciale Italiana (Comit), con un capitale nominale di 20 milioni di lire, portabile a 50 milioni, sottoscritto nella misura del 78,86%, in parti uguali, da Berliner Handelsgesellschaft, Deutsche Bank, Bank fur Handel und Industrie, S. Bleichroder, Disconto-Gesellschaft, Dresdner Bank. Il 13,4% ando' alla Osterreichische Credit-Ansalt e il 7,5%, in parti uguali, agli svizzeri Basler Bankverein, Union financier de Geneve, Schweizerische Kreditanstalt. Unico partecipante italiano fu il conte Alfonso Sanseverino Vimercati, che sottoscrisse azioni per una somma 100.000 lire. Parte delle quote fu, in seguito, ceduta dai promotori ad altre case bancarie.
(12) fonte: Archivio Storico di Banca Intesa.
(13) Lodovico Toeplitz (1868 - 1956) entro' in Comit alla fondazione nel 1894. Nel 1913 si era recato a San Paolo per dirigere la Banque Francaise et Italienne pour l'Amerique du Sud (Sudameris). Successivamente, nel 1917 si trasferi' a New York per preparare l'apertura della nuova filiale. Tornato in Italia nel 1919, fu promosso direttore centrale e divenne capo del Servizio Estero; si dimise dalla Banca Commerciale nel dicembre del 1933. Aveva sposato, il 2 febbraio 1901 a Bruxelles, Lina Falk Fabian, con cui ebbe tre figlie: Sofia, Enrichetta detta Rysi e Rosa Maria Anna detta Rosy. (Fonte: Archivio Storico Banca Intesa)
(14) pag. 152



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