le rubriche

Dalla citta' dei Bruzi - a cura di S. De Marco

 

Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.
Articolo pubblicato su "il Quotidiano del Sud" del 26 agosto 2018.
 

L'enigmatico lessico del fisco

Chi ha affermato che il Fisco e' poco sensibile alle lamentele dei contribuenti potrebbe, in parte, ricredersi. La leggibilita' dei testi realizzati dall'Amministrazione finanziaria, considerata la complessita' della materia e dei concetti, ha raggiunto negli ultimi anni un livello piuttosto soddisfacente, anche se le tentazioni di avvalersi dell'idioma burocratese sono sempre dietro l'angolo. Entrando nello specifico linguaggio della disciplina tributaria il Cu e' il documento che certifica i redditi da lavoro dipendente, le ritenute e i dati previdenziali e assistenziali dei contributi versati. Alcune spese vengono considerate dal Fisco detraibili ed altre deducibili, cioe' riducono e abbassano l'imponibile Irpef. Le spese detraibili sono quelle sulle quali si calcola una detrazione con l'applicazione di un'aliquota. Le spese deducibili vanno invece a diminuire il reddito imponibile su cui si computa l'imposta lorda del contribuente. Da non dimenticare le imposte dirette e indirette da non confondere con le tasse. E poi ancora la nuova formula di comunicazione, le lettere di "compliance", che il Fisco invia ai contribuenti se riscontra delle anomalie nella dichiarazione dei redditi. Insomma un vero e proprio ginepraio normativo non semplice da interpretare per chi e' completamente digiuno di problematiche e terminologie tributarie. E' innegabile che il parlare difficile e' un antico malvezzo italiano che assume dimensioni smisurate nell'ambito delle libere professioni. I notai non esitano a definire "rogito" un contratto di compravendita, i medici chiamano "iperpiressia" una semplice febbre e gli avvocati che parlano poi di "attori" e "comparse" termini adoperati oltre che nelle aule giudiziarie anche nei set cinematografici! E i commercialisti? Il lessico fiscale, gia' di per se' complicato, risulta ulteriormente difficile da comprendere per via dei tecnicismi, cioe' di quei termini di limitato uso corrente, che gli addetti ai lavori usano per esporre concetti specifici della materia. Si pensi alla "quietanza", alle "aliquote", al "sostituto d'imposta". Locuzioni che hanno un preciso significato nel campo tributario ma che, al di fuori, non si impiegano proprio tutti i giorni! Pur apprezzando gli sforzi ultimamente compiuti dall'Amministrazione finanziaria di rinnovare la scrittura per liberarla quanto piu' possibile dal linguaggio burocratese, il problema di comprendere il non semplice idioma fiscale pero' permane. Ma per farsi capire meglio e' cosi' difficile sostituire "quietanza" con "ricevuta", "aliquota" con "percentuale", "sostituto d'imposta" con "datore di lavoro", "ottemperare nel termine prescritto" con "eseguire entro il giorno di scadenza"? Insomma un linguaggio piu' accessibile con l'intento di soddisfare quel bisogno di semplicita' e di chiarezza che oggi e' sempre piu' avvertito da tutti i contribuenti. <<<<<

 


 


 

Segnala questa pagina a un amico: